Cinque anni fa il voto sul Piano Botta
Crescono i palazzi, crolla il consenso
Quei palazzoni color rosso mattone, che incontra chi entra in Sarzana provenendo da Lerici, Arcola o dall’autostrada, non sono piovuti dal cielo per un destino cinico e baro, che si è accanito contro la città dei Papi. Sono il frutto di una scelta dell’Amministrazione guidata da Massimo Caleo, uscito stravincitore dalle elezioni del 2005: 10.336 voti al sindaco pari al 77,62 per cento dei votanti, che in quella circostanza andarono massicciamente alle urne (sfiorato l’80%). Democratici di Sinistra e Margherita con 7.435 voti (pari al 59,15%) segnarono un record assai superiore all’effetto Renzi.
Piano Botta imposto a colpi di maggioranza …. bulgara
Il dibattito sul Piano Botta fu strozzato in città e in Consiglio comunale da Caleo al grido: “Il popolo mi ha votato. La città è con me”. Il Piano Botta non era però nel programma elettorale e molti che votarono Caleo infoltirono il Comitato Sarzana, che botta!
La Variante di via Muccini infatti fu concepita dalle Coop l’anno seguente. A cinque anni di distanza dal voto in Consiglio e a sette dall’avvio della “Variante pubblica”, ci sembra interessante chiedersi: fu vera gloria (politica)?
Il primo atto di avvio del Piano Botta fu la delibera n. 98 del 26 giugno 2007. Votarono a favore oltre a Caleo, il vicesindaco e assessore all’urbanistica Gino Ambrosini, Roberto Bottiglioni, Stefano Milano, Luca Piccioli, Rosanna Pittiglio. Erano assenti Alessio Cavarra e Antonella Guastini.
9 luglio 2009 : la notte del Gran Consiglio
Il voto decisivo in Consiglio comunale si ebbe proprio cinque anni fa, il 9 luglio 2009.
Votarono a favore Massimo Caleo, Massimo Baudone, Giovanni Destri, Juri Michelucci, Maurizio Corona, Mario Stefano Palagi, Fabio Felici, Mario Romeo, Ottaviana Podestà, Giuseppina Rossi, Giancarlo Rosignoli, Giuseppe Baviera, Enrico Guido Briganti, Alessandro Pratici. Votò contro Tiziano Ferri.
Si astenne Carlo Rampi e, per incompatibilità, Paolo Mione.
Risultavano Emi Cagetti (consigliera di maggioranza) e Andrea Camaiora, Gabriele Rossi e Andrea Pizzuto (consiglieri di minoranza). Questi ultimi erano intervenuti nel dibattito per esprimere la loro contrarietà al progetto.
I componenti della giunta – per legge – non votano in consiglio comunale, ma hanno condiviso il Piano Botta a cominciare dal vicesindaco e assessore all’urbanistica Roberto Bottiglioni, strenuo difensore della Variante. Inoltre hanno approvato tutte le delibere di giunta successive per la realizzazione del Piano. La giunta, dopo le dimissioni del vicesindaco Ambrosini a fine 2007 per dissensi con Caleo, era composta, oltre che dal sindaco e da Bottiglioni, da Alessio Cavarra, Renzo Bellettato, Antonella Guastini, Stefano Milano, Luca Piccioli, Rosanna Pittiglio.
Il sindaco Caleo perde duemila consensi
Nel 2010 Massimo Caleo viene confermato sindaco. Ma la partecipazione al voto crolla al 71%. Caleo perde duemila supporter: scende a 8.373 voti, pari al 66,63%. Lui continuò a menare vanto per quella percentuale, ma era la prima volta che un sindaco di sinistra non superava il 50% del corpo elettorale. DS e Margherita hanno nel frattempo dato vita al PD. I voti nel 2010 scendono a 5.559, pari al 46,13% dei votanti.
In premio un seggio da senatore
Duemila voti in meno, ma il sostegno delle Cooperative: sul piatto della bilancia alla direzione nazionale del PD cosa pesa di più? Massimo Caleo ottiene inaspettatamente la deroga alla norma dello Statuto del partito, che fa divieto ai sindaci di interrompere la legislatura per candidarsi al Parlamento. Forse Botta ha contribuito ai duemila voti in meno, ma ha fruttato il seggio senatoriale.
Nel 2013 il numero dei votanti crolla al 57,26 per cento. Cavarra è eletto da 6.755 cittadini: 3.581 voti in meno di Caleo nel 2005. Il PD ottiene 3.876 voti: una miseria rispetto ai 7.435 di DS e Margherita del 2005.
Affari, politica e democrazia
Cosa c’entra questa rievocazione elettorale col Piano Botta? L’approvazione della Variante di via Muccini è stata una manifestazione di potenza, di arroganza. In questi sette anni l’amministrazione di Sarzana si è caratterizzata per una chiusura verso qualsiasi istanza di rinnovamento nella gestione del territorio che separasse politica e affari. In tema di tutela del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, della vivibilità urbana (smog, rumori, occupazione di suolo pubblico), di partecipazione attiva e non passiva dei cittadini è stato il periodo più oscuro della storia politica sarzanese. Tutte le varianti al PRG sono state contrattate con i titolari di rendita fondiaria. La modalità di gestione del Piano Botta – a nostro avviso – è stata la cartina di tornasole più evidente: un pessimo progetto portato avanti a dispetto della città in forza di un tradizionale consenso elettorale. E in sette anni il consenso è crollato. Per ora si manifesta in una sfiducia dei cittadini nel voto, quindi nella democrazia, come dimostra il misero 10% di votanti per le Consulte. Per noi è un dato preoccupante. Per i nostri politici, sindaco in testa, va bene così.