Sarzana, che Botta!

« Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. »

Margaret Mead


Parco Magra, pronta la legge salva frantoi
La Serg urla e la Regione si piega

Articolo di Carlo Ruocco

Urlate, minacciate e, se vi scappa qualche manata o pugno sul tavolo, ancora meglio: una leggina ad personam che vanifica il Piano del Parco Magra e salva i frantoi di ghiaia, la otterrete anche a dispetto delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato.

La sede del Parco Magra Montemarcello

Il nuovo delitto contro l’idea stessa di Parco si sta consumando in Regione e lunedì prossimo potrebbe avere il suo epilogo. Una “leggina” di due soli articoli può mandare in soffitta per altri dieci anni (o in eterno) il Piano di Parco nella parte che prevede la ricollocazione dei frantoi di ghiaia, vecchia ferraglia mai rinnovata da trenta – quarant’anni, che deturpa qua e là le sponde del fiume con gravi impatti acustici e paesaggistici. Ai giornali l’arguto assessore all’ambiente Giacomo Giampedrone da Ameglia l’aveva presentata come una proroga di un anno delle concessioni per favorire la ricollocazione. E fin qui eravamo all’italica usanza che una proroga non si nega a nessuno. Tanto meno se a chiederla è Francesco Marino, cinquantatre anni, da Brancaleone, provincia di Reggio Calabria, trapiantato in quel di Massa. Del nuovo proprietario della Serg non si dice un gran bene per via dei suoi rapporti d’affari con Giuseppe Macrì, detto “Pino”, indagato dalla DDA della Liguria nell’operazione Maglio contro la ‘ndrangheta ligure, e per due misure interdittive emesse in epoca più remota dalla Prefettura di Reggio Calabria a carico di aziende di famiglia.

Un articolo “ammazza Piano Parco”
In realtà in Consiglio regionale lunedì prossimo andrà un secondo articolo che cancella di fatto la pianificazione del Parco in materia di impianti di frantumazione della ghiaia lungo le sponde.
L’articolo recita: Nell’ipotesi in cui la ricollocazione (dei frantoi, n.d.r.) di cui al comma 1 non sia attuabile per oggettiva irreperibilità di aree idonee, si applicano le disposizioni di cui ai vigenti piani dei parchi relative alla mitigazione dell’impatto ambientale e territoriale delle attività produttive incompatibili”.
Tradotto dal burocratese legislativo significa che i proprietari dei frantoi, ai quali erano stati concessi nel 2006 dieci anni per ricollocare le proprie attività, avranno altri dieci anni di tempo per collocarsi fuori dal Parco. Dovrebbero solo rendere meno impattanti sull’ambiente (paesaggio e, soprattutto, rumori) le loro attività. Nei dieci anni trascorsi pochissimi lo hanno fatto, nonostante le proteste di chi vive nella zona. Non si vede perché lo dovrebbero fare ora.
Domani, venerdì 16, la prima a pronunciarsi sulla nuova norma potrebbe essere l’assemblea del Parco, composta dai sindaci, dalle associazioni portatrici di interessi e da una piccola rappresentanza di ambientalisti.
Ma la parola decisiva spetta al Consiglio Regionale, dove Giampedrone può contare su tutta la maggioranza di centrodestra, sempre più decisa a far rimpiangere la precedente giunta di centrosinistra, che in materia ambientale non aveva certo brillato.
Ma se la norma è scandalosa, perché vanifica uno dei capisaldi del Piano del Parco, ancor più scandaloso è il modo in cui vi si è arrivati.

Tar e Consiglio di Stato bocciano la Serg, ma la Regione li ignora
Contro l’ordinanza “di sfratto” del Comune di Sarzana per inadempienza delle prescrizioni di legge e di piani urbanistici, la Serg di Francesco Marino, prima azienda colpita dal provvedimento, aveva proposto ricorso al TAR Liguria, che, con sentenza 456/2016 ha respinto come infondati tutti i motivi esposti, accogliendo le tesi del Comune e del Parco Magra. I giudici amministrativi hanno sottolineato come a fronte dell’inottemperanza della ditta, questa abbia  “goduto di un trattamento non certo penalizzante posto che è stato accordato un periodo di permanenza di dieci anni”.
Anche in passato peraltro il trattamento di favore evocato dai giudici amministrativi aveva natura politica, essendo il precedente proprietario Matelli vicino al Pci-Pds.Ds-Pd.
La Serg di Marino ha presentato appello al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensiva dell’ordinanza di sgombero. I supremi giudici romani non solo hanno rigettato la richiesta di sospensiva, ma hanno condannato l’azienda alle spese legali, mettendo Comune e Parco in una botte di ferro.

Urla, minacce e qualche manata sul tavolo e l’assessore arretra
Vista chiusa la via legale, Francesco Marino da Brancaleone è passato alle vie politiche. Pare che abbia trovato subito sponda in due consiglieri regionali, Andrea Costa (NCD Liguria Popolare) e Stefania Pucciarelli (Lega Nord), la quale già in conferenza stampa aveva sostenuto le ragioni di Serg con la motivazione che i posti di lavoro vanno comunque tutelati. Negli ambienti politici si dice che attraverso loro Marino sia riuscito a “sensibilizzare” l’assessore regionale con delega all’Ambiente Giampedrone. All’ultimo consiglio di Parco Giampedrone ha chiesto di presenziare per discutere la questione e ha invitato anche Francesco Marino. Il titolare della nuova Serg si è presentato scortato da un folto gruppo di persone, di cui solo sette dipendenti della ditta. Marino si è fatto prendere dalla foga. I presenti alla riunione hanno dovuto subire uno show di urla, di minacce di licenziamento di tutte le maestranze (il ricatto occupazionale trova sempre sensibili i politici). Qualcuno racconta che nella foga gli sia scappata anche qualche manata sul tavolo per condire la sua già violenta oratoria.
L’assessore Giampedrone ha annunciato seduta stante che una soluzione si sarebbe trovata. E ha partorito la “leggina”, volta – per ora – a scongiurare lo sfratto della Serg, ma che potrebbe essere sfruttata da tutti i titolari di frantoi, che – per la maggior parte – erano ormai propensi a ricollocarsi.

Sarzana e Arcola hanno già individuato le nuove aree
Questa volta i Comuni si sono dati da fare per salvaguardare il Parco. Il Comune di Sarzana ha indicato due aree dove poter ricollocare gli impianti: Boettola e Tavolara.
Il Comune di Arcola ha indicato quella vastissima area nella piana industriale, che Arcola Petrolifera ha ormai cessato. Insomma non ci sono alibi. A meno che non si voglia accettare che in questo lembo di Liguria, auspice il governo regionale, le urla e le minacce hanno più forza delle leggi e delle sentenze.

Facebook

Informazioni sull'articolo

Data
giovedì, 15 dicembre 2016

Tags

2 commenti per “Parco Magra, pronta la legge salva frantoi
La Serg urla e la Regione si piega”


  1. Francesco Bonomi says:

    Sia tavolara che boettola sono quartieri densamente urbanizzati ormai, possibile che per tutelare il parco si scelga di rendere invivibili quartieri in cui vivono decine di famiglie?

  2. carlo ruocco says:

    Francesco Bonomi pone una questione rilevante. La legislazione ambientale prevede due strumenti prima dell’adozione dei Piani urbanistici o Piani produttivi: la Valutazione Ambientale strategica e la Valutazione d’impatto ambientale. Servono proprio per verificare la compatibilità degli insediamenti. La Liguria è stata storicamente in ritardo (e anche richiamata dalla UE.



Lascia un commento