Sarzana, che Botta!

« Il fine di ogni associazione è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo: libertà, proprietà, sicurezza e resistenza all’oppressione »

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789


Il Piano Botta ha dieci anni. Nulla cambia
Domina la politica del Gattopardo

Il 9 luglio del 2009 il consiglio comunale di Sarzana adottava la variante al piano regolatore di via Muccini (incluse piazza Martiri e piazza Terzi) meglio nota come Piano Botta.

I due scheletri di cemento armato dove dovrebbero trovare posto gli altri 25 alloggi “sociali”

 Di solito gli anniversari a cifra tonda vengono ricordati, celebrati. Nulla di tutto questo. Il decennale è passato sotto silenzio. Non hanno parlato “quelli di prima”, su tutti Massimo Caleo, che il Piano Botta ha fortemente voluto e che sull’adesione alla volontà del colosso dell’edilizia rossa Unieco ha fondato la sua carriera politica, né Alessio Cavarra, suo successore, che ha continuato a coprire le oscenità del Piano, mettendoci del suo con l’ultima perla, l’obbrobrio di piazza Martiri. “Cinquecento nuovi posti di lavoro, un nuovo biglietto da visita per chi entra in città, una nuova stazione bus e un centro servizi in piazza Terzi, alloggi sociali, nuova viabilità, piste ciclabili”, annunciava Caleo: il sol dell’avvenire sulle magnifiche sorti progressive di Sarzana. Parafrasando una nota canzone di Edoardo Bennato: Sono solo barzellette.
Le promesse – mancate – della giunta “del cambiamento”
La novità è che ha messo la sordina al decennale anche la giunta di centrodestra di Cristina Ponzanelli, che si era impegnata a ridurre le volumetrie di via Muccini. Questa volta ci hanno risparmiato il ritornello “La pesante eredità di quelli di prima”. Eppure è veramente una pesante eredità. Ma cosa hanno fatto in un anno Cristina Ponzanelli, l’assessore all’urbanistica Barbara Campi, il presidente del Consiglio comunale Carlo Rampi (allora all’opposizione, ma che non votò contro il Piano Botta, si astenne!), il pirotecnico capo della Lega Emilio Jacopi per neutralizzare la pesante eredità? Hanno avallato lo scempio di piazza Martiri (che era parte del Piano Botta) firmato Cavarra, rinunciando a esercitare l’autotutela e a ripristinare la legalità. Da cinque mesi hanno imposto la censura ai pareri legali non compiacenti.
Mugnaini, il “cattivo”, avallato dal neo assessore Barbara Campi e dalla Regione 
Soprattutto la nuova giunta ha avallato la proroga dei permessi di costruire gli altri sette palazzoni previsti del Piano Botta sull’altro fronte di via Muccini. Era il 7 luglio dello scorso anno quando il dirigente Stefano Mugnaini, fedelissimo di Cavarra, firmò la proroga di permessi rilasciati dal Comune nel lontano 2011. Quei permessi erano scaduti da almeno un anno e quindi non erano ulteriormente prorogabili, come denunciò lo scorso anno il Comitato Sarzana, che botta!.
Segnalammo la circostanza al sindaco Cristina Ponzanelli quando ci convocò a fine agosto. Mostrò di cadere dalle nuvole. Ci apparve sincera. Il 7 luglio era insediata a Palazzo Roderio da appena due giorni. E aveva assunto l’impegno solenne di sforbiciare il Piano Botta. Ci promise, in nome del principio di legalità, di compiere gli accertamenti e di prendere provvedimenti.
L’assessore Campi smentisce il sindaco Ponzanelli
A non cadere dalla nuvole era la sua assessora, Barbara Campi, che smentì il sindaco a distanza di poche settimane. In un’intervista alla Nazione (Piano Botta Barbara Campi sui permessi prorogati La Nazione 2018-9-25 ) rivelò che la proroga firmata da Mugnaini era concordata con la Regione governata da Toti e Giampedrone. Per giustificare la proroga Barbara Campi cantò “la mezza messa”, per dirla alla Montalbano. Nei palazzi di via Muccini avrebbero dovuto trovare posto 33 alloggi a canone calmierato, fiore all’occhiello di Caleo, che le cooperative “rosse” si erano impegnate a realizzare con un finanziamento regionale di oltre un milione di euro. Gli alloggi sarebbero rimasti di proprietà delle cooperative, ma affittati per venti anni a canone moderato. L’assessore Campi affermò che, se non fosse stata concessa la proroga, gli alloggi non avrebbero potuto essere ultimati e il Comune avrebbe dovuto rendere alla Regione circa un milione di euro che le cooperative si erano già incassate. Insomma il solito alibi delle casse comunali dissestate messe a rischio da un risarcimento. Il finanziamento era coperto da una fidejussione, scaduta nel 2016 nell’indifferenza dei dirigenti del Comune (ogni anno premiati da Caleo e Cavarra a colpi di migliaia di euro per i risultati ottenuti).
La proroga dei permessi non era necessaria per finire gli alloggi sociali
La proroga di Mugnaini si riferisce alla costruzione di tutti i palazzi, sul fronte destro e sinistro di via Muccini, non per i soli 33 alloggi sociali. Anzi, nella stessa determina impegna le cooperative a consegnare entro il 2020 soltanto 18 alloggi sociali, non 33. Un bello sconto, non vi pare? Ebbene il nuovo assessore di centrodestra condivide l’obiettivo dei 18 alloggi in cambio e fa credere che la proroga serva per recuperare almeno quelli. Ma era davvero necessario prorogare i permessi di costruire gli altri sette palazzi per realizzare 18 alloggi nei quattro palazzi già ultimati nelle strutture portanti? No, per gli impianti e le rifiniture è sufficiente una DIA. Lo sa anche l’ultimo dei muratori. Solo Barbara Campi, amministratrice di condomini, lo ignora?
Chi deve restituire i denari sono le cooperative, decotte. Oppure chi non ha riscosso per tempo la fidejussione, quando era attiva. Nel 2016 si sapeva già che i 33 alloggi non sarebbero mai stati completati. E la convenzione prevedeva che fossero consegnati entro il 2014! Assieme a una pista ciclabile finanziata con oltre 680 mila euro e realizzata solo in parte.

Il sogno di Massimo Caleo e Alessio Cavarra. Lo realizzerà Cristina Ponzanelli?

Bugie e mezze verità per tutelare vecchi e nuovi  interessi e centri di potere
Sono denari dei contribuenti del dissestato comune. Ma i politici, tutti, se ne dimenticano. Ma allora perché l’amministrazione di centrodestra Toti/Giampedrone in Regione e l’amministrazione Ponzanelli a Sarzana non hanno fatto chiarezza (la massima trasparenza, direbbe la nostra sindaca)?
Hanno avuto un anno di tempo. Ormai la balla del completamento degli alloggi sociali non regge più. Non si è mosso un mattone. La nuova amministrazione potrebbe revocare i permessi. Vuole farsi scadere anche in questo caso la revoca in autotutela come per piazza Martiri? Ha ancora sei mesi di tempo.
Oppure c’è dell’altro, che i cittadini non devono sapere? Crediamo sia il caso di porci alcune domande. A chi conviene mantenere validi ben oltre la scadenza di legge permessi di costruire gli altri sette palazzoni di mattoni rossi col cantiere fermo da un anno e le cooperative decotte? Quanto varrebbero i terreni con pochi scheletri di cemento armato appena abbozzati senza quei permessi di costruire? Quanto è esposta Banca Carige nell’operazione immobiliare denominata Piano Botta? E’ la banca il soggetto forte interessato a dimostrare che l’affare è ancora in piedi e appetibile? E’ la stessa Barbara Campi a rivelare nell’intervista che è la banca la vera e nuova interlocutrice dell’Amministrazione. Non più le cooperative rosse.  Se così è, il ruolo della politica sarzanese, che si accredita come “vento del cambiamento”, è di garantire la continuità delle scelte  delle amministrazioni precedenti o di riprendere in mano il destino urbanistico della città ? Sarzana attende una risposta chiara con atti amministrativi concreti. Si chiama trasparenza. Si chiama legalità, sindaco Cristina Ponzanelli.

Carlo Ruocco

 

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Data
mercoledì, 17 luglio 2019

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