Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


Piano Botta, per i 33 alloggi sociali
pagati già due milioni e 400 mila euro

Articolo di Carlo Ruocco

Sarà il caso che il sindaco di Sarzana accenda ceri votivi a sant’Alessio, perché, se i lavori in via Muccini non dovessero riprendere, il Comune si troverà a restituire quasi un milione di euro alla Regione per il contributo già ricevuto e già erogato alle cooperative impegnate a realizzare i 33 alloggi a canone sostenibile. I cittadini sarzanesi, anche i più ostili ad Alessio Cavarra e al suo predecessore Massimo Caleo, da canto loro non hanno nulla di cui ridere: il Comune di Sarzana si è fatto rilasciare dalle cooperative di Abitcoop Liguria una garanzia fidejussoria che copre solo la metà dei 3.012.500 euro erogati dalla Regione per la costruzione degli alloggi (documento). Per cui dovremo mettere tutti mano al portafoglio e restituire noi i denari alla Regione Liguria che esorbitano la garanzia.

I primi due piani tra via Muccini e via Ronzano sono destinati a 33 alloggi a canone sostenibile e 50 a edilizia convenzionata

I lavori riprendono a gennaio. Parola di Abitcoop
I più ottimisti (e il nuovo – da oggi – capo ripartizione urbanistica Stefano Mugnaini è tra costoro) confidano che a gennaio riprenderanno i lavori grazie a un nuovo finanziamento da parte di banca Carige (la stessa banca che ha rilasciato la fidejussione). La fonte di tale notizia però è Abitcoop Liguria. In Regione (a Genova) sono molto più prudenti: i segnali sono negativi, perché il mercato non riprende e a Sarzana come in tutta la provincia della Spezia c’è un surplus di invenduto, come ha attestato di recente un’inchiesta pubblicata sul Sole 24 Ore e ripubblicata sul nostro sito.

Perché una garanzia così limitata?
Non è dato di sapere perché il Comune (l’allora caporipartizione Franco Talevi) e la Regione, che ha l’obbligo di vigilare, abbiano accettato una fidejussione che copre solo la metà del contributo regionale in contrasto con quanto prevede la legge nazionale. Anzi, l’architetto Mugnaini, da noi interpellato, era addirittura convinto che non vi fosse alcuna fideiussione.
Una bella leggerezza, che scarica tutto il rischio sui contribuenti sarzanesi.
Quando nel marzo 2008 la Regione assegnò a Sarzana i tre milioni e mezzo per alloggi a canone sostenibile, il Comune poteva dirsi baciato da “Genova la matrigna”. Solo otto comuni furono beneficiati e a Sarzana fu accordata una cifra più che doppia rispetto alla media degli altri sette. Non tutta la somma era per gli alloggi. Nella riqualificazione urbana il Comune aveva compreso anche la pista ciclabile e il sottopasso di via Murello, a cui andava destinata una quota dell’importo. Il contributo per gli alloggi era, come si evince dalla fideiussione e dalla convenzione sottoscritta tra il Comune e le tre società cooperative di Abitcoop Liguria di tre milioni e 12.500 euro.

Quanto vale un piano di "scheletro di cemento"?

Per gli scheletri erogato l’80 per cento dell’intero contributo regionale
In base al bando il 40 per cento del contributo regionale (1.205.000) è stato incassato dalle Cooperative all’apertura del cantiere. Un altro quaranta per cento (cioè un altro milione e 205 mila euro) lo hanno ricevuto all’inizio dell’estate in base alla verifica eseguita dall’architetto Mugnaini dello stato di avanzamento dei lavori. In base alla legge questa seconda tranche andava erogata al raggiungimento del 50% del valore dei lavori da eseguire. Sorge una domanda: lo scheletro di cemento armato per 33 alloggi di una superficie utile di 3.062 metri metri quadrati vale due milioni e quattrocento dieci mila euro? Inoltriamo la domanda ai tecnici.

Per l’immagine di Sarzana e i nostri portafogli speriamo che concludano
A noi contribuenti interessa sapere che quei denari (pubblici, cioè nostri) sono garantiti solo fino a un milione e mezzo. Gli altri 920 mila li dobbiamo cacciare noi se i lavori non riprenderanno. Dobbiamo dunque sperare nella buona stella dello stemma di Sarzana che i palazzi vengano finiti  per l’immagine della città (gli scheletri di cemento sono sicuramente più brutti dei già orrendi palazzi di mattone rosso), per la sicurezza sociale (oggi sono già mal frequentati) e per il nostro portafoglio. In caso contrario ci troveremo ancora una volta a pagare per non avere un servizio (alloggi sociali), come già succede per i rifiuti, per le strade ecc.

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Data
sabato, 15 novembre 2014

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