Rifiuti, le alternative al digestore ci sono
I comitati alla Politica: ascoltate la scienza
Impianti di compostaggio “a biocelle”, a “coccinelle”, impianti che sfruttano i digestori già presenti nei depuratori a cui affiancare moduli di compostaggio (tecnica della codigestione), tecnica che la Toscana promuove: in due ore di lezione alla sala della Repubblica tre dei massimi esperti nel settore dei rifiuti, i professori Giulio Ferrari, Giovanni Vallini e l’ingegnere impiantistico Giuseppe Vitiello hanno illustrato le tecnologie per trattare i rifiuti organici (FORSU) alternative ai costosi biodigestori di brevetto tedesco. Sono impianti accomunati da una “qualità”: hanno minori costi di costruzione. Il compostaggio ha un altro vantaggio non trascurabile: presenta minori impatti ambientali e minori rischi per la salute.
<Con questo convegno scientifico abbiamo dimostrato che esistono varie tecnologie per trattare i rifiuti organici. Il biodigestore non è l’unica soluzione. Il messaggio che mandiamo alla Regione, a Toti e Giampedrone, alla Provincia e ai sindaci è di riaprire i procedimenti di Valutazione ambientale strategica sul Piani d’ambito e di area, e di Via sul progetto di Saliceti, prendendo finalmente in considerazione con metodo scientifico, come prescrive la legge, le alternative già presenti su tutto il territorio italiano>. Roberta Mosti, presidente del Comitato Sarzana, che botta! ha concluso così il convegno su “Rifiuti, ambiente e salute”, svoltosi sabato a Sarzana, organizzato dall’associazione sarzanese in collaborazione con i comitati No Biodigestore Saliceti e Acqua Bene Comune, Legambiente, Italia Nostra, Cittadinanzattiva.
Dall’assessore sarzanese ai rifiuti, Roberto Italiani, la prima apertura
Dalla politica la prima apertura è venuta dall’assessore al ciclo dei rifiuti dela Comune di Sarzana, Roberto Italiani: <Ringrazio il Comitato Sarzana, che botta! e le altre associazioni. Oggi ho imparato qualcosa. Veramente molto interessante. Troppo spesso si prendono decisioni senza conoscere. Mi impegno a promuovere un confronto approfondito>.
Rinnovata attenzione dal mondo sindacale. <Ho ascoltato importanti relazioni – ha detto Luca Comiti della segreteria provinciale Cgil– Come sindacati siamo interessati sia agli impatti sulla salute, sia alle tariffe. La Liguria ha la Tari più alta di tutte le regioni del Nord. E la nostra provincia la più alta in regione. Vanno considerate tutte le alternative>. E ha aggiunto riferendosi alle 130 mila tonnellate di rifiuti genovesi che dovrebbero essere trattati a Saliceti: <Non è accettabile che sulla nostra provincia vengano caricati i problemi di altri territori>.
I professori bocciano la Regione: una forzatura VAS e VIA con unica soluzione
I professori hanno “promosso” Roberta Mosti e “bocciato” il metodo della Regione. < Nelle valutazioni ambientali di Piani e progetti è fondamentale mettere a confronto più alternative. Prendere in considerazione una sola soluzione è una forzatura inaccettabile>, il giudizio del professor Giulio Ferrari, docente di igiene e chimica ambientale all’università di Ferrara e ideatore del brevetto del compostaggio a biocelle di San Marino e di Tivoli, che ha suscitato l’interesse dell’Unione Europea. Ha aggiunto: <La gestione dei rifiuti deve essere fatta su basi scientifiche, ingegneristiche, con un attenta valutazione degli impatti ambientali. La sostenibilità ambientale, che l’Europa indica come metro, deve entrare nella valutazione economica dei progetti, perché i costi di ricadute su ambiente e salute ricadono poi sulle finanze pubbliche e quindi sui contribuenti”.
La politica ignora la scienza
Scarse le presenze in sala di politici e amministratori. Un vicesindaco. Simone Regoli di Vezzano, tre consiglieri comunali, Federica Giorgi consigliere 5 Stelle a Sarzana, Sebastiano Stelitano e Angelo Mangani della lista di Paola Sisti sindaco di Santo Stefano, l’ex sindaco di Arcola Emiliana Orlandi, l’ex consigliere sarzanese Valter Chiappini.
<Da una quarantina d’anni la scienza studia soluzione tecniche soprattutto nel campo del compostaggio -ha sottolineato il professor Vallini. Cercare attenzione dalla politica è frustrante. Ogni tecnologia presenta vantaggi e svantaggi, minori o maggiori rischi. Importante è la gestione degli impianti e i controlli. E sono le due voci sempre sacrificate sul piano economico. Trascuratezza che poi aumenta le ricadute negative sull’ambiente e quindi sulla salute e su costi e sprechi e quindi sulle tariffe. Sarebbe il momento che i costi ambientali entrassero nel carrello della spesa”.
Gli impianti vanno distribuiti con equità su tutti i territori
Ascoltata la relazione del l’ingegner Lanfranco Pambuffetti del Comitato “che botta!”, che ha evidenziato come il Piano regionale fa della provincia spezzina la pattumiera del levante genovese con 130 mila tonnellate di rifiuti della Lanterna da smaltire in impianti previsti da noi in barba al principio di prossimità dell’Unione Europea, il professor Vallini ha commentato: <Nessuna comunità vuole impianti di rifiuti sul proprio territorio. Occorre equilibrio nella loro distribuzione. E’ importante che gli impianti e con essi le tariffe rispondano alle esigenze dei singoli territori”.
Perché non sfruttare i digestori dei depuratori, già pagati dai Comuni?
Un concetto questo ripreso dal terzo relatore, l’ingegner Giuseppe Vitiello, che sul coniugare esigenze dei territori e abbattimento dei costi ha fondato un suo brevetto. <Costruire un nuovo biodigestore dal costo esorbitante (55 milioni quello progettato da Iren a Saliceti) quando al depuratore degli Stagnoni alla Spezia esistono già tre digestori per i fanghi fognari è una follia. In tutta Italia questi digestivi non sono utilizzati o sono sottoutilizzati e i fanghi della depurazione viaggiano per tutto lo Stivale per essere smaltiti. Uno spreco di denaro pubblico. Basterebbe ristrutturarli con una spesa di 4-5 milioni di euro e affiancare ad essi un impianto di compostaggio, riattivando quello che c’era a Boscalino. Per il territorio spezzino, che produce 26 mila tonnellate di rifiuti, sarebbe sufficiente”. Il principio è di “spremere” i rifiuti organici per prelevare la componente liquida, che costituisce il 70% della Forsu, da inviare ai digestori del depuratore, dal cui trattamento si può ricavare più metano che con altri metodi e recuperare acqua per usi industriali. La parte solida della Forsu viene inviata al compostaggio con metodo aerobico, cioè naturale, eliminando i rischi di proliferazione di batteri e ottenendo fertilizzante di ottima qualità. Stefano Sarti (Legambiente) ha proposto di sensibilizzare subito i sindaci a queste tecnologie alternative. Per il Comitato Sarzana, che botta! l’obiettivo è quello di convincere la politica e in particolare chi governa Regione e Provincia di fermare l’iter del progetto Saliceti e di riconsiderare i Piani per lo smaltimento dei rifiuti organici non penalizzando Spezia.
“Si tratta di rivedere i procedimenti di VAS e di VIA e di farli scientificamente in modo corretto, considerando tutte le soluzioni alternative che la tecnologia mette a disposizione – ha detto Carlo Ruocco nelle conclusioni –. E’ scandaloso che per l’Ufficio Ambiente della Regione esista solo il progetto di IREN o l’opzione zero, cioè nessun impianto, ignorando le altre alternative. Accogliamo la disponibilità dell’assessore Italiani a riaprire il confronto col territorio e le sue rappresentanze”.