Parcella da 480 mila euro a Botta:
un comma incastra il Comune. Chi paga?
Articolo di Carlo Ruocco
Tecnicamente si chiama “Disciplinare di incarico per progettazione e alta consulenza”. E’ l’atto con cui il Comune di Sarzana con firma dell’ingegner Franco Talevi il 23 ottobre 2007 ha affidato all’architetto ticinese Mario Botta l’incarico professionale per lo studio di fattibilità e l’alta consulenza nella redazione della Variante al Piano Particolareggiato di via Muccini/Piazza Terzi. E’ il documento che incastra il Comune di Sarzana di fronte alle pretese dell’archistar svizzero di una parcella di 480 mila euro. Il paragrafo sei è un cappio al collo del Comune. Reca il titolo: Modifiche e Varianti. Recita così: “Modifiche e/o varianti, determinate da nuove esigenze da parte del committente, in qualsiasi fase progettuale dovranno essere sottoposte all’incaricato, e saranno compensate con accordi successivi come previsto dalla Tariffa Professionale” (le maiuscole sono nel testo originale, n.d.r.).
Galeotto il paragrafo …
Fino a quel paragrafo i costi di parcella, che eccedevano i 50 mila euro deliberati dalla giunta comunale il 26 giugno 2007, erano a carico delle cooperative genovesi in virtù di una convenzione stipulata col Comune. Quel paragrafo scarica il costo di prestazione professionale per eventuali modifiche e/o varianti sulle casse del Comune.
Sono intervenute varianti nel progetto di via Muccini/piazza Terzi tra il 2007 e il 2011 (rilascio dei permessi di costruire)? Certo che sì e significativi: è stata abbattuta la famosa torre Botta. L’archistar è stato chiamato nella primavera 2009, dopo il primo voto in consiglio comunale, a “sdraiarla” (intendiamo distribuire le volumetrie in orizzontale). Insomma Botta ha dovuto redigere un nuovo progetto con la “stecca” di 95 metri di due piani e il famoso palazzo a pianta pentagonale (il Pentagono di Sarzana!) o meno prosaicamente “a mutanda”.
Ininfluente l’assenza di un nuovo accordo
In un primo momento qualcuno in Comune aveva cantato vittoria perché gli “accordi successivi” di cui si parla nel disciplinare non sono mai stati stipulati. Ma che l’incarico sia stato assegnato è provato da numerose mail intercorsi tra l’ingegner Talevi e Mario Botta. Non bisogna disturbare la ricca giurisprudenza della Corte di Cassazione per dire che pagheremo cara l’ambizione megalomane del sindaco – oggi senatore – Massimo Caleo di avere alla sua corte un archistar internazionale. Pagheremo noi perché credo che l’opera di progettazione di nuove strade, nuove aree verdi, nuovi parcheggi sarà conteggiata nella TASI del 2015.
L’ampio incarico a Mario Botta
Fino alla primavera del 2009 Botta aveva prodotto meno dell’incarico che gli era stato assegnato. Infatti nel disciplinare si affida all’architetto svizzero di redigere un approfondito studio di fattibilità anche per le aree ferroviare a monte e a valle della ferrovia (lato Millepiedi, per intenderci) non comprese nel perimetro del Piano Particolareggiato del 2000, che si andava a variare. Nell’assegnare l’incarico l’ingegner Talevi fa esplicito riferimento all’area del progetto redatto da Luigi Piarulli per la Società di Trasformazione Urbana (STU) che nel 2006 il Comune sembrava voler realizzare. Nel 2007 le FS, attraverso la società Metropolis, sembravano intenzionate a cedere tutte le aree dismesse. Sciolta Metropolis, le Ferrovie furono disposte a cedere solo le aree a monte.
I disegni inutili del Grande Maestro
Resta la variante del 2009, adottata dal Consiglio comunale il 9 luglio con i nuovi disegni di Mario Botta. Inutili, seppelliti dal disastro finanziario del Comune, ma che vanno ugualmente pagati. Naturalmente resta il peccato originale: l’incarico a Botta fu assegnato senza alcun concorso, provocando all’architetto svizzero, professionista delle Cooperative, un ingiusto vantaggio patrimoniale rispetto ai suoi colleghi. Ma ha lavorato e va pagato. E soprattutto ha raccontato poesie, facendo sognare aree verdi, prati in fiore … Ecco una tra le strofe più belle “… quale contrasto con le ampie superfici orizzontali verdi dei giardini sottostanti” . Sarzanesi, anche i poeti (e i sindaci e i senatori) devono pur mangiare …