Addio Silvano D’Alto, guida preziosa
Fu tra i fondatori del Comitato
Omaggio al Maestro Silvano D’Alto Scritti di Carlo Ruocco e Simona Giorgi
<Cari amici del Comitato, apprezzo molto questa iniziativa del blog che avete aperto. Aiuta a partecipare nel campo dell’urbanistica così poco seguìto quando si tratta di strumenti tecnici – con le sorprese quando le scelte si attuano – ma così vivo di attenzione quando i progetti diventano visibili e comprensibili>.
Con queste parole il professor Silvano D’Alto, già docente di sociologia urbana e rurale e di sociologia ambientale alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di Pisa, salutava il 12 marzo del 2009 la nascita del sito del Comitato Sarzana, che botta!, strumento di informazione, conoscenza, comunicazione, partecipazione nella battaglia in difesa del territorio, dell’ambiente, della cultura, della storia di Sarzana e della Valle del Magra. D’Alto si è spento il 1 maggio a Montecatini dopo una lunga malattia.
E’ proprio con l’incoraggiamento dell’urbanista sociologo, autorevole membro della Fondazione Michelucci, che diamo l’ultimo saluto a Silvano, uno dei prestigiosi fondatori della nostra associazione, per anni uno dei nostri riferimenti culturali. Era membro del gruppo tecnico scientifico del Comitato. Profondo conoscitore delle dinamiche del territorio, appassionato studioso delle relazioni tra città e campagna e, nella nostra realtà, fiume e mare.
Sul nostro sito, se nel campo “Cerca” digitate “Silvano D’Alto” troverete tanti contributi sui temi che tra il 2009 e il 2014 hanno segnato la vita del nostro territorio.
<Pensando al futuro della città, al nuovo Piano urbanistico di Sarzana in fase di elaborazione, il contributo culturale del professore Silvano D’Alto ci mancherà. La sua profonda conoscenza delle dinamiche del territorio avrebbero contribuito ad innalzare il livello del dibattito politico e tecnico. Per la nostra associazione è stato una guida importante>. Così Roberta Mosti, presidente del Comitato Sarzana, che botta! ha espresso a nome dell’associazione il dolore per la scomparsa del professor D’Alto, uno dei soci fondatori dell’associazione fin dal febbraio del 2009.
Una guida preziosa
Il sociologo urbanista D’Alto per il Comitato non era soltanto un “tecnico di alto profilo”. Era una guida civile come lo sono stati Rodolfo Attinà e Rodolfo Furter.
E D’alto fece sentire la sua voce contro la variante urbanistica di via Muccini e piazza Terzi dell’archistar Mario Botta, criticandone sia l’impatto volumetrico (l’indice dello 0,8 indicato al Moderno da Botta appariva ridicolo e lo ricalcolò a un più importante 3,7 mc/mq rilevante per una cittadina come Sarzana), sia l’estraneità alla cultura, alla storia, all’architettura della città. Il professor D’Alto portò nel giugno 2010 il “caso Sarzana” e il Piano Botta con un suo saggio all’attenzione del convegno di sociologia ambientale a Trento. http://www.sarzanachebotta.org/2009/03/dalto-la-qualita-urbana-tra-passato-e-modernita/
Stimolò il Comitato a contrastare le tante varianti (almeno 32) apportate dall’amministrazione Caleo al Piano Regolatore della città: <Le tante varianti– scrisse il professor D’Alto sul sito Sarzana, che botta! – servono a svuotare i piani regolatori e a spianare la strada agli interessi dominanti. Non basta opporsi: occorre sentirsi tutti architetti e promuovere l’interesse pubblico e la cultura della città”.
Era un convinto assertore della partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche della città e metteva in guardia dalla retorica dei politici con un monito tutt’oggi attuale: “Parlare di partecipazione quando i progetti sono già definiti, è un imbroglio”, denunciava con forza.
Invitava a rileggere De Carlo, un grande urbanista che fu chiamato a redigere un PRG di Sarzana e poi allontanato per le sue idee troppo rigorose (sul consumo di suolo!).
S’impegnò in prima persona per salvare il mercato di piazza Terzi, destinato dal Piano Botta all’abbattimento per far posto a due palazzoni a delimitare una “piazza” coperta. In una lettera alla Sovrintendenza il professor D’Alto definì il mercato, opera dell’architettura razionalista, <Testimonianza storica, dignità architettonica, risorsa da recuperare>.
L’attenzione per i giovani professionisti
Sostenne con entusiasmo due iniziative del Comitato rivolte ai giovani architetti. Un concorso d’idee per “Ri-disegnare” il piano di piazza Terzi, articolato in un voto di una giuria di esperti e in un voto popolare, concorso che conobbe gli onori della prestigiosa rivista Il Giornale dell’architettura. D’Alto fece parte della commissione tecnica con altri tre docenti universitari Paolo Baldeschi (Architettura Firenze) Paolo Cutini e Luisa Santini (ingegneria civile Pisa). Assegnarono il premio allo studio Parentini di Ceparana. Quando il voto popolare premiò i giovani dello studio Metarchitects, Silvano D’Alto commentò: <Un fatto di grande valore culturale e di partecipazione>.
Nel giugno 2014 quando la giunta Cavarra presentò il primo progetto di piazza Martiri “cementificata” e il Comitato oppose la proposta di una piazza alberata per rompere la monotonia del cemento, il professor D’Alto commentò: “Un’idea che va elaborata. Un’intuizione a cui dare spessore per ritrovare il luogo Sarzana”. E volle presentare al Chiostro di San Francesco i progetti dei giovani architetti che avevano accettato la sfida.
Carlo Ruocco
A Silvano D’Alto, ricordando il suo pensiero vivo e l’amore per Sarzana
Ritratto di Simona Giorgi
Ricordare Silvano D’Alto è come fare affiorare un sorriso sulla complessità della vita.
Aveva imparato dal suo maestro, Giovanni Michelucci, che l’architettura è anzitutto “chiarezza verso se stessi”. Per questo la sua indagine sullo spazio non si traduceva in una mera misurazione di forme geometriche, ma esprimeva uno sguardo tutto interiore.
Quanto fosse importante per Silvano integrare le conoscenze di architettura con la sociologia e la filosofia sapienziale, lo si può comprendere anche rileggendo i suoi interventi sulla narrazione di Sarzana, città a lui sempre cara, ma che lo amareggiava per l’incapacità dimostrata di non aver saputo costruire un sistema di spazi, in cui storia e attualità, potessero congiungersi in un “grande fatto comunitario e corale”.
Silvano era profondamente contrario ai processi lasciati alla mercè della logica di mercato che si limita alla semplice costruzione di volumetrie ed è del tutto incapace di produrre paesaggio.
Metteva sempre in guardia sulla povertà di senso insita nella costruzione di “oggetti” nella città e nella campagna.
Il Comitato Sarzana, che Botta! rappresentava per lui un valido interlocutore e una concreta opportunità di restituire alla nostra città atti politici lungimiranti perché capaci di consapevolezza, tutta volta a non sottostimare il rapporto dialettico, fondato su un ecosistema complesso, di cui area urbana, campagna e fiume costituiscono gli elementi fondanti di cultura del territorio.
Vitalità era ciò a cui sempre ci richiamava Silvano. E reciprocità, ossia una lettura esistenziale e non intellettuale dello spazio, la sola che consente di cogliere un arco temporale ampio, dal passato al futuro, per un presente in cui i simboli “semplici” del vissuto e del senso nuovo del paesaggio possono convergere nella costruzione di civiltà autentica.