Sarzana, che Botta!

« Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto »

Mark Twain


Biodigestore: tutti i rischi che ci tacciono
Un convegno per saperne di più

Abbiamo deciso come Comitato Sarzana, che botta! di partecipare al convegno in programma a Ponzano Magra mercoledì alle 20,30 e di sostenere la battaglia contro il progetto di biodigestore a Saliceti per motivi tecnici, scientifici e perché La Spezia non sia pattumiera del ricco Tigullio e sia padrona a casa sua

E’ falso che col biodigestore si chiude il cilo dei rifiuti.
Noi siamo per il Sì alla chiusura del ciclo dei rifiuti.  Quindi riteniamo gli impianti assolutamente necessari. Se davvero chiudono il ciclo, cioè se consentono il totale riciclo dei materiali scartati. Quello progettato da RE.COS. per Saliceti non chiude il ciclo: ha bisogno di un impianto di smaltimento, di un depuratore di servizio.

Tutti gli impianti industriali presentano rischi: vanno valutati prima di decidere dove collocarli
Dallo studio della documentazione degli incidenti in Germania non si possono tacere i rischi di perdite di percolato nella movimentazione e nello stoccaggio, di dispersione di batteri pericolosi. Né sono rari i rischi di esplosioni. In questa tipologia di impianti quello che soprattutto ci preoccupa sono gli sversamenti della frazione liquida del digestato, che è uno dei guasti più frequenti. Per minimizzare i rischi bisogna realizzare impianti su terreni poco drenanti, lontani da falde acquifere e possibilmente integrati con un depuratore in grado di smaltire l’ammoniaca. Saliceti è tutto il contrario: vicino alla falda che alimenta i pozzi di Fornola e lontano dal depuratore.

I biodigestori sono “impianti di servizio”. Devono servire alla comunità che paga la Tari
La comunità spezzina paga, profumatamente, la società di Iren per smaltire l’organico. La collettività spezzina deve smaltire 25 mila tonnellate di organico l’anno. Progettare un impianto da oltre 60 mila tonnellate, espandibile, obbedisce a una logica di profitto che scarica tutti i rischi , crescenti con le dimensioni dell’impianto, sulla comunità che paga la Tari. E’ inaccettabile. gli interessi della comunità e del privato vanno bilanciati

Tutto il Piano della Liguria è ispirato a una logica di superprofitti d’azienda.
Sommando la capacità di tutti gli impianti previsti da Ventimiglia a Saliceti scopriamo che hanno una potenzialità di 370 mila tonnellate quando le quantità da smaltire in Liguria sommano a 180 mila tonnellate. Insomma Iren importerà rifiuti da altre regioni trattando le località più sfortunate della Liguria come “cestini” delle varie tipologie di rifiuto.

Saliceti ha già dato alla causa della Regione con l’impianto per produrre CSS.
I Comuni (e i cittadini) di Santo Stefano e Vezzano hanno già dato.
E’ inaccettabile che La Spezia, la provincia più virtuosa della Liguria nella raccolta differenziata (leggi http://www.sarzanachebotta.org/2019/06/rifiuti-spezia-la-provincia-piu-virtuosaper-la-regione-e-pattumiera-del-ricco-tigullio/, diventi la pattumiera del Tigullio e di tutto il Levante ligure. Ed è vergognoso che questa scelta di risparmiare ai danarosi abitanti del ricco Tiglio il disagio di puzze, smog e rischi d’inquinamenti batteriologici venga da un assessore regionale all’ambiente eletto nella nostra provincia, anzi nella nostra vallata.

Una motivazione egoistica da sarzanesi: i pericoli per la falda acquifera che troppi sindaci, compresa Cristina Ponzanelli, stanno sottovalutando. In caso di sversamenti sul terreno chi ci garantirà l’acqua potabile?

E infine la fedeltà al principio di legalità: qui si vuole raggirare la legge sulla VAS, trattare il Consiglio provinciale, che ha già scelto Boscalino, come organo suddito di Genova  le cui deliberazioni valgono zero. Contiamo che la politica locale abbia un sussulto di dignità verso Genova, ancora una volta matrigna.

Sarzana, 1.7.2019                                        Il direttivo del Comitato Sarzana, che botta!

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Data
lunedì, 1 luglio 2019

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