Salviamo le Apuane
da Firenze appello
di Cai, Comitati
e ambientalisti
di Simona Giorgi
“Alpi Apuane un patrimonio unico e di tutti” è stato il tema del convegno svoltosi a Firenze, che ha visto impegnati al tavolo dei relatori, portavoce di Legambiente, Rete dei Comitati, CAI, Italia Nostra, FAI, Salviamo le Apuane, storici, scrittori, architetti, geologi e appassionati di montagna, tutti uniti per proclamare il “caso” Apuane, “caso di interesse nazionale”.
Lo sfruttamento indiscriminato delle cave di marmo divenuto “monocoltura divoratrice” delle nostre belle montagne non può non destare l’attenzione di chi non solo si occupa di ambiente, ma anche di chi è preposto a redarre piani di sviluppo che abbiano come obiettivo un’azione integrata e sistemica per la “risoluzione dei rapporti tra comunità/territorio /fruizione di beni”.
La vulnerabilità del territorio si evidenzia anche in occasione di eventi pluviometrici di particolare intensità in quanto, come già era stato evidenziato da uno studio fatto nel 2003/2004 dai geologi della Regione e dell’Università di Pisa intitolato “Discariche di cava e instabilità dei versanti: valutazione preliminare di alcuni fattori significativi nel bacino marmifero di Carrara”, «il materiale scartato (presente nei bacini marmiferi) continua ad essere riversato in maniera incontrollata nei ripidi versanti; i ravaneti invadono nella grande maggioranza dei casi gli alvei dei torrenti; le strade di arroccamento vengono realizzate mirando più agli aspetti logistici dell’attività estrattiva, che a quelli della stabilità dei versanti; infine, la ricoltivazione degli stessi ravaneti comporta spesso un’asportazione del materiale dal basso, con destabilizzazione degli ammassi detritici.»
Nonostante il divieto di dispersione della marmettola, risalente già al 1982, il fenomeno è tuttora preoccupante in quanto si osservano significativi apporti di questa polvere bianca nei corsi d’acqua sia dai ravaneti che, “verosimilmente, dagli accumuli formatisi negli anni all’interno delle cavità carsiche”. La fotografia apparsa sui giornali dello scorso 5 Novembre e raffigurante la rottura dell’argine del Torrente Carrione, mostra chiaramente il colore bianco dell’acqua che rovinosamente scende verso valle.
Il 25 Giugno 2014 è stata presentata al Ministro dell’Ambiente un’interrogazione ad opera dei Senatori Ichino, Dalla Zuanna, Di Giorgi, Maran in cui, non solo viene descritta dettagliatamente la grave situazione delle aree, in cui viene effettuata l’estrazione del marmo e delle aree ad esse adiacenti ( http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/51672 ) , ma viene anche denunciata l’inadeguatezza delle prescrizioni emanate dall’Ente Parco “ nella valutazione di impatto ambientale e nella valutazione di incidenza dei piani estrattivi” e anzi, si arriva ad affermare che, “a giudizio degli interroganti in alcuni casi oltrepassano il limite del ridicolo come quando raccomandano di oliare i macchinari per non disturbare la fauna (..) – o come- il divieto di sparare mine nel periodo di nidificazione dell’aquila reale (..)”.
Altro argomento delicato è la ricaduta occupazionale ed economica sul territorio apuano. Secondo quanto riferito dal Presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza “ i dati di Assindustria e di alcune forze politiche, sul numero di lavoratori nel settore del marmo sono sovrastimati”.
Se per l’anno 2013 si è visto un incremento del fatturato per la aziende che effettuano l’estrazione del marmo (+5,6%), il fatturato relativo al settore della lavorazione ha subito una sensibile diminuzione (-3,5%), così come il livello dell’occupazione ha registrato un -0,6%.
Partendo dai dati del bacino di Carrara, che sono i più completi, si stima che i il numero di addetti nelle cave intercluse nel Parco siano solo 191.
Una notizia allarmante è che una società della famiglia Bin Laden ha rilevato il 50% della holding di controllo della Marmi Carrara che ha in concessione un terzo degli impianti sulle Apuane.
Il timore è che l’estrazione del marmo sarà ancora più selvaggia con conseguente aggravamento dello stato del territorio già fortemente compromesso.
L’intervento del Prof. Paolo Baldeschi ha affrontato il tema delle osservazioni al Piano di indirizzo territoriale (PIT) :”Dopo due anni di gestazione e di lavoro congiunto tra il Centro interateneo di studi territoriali (Università) e il Settore tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio (Regione), la Toscana ha adottato il nuovo Pit con valenza di Piano paesaggistico. Anche se la delibera parla di “integrazione”del piano precedente approvato nel 2007, si tratta di un progetto del tutto diverso, sia nella filosofia, sia nell’architettura, sia nei contenuti.”
Se è vero che un emendamento peggiorativo consente la possibilità di riaprire le cave dismesse da non più di 20 anni al di sopra dei 1200 metri, in aree vincolate, le autorizzazioni di apertura di nuove cave dovrebbero ora essere inquadrate in “piani di bacino” soggetti al parere preventivo della Regione.
Saranno però i Comuni a decidere e a dare l’ultima parola e poiché in Apuane “ l’osmosi fra amministratori, imprese e Parco ha creato un blocco di interessi che nessun meccanismo regolativo di piano può seriamente intaccare” è necessario sottrarre alle ditte private la possibilità di elaborare singoli e diversi piani di bacino.
Quello dell’elaborazione di un unico piano di bacino serio, basato su un attento lavoro di studio e approfondimento, è un nodo cruciale per la questione Apuane.
In questo contesto il professor Giorgio Pizziolo auspica l’apertura di un vero e proprio Laboratorio di Progettazione Paesistica e Territoriale condotto in maniera partecipativa e con processi di progressiva responsabilizzazione e condivisione. In particolare il “Laboratorio di Progettazione Apuano” dovrà disciplinare “ in maniera dettagliata le procedure, i contenuti e le regole di utilizzazione della rara e irriproducibile “risorsa marmo”, che non può essere assolutamente sprecata, anche con usi impropri, e che dovrà portare benefici a tutta la Comunità apuana”.
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Articolo su sito di Legambiente Carrara, contente dossier su cave Apuane