Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


Lavoro e Piano Botta, favola a triste fine

Articolo di Carlo Ruocco

“Il Piano Botta sarà una grande occasione di rilancio dell’economia locale, un‘opportunità di lavoro per centinaia di giovani”. Chi non ricorda i roboanti proclami del sindaco Massimo Caleo e di tutto il coro della casta politica in sede di approvazione della Variante?

La Ferri di Fidenza fornisce colle e malte per il rivestimento

Ora che i palazzi di via Muccini, dopo aver preso forma, stanno prendendo colore, è tempo di tirare un primo bilancio sulla ricaduta della “grande opera” sull’economia della città dato che l’impatto paesaggistico è ben visibile a tutti. Non è un’impresa facile. Abbiamo provato cercando numeri veri e, soprattutto, verificabili, per non lasciarci andare ad affermazioni demagogiche di segno opposto a quelle di Caleo e soci.
L’intervento era partito male con i sette giovani geometri, tutti rigorosamente genovesi, ingaggiati nell’autunno del 2010 dalle Cooperative genovesi per svolgere rilievi nei palazzi confinanti col cantiere prima di procedere agli scavi. Il piccolo villaggio di container allestito sul lato sinistro di via Muccini e abitato anche di notte era ed è un altro indizio che i lavoratori occupati erano (e sono) pochi e in prevalenza provenienti da fuori provincia. Le testimonianze degli abitanti che affacciano sul cantiere parlano di un fortissimo turn over di maestranze anche straniere.

Coperti da segreto i dati sugli occupati   

Il piccolo villaggio di container abitato anche la notte

Costume di questo “anomalo” Comitato cittadino, di questo sito e di chi scrive, è di parlare con dati di fatto, documenti, cifre, non con chiacchiere da politicanti in carriera. Abbiamo chiesto ai sindacati di categoria, alla Confedilizia. Ci hanno detto di rivolgerci alle Casse edili spezzina e genovese, le sole che possono avere cifre sulle aziende e sugli addetti.
Due mesi orsono abbiamo scritto una mail al ragionier Claudio Battolini, direttore della Cassa Edile spezzina. Dopo quindici giorni di silenzio, abbiamo inviato una mail con la Posta Elettronica Certificata, che tutti i giornalisti professionisti per legge debbono avere, per far comprendere che la nostra richiesta non era un vezzo. Neppure una risposta di buona educazione. Comprendiamo la reticenza e l’imbarazzo. Le inchieste giornalistiche si possono fare anche senza i dati ufficiali. Meno precise, sicuramente, ma altrettanto veritiere, se documentate. E in questi anni abbiamo raccolto molte immagini.

L'Apuana Ambiente di Massa ha trasportato le terre di scavo

Un cantiere con pochi addetti
Il cantiere di via Muccini ha contribuito in modo irrilevante alla crescita dell’occupazione nel settore edilizio della nostra provincia. Anzi ha dato il colpo di grazia alle imprese locali non coinvolte nel patto con AbitCoop Liguria. In tutta la fase di realizzazione delle fondamenta e delle opere di cemento armato hanno lavorato tra i dieci e i quindici dipendenti al giorno appartenenti alle ditte genovesi. Le imprese spezzine coinvolte non superano le cinque unità: una ditta di escavazioni (la Sana, che scava anche nel Vara), la Cofema dell’ex presidente di Confedilizia Ferramosca, la Edilbeton, la Vatteroni. Un ruspista, qualche operaio, un gruista, pochissimi tecnici.
Una sola impresa commerciale del settore, la Calevo di Romito Magra, ha fornito parte dei materiali. Una ditta di smaltimento d’inerti, la Inerteco di Santo Stefano Magra ha triturato i materiali di demolizione, raccolti da Apuana Ambiente di Massa.

I lavori più rilevanti a imprese “straniere”  

Cemento armato firmato Unical della Buzzi Unicem

Il grosso dei lavori, come la struttura di cemento armato, porta la firma di Unical, società del gruppo Buzzi Unicem, produttrice di calcestruzzo preconfezionato. Le opere interrate sono state seguite addirittura da una società multinazionale come la Drytech Waterproofing System Engineering, di Bedano (Ticino – Svizzera) specializzata in sistemi di impermeabilizzazioni per costruzioni sotterranee a contatto con liquidi (stranissimo: secondo la relazione del geologo Massimo Moracchioli allegata alla VIA in via Muccini la falda non avrebbe interferito con le strutture interrate neppure in presenza di eventi metereologici avversi! E il TAR se l’è “bevuta” …). La Drytech Italia ha sede a San Fermo (Como) e una succursale a Poviglio (Emilia).

 

Operai "in parete" rivestono le facciate con mattoni San Marco fabbricati a Noale

 I mattoni vengono da Venezia.
Li trasporta una ditta di Padova.
Oggi che è stata avviata la fase di rifinitura dei palazzi in lato destro di via Muccini con l’apposizione dei mattoni in facciata, un’altra favoletta va in archivio. Nella relazione sull’impatto del movimento materiali, allegata alla Valutazione d’impatto ambientale, lo studio Apua, incaricato da Abitcoop Liguria, per minimizzare l’impatto dei camion scrisse che i materiali di costruzione sarebbero stati acquistati da aziende produttrici in zona. Il Comitato osservò che nel raggio di cento chilometri non esistevano aziende produttrici di laterizi. A meno che non volessero far risorgere la Vaccari, le Fornaci Filippi o la RDB.
I mattoni a vista, marca San Marco, provengono dallo stabilimento di Noale (provincia di Venezia) della società Terreal Italia srl di Valenza (provincia di Alessandria).

Anche il trasporto dei materiali è affidato a ditte venete

Sono trasportati da Noale a Sarzana dalla società International Transports WGF di Padova. Per attaccare i mattoni ai pannelli di cemento le Cooperative sono ricorse alla Ferri Intonaci Malte di Fidenza (Parma).

Escluse le agenzie immobiliari sarzanesi
Annunci di vendita degli appartamenti e dei negozi di via Muccini nelle agenzie sarzanesi non se ne trovano. Posto che Abitcoop Liguria abbia piazzato ad oggi qualche appartamento o negozio, le agenzie locali sono state tagliate fuori dal business. Anche la banca finanziatrice dell’operazione è genovese, la Carige. Molti si chiedono come facciano le cooperative a rientrare della pesante esposizione di milioni di euro senza vendere. Non è nostro compito dare risposte. Non ne abbiamo la competenza. A noi interessa il bilancio della ricaduta dell’intervento sull’economia locale. Assolutamente modesto. Ormai le imprese locali elemosinano subappalti o vanno all’estero. In compenso abbiamo sprecato il paesaggio d’ingresso alla città.

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Data
venerdì, 20 giugno 2014

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4 commenti per “Lavoro e Piano Botta, favola a triste fine”


  1. labelle says:

    posso sapere su che basi tecniche fate queste affermazioni?conoscete le procedure edilizie per progetti di questi tipo?
    io non centro niente con il progetto ne tantomeno con Sarzana,però vorrei capire se è giusto contestare senza apprendere veramente come funziona l’edilizia in italia e forse nel mondo.giusto o sbagliato questo post risulta un po’ sterile,sopratutto perché analizza in maniera superficiale le procedure e i fatti che citate,apparte la non trasparenza delle cooperative non credo che avete speso la stessa preoccupazione per gli altri 100 progetti che vi vedete costruire intorno.
    Sinceramente sono dell’avviso che esistono tuttora altre situazione che danneggiano maggiormente l’economia locale.

  2. Il comitato says:

    Penso abbia letto la nostra richiesta di dati ufficiali e verificabili (non ci saremmo accontentati di dati qualsiasi). Cosa vuol dire “conoscere le procedure edilizie per progetti di questo tipo”? . Pensa che i politici che, per far passare il Piano Botta, esaltavano le ricadute economiche e occupazionali fossero esperti in “procedure edilizie”? Dovevano promuovere un business privato (delle Coop) di fronte all’opinione pubblica, oscurando le ricadute negative su vivibilità e paesaggio. Quindi il vantaggio sulla collettività locale doveva misurarsi in termini di forte occupazione (centinaia di nuovi occupati) e di incremento di fatturato delle imprese locali. Si sono verificate queste condizioni? Noi abbiamo cercato i dati. Lei che giudica sterile l’articolo ha qualche contributo da portare? Però la sua osservazione è stimolante. Andremo avanti, per esempio comparando altri interventi effettuati nel recentissimo passato da imprese locali. Ma anche nello stesso comparto del Piano Botta, parte pubblica. Lì i dati li devono dare. Grazie per il contributo e se volesse indicarci “le altre situazioni che danneggiano maggiormente l’economia locale” gliene saremmo ancora più grati. Carlo Ruocco

  3. Buona segnalazione sulla situazione attuale del Progetto Botta, precisa( oltretutto in presenza di poche risposte alle richiesta fatte) , condivido la risposta data al pr imo intervento. Per ll’Amministrazione di Sarzana alle parole non seguono i fatti. Colgo l’occasione per chiedere cosa sta succedendo a proposito della nuova piscina? Infine: nella sua relazione dopo un anno di Amministrazione, il Vice sindaco Elisabetta Ravecca ha, in mod o chiaro, inuquivocabile ed onesto, la situazione drammatica dal punto di vista economico del Comune di Sarzana. Nel dichiarare questo ha anche denunciato una serie di scelta sbagliate con ricaduta negativa sul bilancio attuale. Cosa ne pensi Ruocco?

  4. Il comitato says:

    Quella della piscina è una vicenda oscura fin dall’inizio. Non è un’opera di urbanizzazione primaria. Quindi la sua realizzazione doveva avvenire con regolare gara e non come opera a scomputo degli oneri di urbanizzazione. Le varie convenzioni hanno favorito l’impresa privata, che ha potuto portare a termine ville e albergo senza concludere l’opera. Per quanto riguarda la situazione economica del Comune la vicesindaco Elisabetta Ravecca non nasconde la verità. Ma non può parlare di “pesante eredità” ricevuta. Ricevuta da chi? Il sindaco Cavarra è stato assessore al bilancio per cinque anni nella giunta Caleo.



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