Il Comitato al sindaco:
Le colpe della politica
un danno per la città
Il Piano è da rivedere
Il blocco dei lavori nel cantiere di via Muccini non è piovuto dal cielo. Viene da lontano, dalla decisione della giunta e del consiglio comunale nel 2009 di approvare il Piano Botta senza verificare se le volumetrie previste dal Piano Regolatore del 1998 fossero adeguate o esagerate. L’inchiesta che ha coinvolto i vertici di Banca Carige, finanziatrice dell’intervento, non c’entra un bel nulla: basterebbe cambiare banca. Il problema vero è che a Sarzana già nel 2009 non si vendevano più negozi e uffici e c’erano appartamenti sfitti. Insomma non c’è mercato. E nessuna banca finanzia attività senza acquirenti. Nel caso del Piano Botta poi c’è il destino di 7 milioni di fondi pubblici in parte già erogati per infrastrutture e alloggi popolari. Il Comune e la Regione non si sono curati che andassero a buon fine. Ora occorre rimediare, rivedendo tutto il Piano. Il Comitato Sarzana, che botta! ha scritto al sindaco Alessio Cavarra. Ecco il testo della lettera, inviata questa mattina con posta certificata anche ai consiglieri comunali.
Al Sindaco di Sarzana
Alessio Cavarra
E p.c. al Consiglio Comunale
Oggetto: Blocco lavori in via Muccini
Nel corso dell’incontro pubblico al Cinema Moderno nel marzo 2009 con l’architetto Mario Botta il Comitato Sarzana, che botta! lesse un documento nel quale si chiedeva di procedere alla verifica di attualità del Piano Regolatore del 1998, perché le volumetrie previste apparivano eccessive. Ribadimmo la richiesta nelle osservazioni presentate in Consiglio comunale e liquidate in 27 minuti di farsesco dibattito. Lei sindaco era autorevole membro della giunta Caleo e dirigente provinciale del partito di maggioranza. Ora è urgente un ripensamento.
Fatto questo doveroso richiamo storico per le memorie corte, oggi manifestiamo la nostra preoccupazione per il blocco dei lavori, sia per gli operai senza stipendio, sia per la beffa, oltre al danno urbanistico irreparabile, che Sarzana rischia di subire da un’altra incompiuta.
Un secondo richiamo però lo dobbiamo fare a lei e al suo predecessore Massimo Caleo. Quando nel settembre 2012 è stato aperto il cantiere di via Muccini, il mercato immobiliare era in crisi da almeno due anni. Non si vendevano negozi e uffici da almeno cinque anni. Avevate il dovere istituzionale di chiedere al “soggetto attuatore” (Abitcoop Liguria e le cooperative Primo Maggio e 2 Dicembre), col quale avete stipulato convenzioni per gli interventi pubblici, un piano dei lavori, che garantisse la corretta esecuzione delle opere. Tutti in città hanno continuato a chiedersi con quali soldi si procedesse alla costruzione dei palazzi in assenza di prenotazioni e addirittura in assenza di pubblicità della vendita. E’ possibile che solo la classe dirigente non si sia posta queste domande? Avete mai visto nelle agenzie o su Internet avvisi di vendita?
Noi crediamo che un sindaco aveva e abbia il dovere istituzionale di farsi carico del rischio che la città sia deturpata da un quartiere fantasma popolato di scheletri di cemento armato.
Avete lasciato carta bianca ai privati. Del resto è da anni che la politica urbanistica a Sarzana è subalterna agli interessi privati, che propongono varianti a un Piano Regolatore superato.
Nel caso della Variante di via Muccini l’inerzia della classe politica è ancora più grave perché in ballo ci sono complessivamente sette milioni di euro di fondi FAS, cioè di denari dei contribuenti, erogati dalla Regione, dagli assessori Renzo Guccinelli e Raffaella Paita, quando lei, signor sindaco, era membro della commissione regionale territorio e ambiente.
Quanti di questi denari sono già stati anticipati alle cooperative? Con quali garanzie? Quali controlli sono stati esercitati affinché il piano dei lavori garantisse la realizzazione degli alloggi di edilizia sociale? Chiediamo la pubblicazione sul sito del Comune di tutti gli atti.
Ma soprattutto oggi sollecitiamo un suo intervento affinché, se i lavori dovessero riprendere, come è auspicabile, sia rivista non solo la parte pubblica del Piano, ma anche la parte privata, ridimensionando l’intervento alle reali esigenze abitative di Sarzana e, soprattutto, che si concludano prima i palazzi in costruzione e si scongiuri l’orrendo palazzo ad arco su via Muccini, che dovrebbe segnare l’ingresso alla città.
Crediamo che una risposta nel merito di tutti i punti esposti sia dovuta alla città.
Cordiali saluti
Sarzana, 5/8/2014 Il direttivo del Comitato Sarzana, che botta!