Sarzana, che Botta!

« Mi rivolto dunque siamo »

Albert Camus


Una riunione in tre anni. Così i sindaci
sorvegliano l’impianto di rifiuti TMB

 

Articolo di Carlo Ruocco

Il nome è altisonante: “Commissione di sorveglianza sulla funzionalità dell’impianto di TMB (trattamento meccanico biologico)” del rifiuto secco di Saliceti.  E’ stata costituita con un “protocollo” d’intesa tra gli enti locali e la società Recos il 9 marzo 2018 in Provincia (qui il testo integrale TMB Accordo Commissione Controllo Istituzionale Saliceti). La finalità è altrettanto importante: garanzia della trasparenza nella gestione dell’impianto, rispetto delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione, verifica del buon andamento dell’operatività dell’impianto. “Sta cippa” direbbero a Genova. I cittadini di Vezzano e Santo Stefano possono dormire sogni tranquilli. Se non fosse che dal giorno della sua costituzione all’ottobre dello scorso anno la commissione si è riunita una sola volta: il 12 novembre 2018.
In questi tre anni le Arpa di Lombardia, Emilia e Liguria hanno rilevato transito di materiali radioattivi nell’impianto di Saliceti, trattamento e smaltimento a Scarpino di rifiuti non autorizzati, violazione di prescrizioni autorizzatorie e delle normative vigenti con relative sanzioni pecuniarie e denuncia penale. E la commissione istituita per garantire la trasparenza e la buona gestione dell’impianto? Non se ne hanno notizie con buona pace della trasparenza.

“L’ostracismo” dei cittadini contro gli impianti o contro il cinismo della politica?

Un comitato per superare “l’ostracismo” dei cittadini
verso gli impianti
Ciò che riusciamo a pubblicare  è frutto di un accesso agli atti inoltrato un anno fa all’Amministrazione provinciale dal Comitato Sarzana, che botta! (i “sarzanini”, come sprezzantemente è stato battezzato su FB da qualche ambientalista santostefanese che non gradisce l’attività di ricerca senza paraocchi). Veniva consegnato il Protocollo e il verbale dell’unica riunione effettuata. La Commissione risulta composta dal presidente della Provincia, dai sindaci dei Comuni di Vezzano Ligure e Santo Stefano Magra, e da due rappresentanti della società di Iren, uno dei quali in veste tecnica. L’unica riunione è stata dedicata a valutare quanti rifiuti sarebbero potuti arrivare a Saliceti dopo il crollo del Ponte Morandi e a discutere la richiesta del sindaco Paola Sisti di convocare permanentemente un rappresentante del Comitato Vivere Bene La Macchia, presenza prevista nel Protocollo. La sindaca Sisti motiva così la sua pressante richiesta: “Per me è conveniente che ci sia il Comitato. Nell’immaginazione collettiva c’è ancora ostracismo (verso gli impianti di rifiuti, n.d.r). Oggi per me è valore assoluto coinvolgere i cittadini per informarli”.
Dell’attività della Commissione non risulta informato neppure il consiglio comunale di Santo Stefano (il testo del verbale dell’unica riunione trascrizione verbale 12 11 2018).

Il potere degli enti locali nella commissione è notevole
La convocazione in via ordinaria della Commissione spetta al presidente della Provincia (attualmente Pierluigi Peracchini, centrodestra). Ma ai sindaci (centrosinistra – par condicio rispettata!) è riconosciuto il potere di convocare l’organismo di controllo ogni volta che lo ritengano utile, visionare la documentazione di carico e scarico dei rifiuti, chiedere di effettuare sopralluoghi all’impianto con preavviso anche di soli due giorni in casi d’urgenza. La Commissione inoltre può chiedere alla Provincia tutte le informazioni sui controlli, le analisi, le eventuali indagini sull’impianto. Tali facoltà sono estese anche al Comitato Vivere bene La Macchia. Al Comitato (non si capisce perché solo quel comitato, né il criterio della scelta o forse occorre andare indietro nel tempo) è riconosciuto il potere di chiedere la convocazione della Commissione e di partecipare ai sopralluoghi.
Dopo la pubblicazione dell’allarmante Rapporto Arpal in Conferenza dei servizi (qui il testo integrale TMB Rapporto Arpal Conferenza Servizi 30.6.2020) la Commissione di sorveglianza sul TMB è mai stata convocata su iniziativa della Provincia, dei Comuni o del Comitato? Se lo è stata, non se ne è avuta notizia. Tanto meno sono stati resi noti i risultati. Rinnoveremo l’accesso agli atti.

La sorveglianza è svolta da Arpal. Con cadenza anche biennale!
A fronte del ripetersi di episodi denunciati dall’agenzia regionale di protezione ambientale, i controlli sono episodici. Colpa di Arpal? Niente affatto: la periodicità annuale o addirittura biennale è fissata dall’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dall’Amministrazione Provinciale. Con cadenza annuale Arpal ha controllato le acque di scarico in pubblica fognatura (ultimo campionamento 23 maggio 2019). Nell’ultima ispezione biennale (11/12/2019) sono state controllate le acque di falda. Quelle che affluiscono ai pozzi di Fornola, per intenderci. La qualità delle acque rientravano nei parametri. Tutti tranquilli, dunque? A non mostrarsi tranquilla è proprio Arpal che da pagina 5 a pagina dieci del rapporto elenca una lunga sfilza di carenze o di inadempienze, che non consentono adeguati controlli “a distanza”.  Le inadempienze più gravi rispetto alle prescrizioni del PMC (Piano di Monitoraggio e Controllo) e all’autorizzazione integrata ambientale (AIA) l’ingegner Massimo Valle, che firma il rapporto, le riassume così: “Mancata trasmissione del PMC aggiornato secondo le tempistiche prescritte dall’AIA e secondo quanto richiesto con note ufficiali da Arpal. Mancate comunicazioni/adempimenti formali dovuti nei confronti degli enti previste dalle normative di settore e dall’AIA. Non pedissequa compilazione della documentazione secondo le prescrizioni del PMC”.

Ai tecnici dell’Arpal andrebbe una medaglia d’oro di tiro a segno: due controlli, due centri. Con un sopralluogo effettuato il 28 febbraio 2019 hanno rilevato la violazione della normativa che regola il conferimento di rifiuti trattati in discarica. Alla discarica di Scarpino sono stati conferiti dal TMB rifiuti non idonei. Lo aveva segnalato l’AMIU di Genova nel novembre 2018.
Per questi conferimenti l’Arpal ha inviato notizia di reato alla Procura. L’esito del procedimento non è noto anche se la giustizia è amministrata “in nome del popolo italiano”.
Con un unico controllo ispettivo ordinario del dicembre 2019 Arpal è riuscita a comminare a Recos anche una sanzione amministrativa per violazione del decreto legislativo 152/2006 (Testo unico ambientale).

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Data
martedì, 28 settembre 2021

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