Esposto insabbiato in Procura
Sismica, Sarzana legibus soluta
Articolo di Carlo Ruocco
Dopo due anni, quattro mesi e nove giorni o, se preferite, dopo 860 giorni la Procura della Repubblica della Spezia non è riuscita a individuare un titolo di reato ed eventuali responsabili o a provare e motivare l’insussistenza di violazioni della normativa sismica nella fase di avvio del Piano Botta, quando i palazzi confinanti furono sottoposti per una settimana a quotidiani terremoti. Un esposto inoltrato dal Comitato Sarzana, che botta! il 28 novembre 2012 giace ancora in un armadio, rubricato a “modello 45”, cioè atti relativi: insomma una sorta di limbo procedurale. Non si può potrebbe parlare d’insabbiamento, perché l’esposto non è stato archiviato, ma non si può neppure parlare di apertura del procedimento, perché non vi sono persone indagate, né ipotesi di reato formulate.
Un esposto circostanziato e documentato
Eppure la segnalazione del Comitato era circostanziata e documentata e si riferiva a una “presunta” violazione della normativa sismica da parte delle cooperative impegnate nella costruzione delle opere di cemento armato dei palazzi di via Muccini e all’inerzia degli uffici comunali e provinciali. Parlarne oggi, a cantiere fermo, sembra una sorta di “accanimento terapeutico”. Ma, se facciamo un buon esercizio di memoria e andiamo al settembre 2012, quando i palazzi di via Ronzano e di via VIII Marzo furono terremotati dai mezzi meccanici che collocavano le palancole per erigere le opere di cemento armato, si comprende la “ratio” dell’esposto. Successe di tutto in quei giorni: quadri che cadevano dalle pareti, vasi che finivano in terra, cornici di gesso che si staccavano dai soffitti. Per sette giorni fu l’inferno senza che nessuna autorità comunale intervenisse. Eppure in sede di VIA (Valutazione d’impatto ambientale) erano state date prescrizioni relative alla sicurezza statica dei palazzi confinanti con l’area: ad esempio la collocazione di mire ottiche sulle facciate degli edifici per verificare eventuali problemi.
Come Comitato verificammo che nulla di quanto prescritto era rispettato.
Perizie geologiche “ballerine”
Si tenga presente che per il Comitato (e ora anche per la Corte Costituzionale, secondo la sentenza redatta nel giugno 2014 dall’allora giudice della Consulta Sergio Mattarella) il “Piano Botta” era viziato in origine proprio per il mancato parere preventivo di conformità sismica. Non solo. Avevamo già verificato e denunciato pubblicamente che la perizia geologica presentata in sede di VIA a firma di Massimo Morachioli negava una presenza di falda assai importante, tale da poter raggiungere il piano campagna, circostanza che, superata la VIA, lo stesso geologo ammise in una successiva perizia, pur partendo dagli stessi rilevamenti effettuati nel 2009. Tant’è che in base alla prima perizia furono progettati due piani di parcheggi interrati tra via Ronzano e via Muccini. In fase esecutiva le cooperative presentarono subito una “variante di progetto” per eliminare un piano e spostarlo dal lato opposto (ora, addirittura, vogliono eliminarlo definitivamente).
Rigore sulla sismica solo per i comuni mortali!
Insomma c’erano tutte le condizioni per pretendere rigorosi controlli nell’esecuzione delle opere di cemento armato per assicurare la staticità dei palazzi futuri e di quelli esistenti.
Provate ad avviare la ristrutturazione di una casa o a costruire una nuova scala senza presentare all’ufficio sismico provinciale i progetti statici a vedere cosa vi succede: vi piombano i vigili urbani o altro organo di polizia, vi bloccano i lavori e vi denunciano alla Procura. Potete evitare processo e condanna patteggiando un’ammenda di duemila euro o giù di lì. Voi comuni mortali.
Prima dell’esposto investiti Comune e Provincia
Il 16 ottobre 2012 il Comitato chiese all’ufficio sismico provinciale di vedere i progetti statici dei palazzi e il parere rilasciato dopo aver appreso dall’ufficio tecnico del comune dell’inesistenza di una relazione sismica esecutiva. I tecnici del Comune, i vigili sapevano già da un mese che stavano lavorando alle strutture di cemento armato. I funzionari della Provincia furono molto puntigliosi col Comitato: era stato indicato il nome di una sola cooperativa. Pretesero l’esatta indicazione di tutte le ditte coinvolte. Inviammo foto del cartello di cantiere, dove comparivano anche i nomi degli ingegneri statici. Il 16 novembre l’ufficio sismico provinciale, a firma ingegner Bertoni, attestò che nessun deposito era stato fatto. Nella mail si precisa che tocca ai vigili e ai tecnici del Comune segnalare all’autorità giudiziaria (la mail è agli atti: Piano Botta Risposta Ufficio sismico).
Ci limitiamo a sottolineare (per i lettori) che il “palleggio” avvenne tra pubblici ufficiali.
Di fronte a questo balletto di responsabilità, il Comitato decise d’inoltrare l’esposto, il primo sul Piano di via Muccini: in gioco non era più un incarico pubblico assegnato a Mario Botta, architetto delle cooperative, senza concorso in violazione della legge sugli appalti (ignorato dalla Procura), ma l’incolumità pubblica.
Il plico era completo delle pagine dei giornali locali dei giorni del “terremoto” di settembre in via Ronzano, delle foto delle opere già eseguite e in corso di esecuzione in possesso anche della Provincia, della corrispondenza intercorsa con l’ingegner Talevi e l’architetto Mugnaini a metà ottobre e successivamente con l’ufficio sismico provinciale. Nell’esposto si chiedeva di accertare il rispetto degli articoli 89, 93, 94, 96, 97 e 103 del DPR n. 380 del 2001 (Testo Unico dell’Edilizia) e di ogni altra disposizione di legge (ovviamente penale).
Il fascicolo venne assegnato alla dottoressa Tiziana Lottini. E’ custodito gelosamente.