Sarzana, che Botta!

« Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto »

Mark Twain


‘Ndrangheta e politica
A Sarzana la storia
è ferma al 1994
E gli ultimi 20 anni?

Articolo di Carlo Ruocco
Grazie al libro “Il Confine” di Marco Antonelli, referente provinciale di Libera, sintesi del lavoro a più mani dagli studenti del master in Analisi della criminalità organizzata e della corruzione presso la facoltà di Scienze Politiche di Pisa, sappiamo quasi tutto sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica sarzanese dal 1970 al 1994. Sappiamo, sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Gullà, codificati in atti giudiziari, dei rapporti “privilegiati” tra settori del partito socialista guidati da Oreste Micacchi ed elementi dei “calabresi”, tra cui lo stesso Gullà, che all’epoca degli incontri e delle cene era già noto alle cronache giudiziarie come un  pregiudicato per reati gravi. Un rapporto che assicura voti alla corrente socialista di Micacchi almeno fino al 1994, quando in seguito a Tangentopoli il Pci, diventato DS, decide di scaricare i socialisti, che aspiravano dopo tanti anni al ruolo di sindaco per il loro leader.
La bomba “politica” dimenticata
Di quegli anni però nulla si viene a sapere dell’unica  “bomba politica”, cioè dell’ordigno piazzato attorno al 1980 davanti alla casa del vicesindaco e assessore all’urbanistica, avvocato Rodolfo Furter, esponente dell’ala di sinistra, figura integerrima. Marco Antonelli – a una nostra precisa domanda nell’incontro di giovedì – ha ammesso che nelle carte degli atti giudiziari di quella bomba non c’è traccia. Gullà è minuzioso nel raccontare tutti gli attentati estorsivi a commercianti e a un altro politico, Ferdinando Pastina, socialista, massone, iscritto alla loggia P2 di Licio Gelli, che divideva con Furter il primato delle preferenze. Mentre Furter si defila progressivamente dalla scena politica, Pastina viene eletto in Provincia, diventa poi presidente dell’Asl. E lo si ritrova, sempre secondo la testimonianza di Gullà a una cena a Ceparana attorno al 1990 presente il boss per assicurare l’appoggio al PSI dei clan ‘ndranghetisti alle elezioni. Ma sulla bomba al vicesindaco di Sarzana Furter Gullà non dice nulla, non gli viene chiesto nulla oppure, come ipotizza Antonelli, non tutte le carte processuali sono state messe a disposizione degli studenti del Master. Crediamo sia una lacuna da colmare. Non solo per interesse storico.

Mafia-politica: dopo il 1994 chi sono i referenti politici della ‘ndrangheta?
 L’altra lacuna di questa ricostruzione storica per atti giudiziari è che si ferma al 1994, l’anno in cui il fronte Pci – Psi si spacca e il Pci decide di fare da solo sotto la guida di Lorenzo Forcieri. La ‘ndrangheta sarzanese resta senza riferimenti politici? Il racconto di Gullà s’interrompe. Dal 1994 vive sotto protezione. Nel 2002 un altro boss si pente: Lodovico Tancredi. Ma anche lui non porta contributi a questa storia. Perché il “pentito” non sa, perché non viene sollecitato, perché le carte sono state segretate a Marco Antonelli e ai suoi ricercatori? Per ora è un mistero.
La morale che ci consegna questa storia politica-giudiziaria è che dal 1970 a Sarzana la politica è stata condizionata da elementi di grande caratura mafiosa e che in tanta prassi politica ha dominato il detto latino “pecunia non olet” (il denaro non ha odore). Ovviamente restano per ora senza risposta le domande: chi sono stati dopo il 1994 i referenti politici dei clan calabresi? A chi sono andate le centinaia di voti che dicono di controllare? Sicuramente sono potenti e si sentono impuniti, altrimenti Carmelo Romeo, pregiudicato, non si sarebbe presentato al Secolo XIX nel 2013 per lamentarsi che in seguito all’uscita del primo libretto “Una storia semplice” scritto dai ragazzi di Libera nessun partito voleva candidare loro rappresentanti.
Mannozzi, le slot machine e i soci ingombranti

Se vale nella politica, il principio cinico “pecunia non olet” in Val di Magra sembra valere ancor più negli affari. Antonelli e i giovani del Master non risparmiano nulla delle carte che hanno vagliato. Dal racconto di quelle carte emerge la figura di Fausto Mannozzi, che ha riempito Sarzana di denaro fresco (gli investimenti sulla Variante), personaggio abituato a cadere (fallimento in Versilia)e a risorgere (a Sarzana). Mannozzi è una delle vittime degli attentati e dei tentativi di estorsione messi in atto negli anni Ottanta.  Poi la sua figura cresce. Assume addirittura il ruolo di presidente della Confesercenti Val di Magra. Ebbene Mannozzi allarga i suoik interessi al gioco d’azzardo (legale) con la Las Vegas Game. E’ una società di capitali in cui hanno quote anche parenti del “padreterno”, quell’Annunziato Siviglia a cui il libro dedica molte pagine per il ruolo di rilievo nell’attività criminale. Del resto Mannozzi condivideva –come attesta nel libro Antonelli – le quote anche nella società Kim’ama. Chi legge tutto il libro apprenderà che il gioco d’azzardo (legale) è da un paio di decenni uno dei business privilegiato dalle mafie: tra gli anni Ottanta e Novanta droga e gioco d’azzardo hanno scatenato guerre sanguinose dalle nostre parti. Le slot machines consentono di riciclare denaro sporco, di rendere ricattabili le vittime di ludopatia che non riescono a pagare, alle quali  si può prestare denaro a strozzo e chiudere il cerchio.
Il lato oscuro dell’edilizia
Poi c’è il capitolo non indagato dell’edilizia. Ebbene in questo settore hanno operato a Sarzana, anche di recente, imprenditori che portano cognomi che troviamo citati nel libro di Antonelli per motivi non proprio nobili: estorsioni, gioco d’azzardo (bische illegali), traffici di stupefacenti ecc. . Con i nostri amministratori, con l’apparato comunale hanno avuto a che fare. E’ possibile che nessun politico sappia, che nessuno si ponga domande?
E ritorna in mente la lapidaria affermazione dell’assessore Massimo Baudone sulle denunce di Libera: “Io tutta questa mafia a Sarzana non la vedo”.
L’assenza della politica
Alla presentazione del libro di Marco Antonelli era presente un solo assessore, Daniele Castagna, con delega alla legalità, il capogruppo consiliare del PD Lorenzini. Poi il vuoto di consiglieri comunali, di esponenti politici. C’erano i giovani e le associazioni. E i cittadini comuni. Consigliamo la lettura del libro soprattutto ai politici di qualunque razza e fede.

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Data
venerdì, 7 ottobre 2016

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