Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


Le donne dei Romeo irrompono
nel dibattito sulla mafia a Sarzana

Si parla di ‘ndrangheta a Sarzana e in Liguria e in sala si materializzano le donne dei sospettati di ‘ndrangheta con un corpulento giovane uomo a fiancheggiarle, che per stazza e sembianze ha l’aria di un guardaspalle. E’ invece un parente. Accade anche questo nella Sarzana dove un assessore, Massimo Baudone, dichiara reiteratamente che lui “tutta questa mafia non la vede”. C’è sempre una prima volta. Sarzana può da oggi contare un nuovo record, forse nazionale: la partecipazione a un dibattito, organizzato da un’associazione antimafia, di parenti sotto processo per mafia o già condannati per reati estorsivi e di criminalità comune.

Le donne della famiglia Romeo ascoltano Christian Abbondanza

Il dibattito era organizzato alla sala della Repubblica dalla Casa della Legalità, una onlus con sede in Genova, presieduta da Christian Abbondanza. Fino a pochi giorni orsono l’iniziativa era condivisa da FuturDem, un’associazione di giovani del PD e doveva vedere la partecipazione della senatrice Donatella Albano della Commissione parlamentare antimafia. Ma il PD si è sfilato su pressioni – ha detto Paola Settimini, moderatrice e giornalista di La Spezia Oggi – degli esponenti del PD sarzanese. E i giovani democratici hanno rigorosamente rispettato l’ordine di partito, disertando l’incontro. Ovviamente non era presente nessun rappresentante delle istituzioni, né le autorità civili e militari presenti un mese fa al report della Fondazione Caponnetto, in cui Sarzana era a malapena citata.
Le donne calabresi hanno voluto far valere le loro ragioni: la garanzia costituzionale che nessun cittadino è colpevole fino a sentenza della Cassazione; il diritto a non veder divulgate notizie sui processi e sulle risultanze di indagini già approdate nella aule giudiziarie. Sicuramente sacrosanta la prima. Un’arrogante pretesa di omertà la seconda. “Perché dovete divulgare informazioni giudiziarie alle persone presenti qua? Che diritto avete?”, ha urlato la signora che si è qualificata come moglie di Antonio Romeo, indicato dalla Procura distrettuale antimafia come il referente della “famiglia ‘ndranghetista” sarzanese, ma assolto in primo grado nel processo Maglio 3 e in attesa del giudizio d’appello.

Rolando Fazzari e Christian Abbondanza

E hanno saputo farle valere con forza, interrompendo Christian Abbondanza fin dalle prime battute del suo intervento. L’esponente della Casa della Legalità ha fatto appena in tempo a parlare di “cappa di omertà” presente a Sarzana e ad accusare Raffaella Paita, candidata PD a governatrice della Liguria, e Alessio Cavarra, suo sponsor, di aver avuto tra gli organizzatori delle primarie ad Albenga il prestanome del boss Nino Gullace. Ha rincarato sul marito della Paita, Luigi Merlo, presidente dell’Autorità portuale di Genova, per i rapporti (telefonici) con uomini del clan Gullaci a fini di sostegno elettorale della moglie (Merlo non risulta ad oggi indagato, n.d.r.). Abbondanza poi ha stretto l’obiettivo su Sarzana, attaccando duramente Juri Michelucci, segretario provinciale del PD, assessore alla trasparenza della giunta Cavarra, “poco trasparente perché non pubblica sul sito del Comune i redditi dei suoi familiari, contravvenendo a un obbligo di legge”. Nello stile del leader della Casa della Legalità ha gettato lì un’insinuazione: “Sarà che qualche parentela di Michelucci sia un po’ imbarazzante? Non si capisce l’ostinazione a non pubblicare nomi e redditi”.

La moglie di Romeo "scortata" si avvicina al tavolo

E fin qui religioso silenzio in sala. Ma non appena Abbondanza ha iniziato a fare i nomi delle famiglie sospettate di essere affiliate alla ‘ndrangheta (Romeo e Siviglia), ecco scattare in piedi un’anziana signora, abbigliamento dimesso, che gridando si è portata verso il tavolo dei relatori seguita da un corpulento giovanotto. La giovane giornalista Settimini ha tentato di calmarla. Le ha chiesto come mai fosse lì. E la moglie (per noi presunta) di Antonio Romeo: “Passavamo di qua e ci siamo fermati”. Quasi una casualità. Poi, sopraffatta dalla veemenza della donna, la moderatrice ha finito per cederle il microfono. Non solo. Anche il giovane è intervenuto. Si è seduto al tavolo della presidenza e ha ammonito gli astanti dal parlare di fatti di mafia in assenza di sentenze della Cassazione. Per oltre mezz’ora si è vissuta la scena surreale di un confronto molto urlato tra parenti di presunti mafiosi e persone impegnate nella lotta alla mafia. Ci sono stati momenti di tensione, perché Abbondanza, sentendosi l’eroe della giornata, ha lanciato provocazioni del tipo: i vostri mariti mandano voi; ma che uomini sono! E Rolando Fazzari, uno dei relatori, presentato come un dissociato dalla sua famiglia ‘ndranghetista, un figlio morto in una cava per un incidente sul lavoro che lui attribuisce all’inerzia della Regione sulla sicurezza, è andato oltre trascendendo in un linguaggio volgare.

E un Romeo (a destra) si accomoda al tavolo dell'antimafia

Se fosse fondato il sospetto degli organizzatori che si sia trattato di una provocazione per non far conoscere le tesi della Casa della Legalità sulla presenza della mafia calabrese a Sarzana e sui suoi rapporti con la politica locale, diciamo che loro hanno prestato il fianco e ci sono caduti. In realtà a noi è sembrato che Abbondanza avesse poco da aggiungere a quanto già divulgato da Libera con l’opuscolo “Sarzana si scopre ‘ndranghetista”. Soltanto qualche avventata affermazione come quella che il Comune si rifiuta di mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria i dati in suo possesso. Se la magistratura con ordinanza dispone l’acquisizione di atti, non c’è Cavarra che tenga.
Una domanda non è stata posta alle donne della famiglia Romeo: come mai non fossero presenti anche alla relazione della Fondazione Caponnetto il 14 febbraio in Comune. L’abbiamo posta noi a dibattito concluso. “Non avevamo conoscenza. Ma un mio figlio era alla presentazione dell’opuscolo di Libera. Una vergogna anche quello. Solo insinuazioni su persone che non hanno subito alcuna condanna. Siamo solo calabresi”.

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Data
sabato, 14 marzo 2015

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4 commenti per “Le donne dei Romeo irrompono
nel dibattito sulla mafia a Sarzana”


  1. Diego Gasparro says:

    Ma come fate a sapere che Abbondanza aveva poco da aggiungere, se non lo hanno fatto parlare ?

  2. Il comitato says:

    Se dall’articolo si capisce che l’intervento si è interrotto con l’irruzione dei familiari di Romeo, di dispiace. Ma ho scritto che l’interruzione si è protratta per oltre mezz’ora. Poi Abbondanza ha ripreso. Così come ha parlato Rolando Fazzari. Ha parlato molto (quasi un’ora) dei fatti di ‘ndrangheta savonesi. Mi pare che anche le giornaliste presenti non abbiano colto novità locali. Detto questo non voglio assolutamente affermare che sia stata una relazione inutile: conoscere i metodi di infiltrazione a Savona, le coperture e le collusioni politiche a Savona è utile. Anzi sarebbe stato molto utile ai politici “negazionisti” sarzanesi, che hanno disertato l’incontro.

  3. Massimo Caratozzolo says:

    il Comune si rifiuta di mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria i dati in suo possesso. Se la magistratura con ordinanza dispone l’acquisizione di atti, non c’è Cavarra che tenga.Appunto……la domanda è : Perchè la Procura non dispone l’acquisizione di atti ?

  4. Il comitato says:

    Signor Caratozzolo, non capisco. La sua accusa è rivolta al Comune o all’Autorità giudiziaria? La prima affermazione presuppone che l’autorità giudiziaria abbia fatto una richiesta di dati al Comune di Sarzana, ottenendo un diniego. La domanda finale imputa alla Procura di non aver acquisito i dati. Ma di quali dati si parla? Carlo Ruocco



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