Storia criminale:
come la ‘ndrangheta
si è radicata
sul nostro territorio
In un processo dei primi anni Duemila uno dei pochi pentiti della criminalità locale, Ludovico Tancredi, rivelò che gli attentati contro esercizi commerciali ed esponenti politici che turbarono Sarzana negli anni Ottanta si bloccarono nel 1989 per l’arresto avvenuto a Massa di colui che forniva il tritolo. Fino a quel processo Tancredi era considerato dagli inquirenti e dalla stampa come un boss della criminalità comune, che contrastava sulla piazza spezzina e massese Carmelo Musumeci, che negli anni Ottanta aveva conquistato la piazza di Spezia del gioco d’azzardo e dello spaccio di stupefacenti, subentrando al boss locale Maurizio Basile, re delle bische, che non aveva mai voluto saperne di droga, ucciso in un agguato nei primi anni Ottanta. Per quell’assassinio furono accusati Musumeci, Manlio Ferrari e Antonio Sartiano, condannati in due gradi di giudizio e poi assolti in Cassazione. Oggi le bombe di Sarzana vengono rilette alla luce di testimonianze di pentiti sotto un’ottica diversa: non era malavita comune, ma malavita organizzata. Rileggere la storia, fatti che allora non furono compresi, è fondamentale per capire la realtà di oggi. E’ l’operazione di alto valore sociale, politico (vita della polis) oltre che storico e documentaristico che ha fatto Marco Antonelli e i giovanissimi ricercatori del master sulla criminalità organizzata, della facoltà di Scienze Politiche di Pisa coordinato dal professor Vannucci.
Antonelli, ortonovese, esponente di Libera, che ha coordinato la ricerca, ha lavorato per due anni su centinaia di migliaia di documenti (un solo processo conteneva centomila atti) di processi ormai archiviati.
Il libro è stato presentato nel salone della Provincia. Un solo politico di rilievo presente, per dovere d’ospitalità, il sindaco Massimo Federici. Tutti gli altri di ogni credo e colore (con l’eccezione di Massimo Lombardi, avvocato, segretario provinciale di Rifondazione comunista) evidentemente ritengono superfluo conoscere la storia della nostra provincia. Non c’era neppure alcun magistrato della Procura spezzina. Eppure a presentare il libro c’era il loro collega Alberto Lari, magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Genova. Solo alcuni dirigenti delle forze dell’ordine. In compenso una sala, piena di giovani.
Un libro di storia criminale? No, anche storia politica, perché – come ha spiegato Antonelli – la rilettura della nostra storia consente oggi di dire che mentre trent’anni fa si poteva parlare di infiltrazioni della criminalità organizzata nei nostri territori, oggi dobbiamo parlare di radicamento. A Sarzana ci sono addirittura famiglie con esponenti della ‘ndrangheta condannati per reati estorsivi, per usura, che rivendicano ruoli di rappresentanza politica. Ci sono circoli in cui in un recente passato si sono consumati incontri in locali appartati tra boss e politici locali.
Un politico alla presentazione del libro per la verità c’era: Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e presidente di Avviso Pubblico. Grugliasco è uno di quei comuni piemontesi infiltrati dalla ‘ndrangheta. Il suo sindaco non solo “la vede”, ma è in prima fila a combatterla. Come? Ad esempio lanciando la proposta di rendere trasparenti i finanziamenti delle campagne elettorali, puntando sulla legalità e la trasparenza e sollecitando i cittadini all’impegno civile, “perché – ha detto presentando il libro di Antonelli – l’allontanamento dalla politica favorisce la mafie icui pacchetti di voti contano di più quando i votanti sono di meno”.