Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


Gestione del TMB, le denunce di Arpal
La politica tace per non bloccare il digestore

Articolo di Carlo Ruocco

Un anno fa un rapporto di Arpal alla Conferenza dei servizi, chiamata a decidere sul progetto Recos di biodigestore a Saliceti, svelava che dall’esistente impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) di rifiuti indifferenziati tra l’ottobre 2019 e il marzo 2020 erano uscite quantità non precisate di rifiuti radioattivi, contenuti in “balle” destinate a essere bruciate nei termovalorizzatori. A scoprirlo non era stata né la società Recos del gruppo Iren, che gestisce l’impianto, né l’Arpa Liguria. La denuncia era venuta nel 2019 dall’Arpa Lombardia su segnalazione della società Lomellina Energia di Pavia, nel 2020 dall’Arpa Emilia su segnalazione della società WtE del gruppo Iren Ambiente. I due impianti di termocombustione sono dotati di portali di controllo di sostanze radioattive in entrata e in uscita. Il TMB di Saliceti ne è sprovvisto.

Una manifestazione ecologista contro il TMB

Dalla lettura attenta del rapporto Arpal (qui il testo integrale TMB Rapporto Arpal Conferenza Servizi 30.6.2020 ) emerge che criticità e violazioni delle normative ambientali e delle prescrizioni nella gestione dell’impianto ve ne sono stati più d’uno e hanno portato a sanzioni amministrative e a una denuncia penale. Nonostante questo pedigree alla società di Iren è stata rilasciata dalla Regione Liguria l’autorizzazione a costruire un impianto di digestione aerobica da 120.000 tonnellate di organico. Ufficialmente sarebbero 60.000. Ma il costo dell’investimento di 50,6 milioni di euro corrisponde al doppio, come ammesso dall’amministratore delegato di Iren Ambiente Eugenio Bertolini in un’intervista al Secolo XIX che tutti i partiti e i sindaci fingono di ignorare.

Un biodigestore impatta molto di più sull’ambiente, sia per le emissioni in atmosfera, sia per la produzione di percolato con ammoniaca, sia perché brucia e produce gas.
Nel TMB non c’è gas (se l’incendio verificatosi nel 2013 dovesse svilupparsi nel digestore, ci sarebbe sicuramente uno scoppio). Nel TMB non ci sono vasche che affondano per 4 metri nel terreno intercettando la falda, come avverrà col biodigestore. Il TMB non produce considerevoli volumi di percolato contenenti ammoniaca, né equivalenti emissioni in atmosfera. Quindi distrazioni e/o errori nei processi, sottovalutazione dei rischi, potrebbero avere conseguenze molto più drammatiche a partire dal rischio d’inquinamento della falda del Magra che rifornisce i pozzi di Fornola, unica riserva di acqua potabile per 150.000 spezzini.

Il biodigestore è stato progettato proprio sulla falda del Magra. Il rischio d’inquinamento non è escluso dagli stessi consulenti universitari di Recos. I comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!. Acqua Bene Comune e le associazioni Cittadinanzattiva e Italia Nostra da oltre un anno chiedono l’intervento del ministro dell’ambiente. E’ previsto dalla legge. La pianificazione dei rifiuti compete alle province e alle regioni. Ma la tutela delle acque secondo le direttive europee ispirate ai principi di precauzione e prevenzione dal rischio inquinamento compete al ministero. Da un anno i comitati chiedono ai politici spezzini in Parlamento e al Governo di sollecitare l’intervento ministeriale. Silenzio tombale anche da parte di quegli esponenti di partiti che si dicono contrari al progetto (ora in campagna elettorale a Santo Stefano sono tutti contrari, anche quelli che in Provincia e in Regione hanno votato documenti a favore del biodigestore a Saliceti, come Lega e Liguria Popolare).

La politica non si oppone a Iren. Dal ministro solo il difensore civico.   

Il centrodestra non ha interesse: un intervento del ministro sconfesserebbe la politica dei rifiuti di Toti, Giampedrone e Lega, che trasforma un territorio spezzino nella pattumiera del ricco levante genovese. Il centrosinistra e i 5 Stelle? Il ministro Andrea Orlando tace. La sottosegretaria pentastellata all’ambiente Fontana non risponde neppure per cortesia. Come la sua collega Gava della Lega. Tutti i partiti si nascondono dietro il ricorso al TAR promosso dai sindaci, che accettano di fare da paravento ai loro referenti politici romani.
Si è mosso il Difensore Civico Francesco Lalla, ex procuratore della Repubblica di Genova, evidentemente non condizionato da calcoli politici e tanto meno dal potere economico di Iren. Si è mosso come garante della salute dei liguri presso il ministro della transizione ecologica Cingolani, riconoscendogli il potere d’intervento per il grave rischio ambientale come sostenuto da Marco Grondacci, consulente giuridico del sindaco di Santo Stefano Paola Sisti.
La politica, tutta, ancora una volta abdica al ruolo di rappresentante degli interessi dei cittadini. E ignora le denunce dei comitati. Come questo render!

Render eseguito in scala in base ai dati del progetto approvato in Conferenza dei servizi

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Data
martedì, 28 settembre 2021

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