Laurina e piazza Martiri visti da Mario Botta
Ecco i disegni di uno scempio sventato
Articolo di Carlo Ruocco
Ci sono voluti dieci anni per far emergere dagli archivi il progetto firmato dall’archistar Mario Botta per piazza Martiri: un palazzo ad arco retto in mattoni rossi identico a quello già realizzato in via Ronzano di fronte al Banco di Chiavari. Provate a immaginarlo in tutta la sua imponenza dominare e occupare la piazza. Gli unici rendering (bozze di un piano d’iniziativa pubblica) che siamo riusciti a “scippare” col cellulare dagli archivi sono quelli che mostriamo.
La vista da piazza San Giorgio dello storico palazzo dell’hotel Laurina, vincolato dalla Soprintendenza, con la mostruosa costruzione rosso mattone alle spalle, ci ha lasciato senza fiato. Manca il disegno del palazzo visto dal lato della piazza. In compenso abbiamo catturato le bozze di un’ipotesi B di spostamento del palazzone rosso al limite di viale della Pace per rispettare la distanza dai palazzi esistenti (dieci metri) e le norme di sicurezza sismica dal portico di via Gori.
Anche la prospettiva del palazzo firmato Botta dai portici di Biagi non è male. Lasciamo all’immaginazione dei lettori colorare il palazzo in mattoni “rosso Botta”. Così come rende bene la pianta dall’alto. Se pensate che il nostro scoop sia un brutto incubo, che i disegni siano un esercizio accademico, l’articolo di Claudio Masseglia su La Nazione del febbraio 2008 con l’intervista all’assessore all’urbanistica Roberto Bottiglioni vi toglierà ogni dubbio. Il sindaco Massimo Caleo e i suoi assessori erano davvero determinati ad affidare a Mario Botta la ristrutturazione del Laurina e di piazza Martiri (qui l’articolo intervista al vicesindaco e assessore all’urbanistica Roberto Bottiglioni su La Nazione Piano Botta Hotel Laurina il futuro è Botta Articolo febbraio 2008 La Nazione).
L’ipotesi B, che prevedeva lo spostamento del palazzo residenziale al confine con viale della Pace per non soffocare lo storico albergo, non è meno inquietante. Del resto i volumi sono quelli: o li collegate al Laurina o li disponete in fondo alla piazza di fronte alla banca, sempre un mostro di mattoni rossi rimane.
Da tempo inseguivamo queste immagini. La nostra scoperta giunge a pennello, mentre monta su FB il mugugno dei cittadini per i lavori in corso sulla piazza per la costruzione di un palazzo di cinque piani collegato al Laurina. “Un obbrobrio”, ha sentenziato il neo assessore Roberto Italiani, “Altro cemento. Che schifo. Mai un po’ di verde”, il coro dei cittadini.
Ignorano che sarebbe potuto capitare addirittura di peggio, se San Gennaro non avesse messo una buona parola con un suo devoto, l’ingegner Gennaro Miranda, l’impresario napoletano che nei primi anni Duemila aveva acquistato il Laurina e il palazzotto retrostante battendo la concorrenza delle cooperative emiliane guidate dal colosso Unieco. Quelle stesse Coop che avevano acquistato tutti i terreni di via Muccini e che nel 2006 “suggerirono” al sindaco Massimo Caleo l’ingaggio da parte del Comune dell’archistar Mario Botta, che su loro commissione aveva già buttato giù dei progetti. I primi disegni di quei progetti furono pubblicati nel marzo 2007 sulla brochure di presentazione del bilancio di previsione di Abitcoop Liguria ben tre mesi prima che il Comune decidesse di affidare a Botta la Variante al Piano Regolatore (che la giunta Caleo spacciò come Variante d’iniziativa pubblica al PRG!).
Un giorno del 2008 Caleo chiamò Miranda, che aveva come professionista Luigi Piarulli, e gli disse che il Piano Particolareggiato di via Muccini avrebbe subito una variante e che il nuovo disegno urbanistico, compresa piazza Martiri, sarebbe stato affidato a Mario Botta.
Il sindaco sollecitò l’imprenditore ad andare in Svizzera per prendere accordi con l’archistar. Miranda andò, accompagnato dal suo braccio operativo, certo Avino, pure lui napoletano doc, e da un legale sarzanese.
L’archistar presentò il suo progetto di piazza dominato da un palazzo in mattoni rossi ad arco retto. Il racconto che ce ne fece l’ingegner Gennaro in godibilissimo dialetto napoletano nel marzo del 2009 durante una pausa del consiglio comunale, riunito per approvare il Piano Botta, era degno di una spassosa sceneggiata. Perché tale fu.
<<Feci notare con rispetto allo svizzero che se avessi costruito a sei metri dai palazzi esistenti mi avrebbero bloccato il cantiere il giorno della posa della prima pietra. E lui senza scomporsi mi rispose che lo avrebbe spostato di quattro metri. “Ma di là ci sta la strada”, osservai. E lui: una soluzione la troveremo. Io non me ne feci tanto persuaso. Ma venni al dunque. “Quanto fanno?”, chiesi>>. Miranda accompagnò la domanda strofinando pollice e indice, un linguaggio universale per indicare i soldi. Sul compenso richiesto dall’archistar per il progetto esecutivo ci sono più versioni: 500 o 600 mila euro. Miranda non ha voluto confermare, ma la voce più accreditata è 500 mila euro. “Non dico nulla, ma era una bella sommetta per un unico palazzo”. E cosa fece? “Rilanciai. Fanno 200, risposi. Botta s’incazzò. Disse che non eravamo al mercato e ci cacciò fuori”. Il commento di Miranda: ”E già, si credeva che perché veniamo da Napoli siamo fessi? Io pagavo e quelli si costruivano altri quattro palazzi uguali là sotto”.
Il riferimento era ai quattro palazzi ad arco retto previsti su via Muccini (le Coop ne hanno realizzato uno, ne restano da costruire tre, di cui uno a cavallo sulla strada che conduce al casello autostradale). Restava però il fatto che Caleo e la sua giunta avevano incaricato nel giugno 2007 l’archistar svizzero di redigere tutto il Piano, da piazza Martiri ai Ponti di Ferro.
Ma Miranda sapeva che Caleo non era il sindaco del Rione Sanità narrato da Eduardo. E lo affrontò da par suo, ovviamente forte dell’appoggio di un santo, Gennaro, che ripete un miracolo due volte l’anno da quasi 1800 anni. “Quello lo svizzero te lo tieni tu– ci raccontò in occasione del consiglio comunale di adozione del Piano – Io mi tengo Piarulli”.
Ecco perché la Variante d’iniziativa “pubblica” al Piano Particolareggiato di via Muccini fu per larga parte disegnata da Botta e solo per la piazza Martiri da Piarulli: esattamente in base alle proprietà private dei terreni. Era l’urbanistica “contrattata” del centrosinistra.
Ora ci piacerebbe sentire i commenti dei sarzanesi sulla piazza vista da Mario Botta. In primis i nuovi amministratori di centrodestra, che ormai nulla possono sul palazzo di piazza Martiri. Ma possono dire la loro sulla piazza pubblica e, soprattutto, per fermare la colata di mattoncini rossi sul lato sinistro di via Muccini. Il popolo, che li ha votati, sfiduciando dopo tredici anni Caleo e Cavarra, chiede un po’ di verde. Magari anche nel nuovo PUC.
Carlo Ruocco (copyright sarzanachebotta.org)