Recuperati i Bozi
sottratti dal pm Attinà
al destino di divenire
discarica di inerti
Articolo di Carlo Ruocco
Benedizione del parroco di Crociata, taglio del nastro con la presidentessa della Consulta a fare da madrina e impugnare la forbice, discorsi del sindaco e del presidente del Parco Magra davanti alle autorità politiche, civili e militari, agli esponenti dell’ambientalismo e ai cittadini. Non mancava nulla alla cerimonia d’inaugurazione del Parco dei Bozi di Saudino domenica 10 maggio. Tranne lui, Gerardo Mannozzi, rappresentante della società Bi.Ma. (Bigagli & Mannozzi) proprietaria di tutto il compendio immobiliare che un tempo fu dei Saudino. Cerimonia bloccata. Hanno atteso quaranta minuti. Il sindaco Alessio Cavarra si è prodigato in telefonate, quasi che tutta l’operazione di recupero dei Bozi fosse merito suo.
Attinà, un sequestro a tutela dell’ambiente
Era invece assente, perché non invitato, l’unico che ha salvato i laghi dei Bozi dal destino di diventare discarica di inerti e forse non solo di inerti: l’ex procuratore Rodolfo Attinà. Era il 1998 quando il magistrato in seguito ad alcune segnalazioni avviò un’inchiesta su movimenti di camion attorno ai Bozi. Inviò sul posto agenti della polizia provinciale o della Forestale, insomma di due corpi specializzati che oggi vengono smantellati, perché è notorio che nella nostra amata Italia l’ambiente no0n ha più bisogno di tutele, visto che politici e imprenditori sono diventati tutti ecologicamente virtuosi. Gli agenti di polizia giudiziaria trovarono camion che trasportavano inerti e che li scaricavano in una dei laghetti dove da anni dimorano carpe da venti chili e svolazzano specie rare di uccelli. Senza perdere un attino di tempo Attinà pose sotto sequestro tutta l’area, ordinando al Comune di recintarla e alla polizia municipale di Sarzana di controllare che non continuassero i traffici di rifiuti.
Il sindaco Guccinelli mandò in Procura il conto della recinzione
“Ricordo – racconta oggi Rodolfo Attinà – che il sindaco di allora (Renzo Guccinelli, n.d.r.) non trovò di meglio che inviare alla Procura le ricevute di pagamento delle recinzioni, costate alcuni milioni di vecchie lire, come se perservare un bene ambientale non fosse di sua competenza”.
Il sequestro dei Bozi fu confermato in tutti i gradi di giudizio, come sempre accadeva per i provvedimenti di Attinà (soprattutto in Cassazione!!!), e l’area fu salvata dal destino di diventare l’ennesima discarica abusiva, come per anni lo sono state le sponde del fiume Magra con la complicità della politica.
A distanza di quindici anni riconoscimento pubblico a Gerardo Mannozzi, “per la sensibilità ambientale mostrata nell’aderire al progetto del Parco Magra sulla sua proprietà”, oblio sull’azione del pm Rodolfo Attinà. Anche questo un segno dei tempi. I magistrati, evidentemente, non sono indigesti solo a Berlusconi.