Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


L’ex pm Attinà
avvertì Caleo
“State compiendo
un abuso”

La grave violazione della normativa sulla sicurezza sismica nei piani urbanistici era stato immediatamente evidenziato dall’ex procuratore Rodolfo Attinà, uno degli esperti giuridici del “Comitato Sarzana, che botta!”, in un colloquio col sindaco Massimo Caleo prima dell’adozione del Piano Botta. Ricevendo spallucce.

Rodolfo Attinà

Eppure Attinà non era un nome qualsiasi. Fu uno dei cosiddetti “pretori d’assalto” che negli anni Settanta e Ottanta fecero fare un salto di qualità all’Italia in materia di tutela urbanistica e ambientale. Legò il suo nome,tra l’altro, al sequestro di una lottizzazione abusiva sull’isola Palmaria proprio di fronte a Portovenere, demolita solo un paio d’anni fa, al sequestro del villaggio Case Maestri a Deiva Marina, realizzato in barba alla legge sismica addirittura su una paleofrana centenaria, che percorre tutto il colle del Bracco, fino al blocco di due delle discariche di rifiuti pericolosi sulle Colline di Pitelli anni prima che scoppiasse lo scandalo. In epoca più recente aveva bloccato l’estrazione e la lavorazione del serpentino, roccia contenente amianto, estratta in Val di Vara e lavorata in Val di Magra. I suoi provvedimenti, se impugnati, ricevevano puntualmente l’avallo della Corte di Cassazione, motivo per cui i cronisti di giudiziaria erano soliti ripetere “Attinà, è Cassazione!”.
Con questo pedigree il giudice, ormai in pensione, aveva aderito al Comitato Sarzana, che botta! fin dalla sua costituzione, indignato dal progetto Botta. La circostanza aveva meravigliato l’allora sindaco Massimo Caleo (oggi capo delegazione PD in Commissione Ambiente al Senato) che gli volle parlare pochi giorni prima dell’adozione del Piano in consiglio comunale (30 marzo 2009). L’alto magistrato (Attinà era stato anche procuratore alla Spezia) spiegò il suo dissenso e avvertì il sindaco Caleo, che aveva al suo fianco l’ingegner Franco Talevi, che stavano commettendo una grave violazione della legge urbanistica nazionale non avendo ricevuto il parere preventivo di conformità sismica. La risposta fu improntata alla ben nota sfacciata arroganza e sicumera: “A Sarzana non abbiamo mai chiesto questi pareri sismici preventivi”.
Infatti a Sarzana nessun piano ha il parere di conformità sismica.
Lapidaria la risposta dell’ex pubblico ministero: “Non è che una legge decade se a Sarzana non viene rispettata”.
Il “motivo” Attinà fu sviluppato nelle Osservazioni che il Comitato presentò al Consiglio comunale e che furono liquidate a tempo di record, nonostante la presenza in aula di saccenti avvocati. Ovviamente entrò nel ricorso di Legambiente e del Comitato Sarzana, che botta!, assistiti dagli avvocati Mattia Crucioli e Carlo Raggi, dinanzi al Tar Liguria presentato con la richiesta di immediata sospensione del Piano per bloccare subito il cantiere. Ma i giudici amministrativi nel 2011 hanno rigettato la richiesta di sospensiva e con sentenza del 2013 hanno liquidato l’argomento affermando testualmente che la normativa statale (art. 89 del Testo Unico dell’Edilizia) “risulta superata dalla normativa della Regione che in maniera più diffusa specifica gli obblighi necessari a garantire o attenuare il rischio sismico”. Quali fossero tali norme regionali, che derogavano la normativa nazionale, il Tar Liguria non lo ha scritto. Né poteva scriverlo. Sia perché, come ha ribadito la Consulta, ciò non può avvenire in materia di incolumità pubblica e di protezione civile, dove la legislazione statale non è derogabile, sia perché la Liguria, a differenza dell’Abruzzo, non si è mai neppure azzardata a legiferare tale deroga.

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Data
mercoledì, 15 aprile 2015

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