Sarzana, che Botta!

« Abitare viene prima di costruire »

Mario Botta, citando Heidegger


Criminalità e politica
Le insostenibili divisioni
del fronte antimafia

di Carlo Ruocco
Quattro incontri in sessanta giorni. Non si è mai parlato tanto di mafie a Sarzana e in Vallata come in questa primavera 2015.  Per anni ne ha parlato solo Libera. I ragazzi che animano in loco l’associazione di don Ciotti e Nando Dalla Chiesa hanno avuto il coraggio della pubblicazione di un libretto che resta l’unica documentazione seria, scientifica del fenomeno mafioso in Liguria e nella nostra provincia. Da allora dobbiamo registrare una “politicizzazione” del movimento antimafia molto grave e nociva per il fine da perseguire. Nei quattro incontri, a cui abbiamo assistito, raramente abbiamo incontrato le stesse persone. Chi ha partecipato all’uno, si è ben guardato dal presenziare a quello organizzato da un’altra sigla. Come se l’antimafia si fosse divisa il territorio alla stregua dei clan. Bruttissimo spettacolo.

Molte autorità civili e militari all'incontro Comune-Fondazione Caponnetto

Libera ha organizzato l’ultimo incontro con l’onorevole Davide Matiello, PD, membro della commissione parlamentare antimafia, il 22 maggio per ricordare la strage dei Georgofili e Dario Capolicchio. C’era un solo assessore, Giulia Chiatti. Nessun consigliere, né esponenti politici di primo piano. Matiello ha pubblicizzato il suo libro, ha detto cose scomode sul rapporto mafia e politica. Non è andato più in là.
Venerdì 8 maggio, organizzato dalla Casa della Legalità, era venuto a Sarzana il vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, Claudio Fava, (sceneggiatore del film I cento passi), e la senatrice savonese Donatella Albano, PD: non ricordo nessun amministratore, consigliere o politico di primo piano. Neppure i ragazzi di Libera. Eppure Fava, figlio di uno dei primi giornalisti uccisi in Sicilia, è figura di primo piano dell’antimafia dagli anni Ottanta. Fava e l’on. Albano dissero cose molto dure sulla presenza delle mafie in Liguria.
Tra marzo e aprile ci furono altri due incontri. Uno della Fondazione Caponnetto, fortemente voluta dal sindaco Alessio Cavarra: presenti tutte le autorità politiche, civili e soprattutto militari. Neppure invitata la Consulta della Legalità, organo del Comune. Tanto meno Libera. Viene da pensare che i due organismi diano fastidio. I relatori dell’incontro furono prodighi di parole sulla presenza delle mafie nelle regioni del Nord Italia. Nessun accenno alla nostra provincia. Molto vago alla Liguria.
Il 14 aprile Casa della Legalità: dossier sulle mafie in Liguria e a Sarzana. Ricalcava il rapporto della DIA già noto. Nessuna autorità. Assente Libera, peraltro oggetto di ripetuti attacchi di Cristian Abbondanza, leader della Casa della Legalità che negli ultimi tempi sembra più impegnato a polemizzare con l’associazione di Don Ciotti che a denunciare il crimine.  In compenso c’erano i familiari dei Romeo, arroganti e prepotenti, tanto da prendersi i microfoni e parlare.
Ho partecipato a tutte e quattro le iniziative e le ho pubblicizzate sul sito www.sarzanachebotta.org , perché penso che nel contrasto alle mafie non ci sia possa dividere per ragioni di bottega politica. E questa competizione “ad escludendum” appare ai miei occhi, educati da Antonino Caponnetto, Alfredo Galazzo, Nando Dalla Chiesa a guardare al fenomeno mafioso come a una piovra a cui non dare vantaggi, come un immenso regalo alla criminalità organizzata.

 

 

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Data
lunedì, 25 maggio 2015

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