Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


Referendum, basta regali ai petrolieri
Ecco i nostri 4 motivi per votare Sì

Condividiamo tutti gli argomenti sostenuti dalle Regioni e, soprattutto, dagli scienziati e dalle associazioni di tutela dell’ambiente per votare sì. Riportiamo alcuni link informativi.
http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/referendum-trivelle/
http://www.wwf.it/unmaredisi.cfm
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2016/04/referendum-trivelle-salviamo-il-nostro-mare-e-il-nostro-futuro-con-un-unico-si-per-tanti-buoni-motivi/
Per parte nostra intendiamo portare un contributo originale (e ci auguriamo utile) a sostegno del Sì. 
Lo scandalo delle concessioni senza scadenza
Tutte le concessioni pubbliche (demaniali ad esempio) hanno una scadenza. Per i petrolieri che hanno ottenuto di estrarre gas e petrolio davanti alle coste italiane entro le dodici miglia, il governo Renzi, che oggi invita all’astensione,  ha fatto una bella eccezione: le concessioni entro le 12 miglia marine durano fino ad esaurimento del giacimento. Teoricamente in eterno.
Royalties ridicole sulle estrazioni in Italia.
In Italia le società petrolifere pagano royalties allo Stato e alle Regioni del 10% per il gas e del 7% sul valore del petrolio estratto in mare. Inoltre sono esenti dal pagamento per le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare e i primi 80 milioni di metri cubi standard di gas. Nel 2015 su 26 concessioni produttive solo 9 hanno pagato. Le altre sono rimaste sotto la soglia di franchigia (fonte La Stampa). In Nigeria, per citare un paese noto per la corruzione dei suoi governanti, lo stato incassa il 40% di royalties. In Norvegia tra royalties e tasse i petrolieri sborsano il 65% del valore dell’estratto. A voi le ovvie deduzioni.
Cozze e vongole vicino alle piattaforme cariche di metalli pesanti
Inoltre le compagnie sono tenute al risanamento dei siti solo alla chiusura delle piattaforme. I danni ambientali si conoscono in notevole ritardo. L’ISPRA (Istituto superiore per la protezione dell’ambiente – ente governativo) ha riscontrato che il 60 per cento dei siti di estrazione incorrono in gravi infrazioni. Nel 77% di casi ha riscontrato gravi contaminazioni di metalli pesanti (soprattutto mercurio) nei mitili.
Oggi in Basilicata iniziano a fare il conto dei tumori. Ancora una volta pongono il ricatto occupazionale. Il nostro destino per questi signori deve essere quello di dover scegliere in eterno tra salute e lavoro.

La Mirai Toyota a idrogeno

Il Giappone lancia l’auto a idrogeno. Un Sì anche per la ricerca.
I fautori del No accusano che vogliamo andare in auto, ma non vogliamo il petrolio. Rispondiamo a questi profeti dell’arretratezza tecnologica che venti anni fa in Giappone la Toyota lanciava la prima auto ibrida (elettrica). La Fiat ci lavora da poco. Oggi la Toyota sta commercializzando le auto a idrogeno (acqua). I signori del No e dell’astensione, Renzi in testa, ci condannano alla preistoria. Incentiviamo la ricerca di energie alternative con un bel Sì.

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Data
giovedì, 14 aprile 2016

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