Ex Olivetti, turismo sociale contro il degrado. La proposta che la Regione bocciò
Articolo di Carlo Ruocco
“E’ assolutamente necessario che il Comune ne preveda subito l’utilizzo, anche minimo, …. Per evitare il progressivo degrado dell’immobile e delle infrastrutture”. Con questo monito iniziava una lunga lettera che Benito Curzio, direttore generale di tutte le colonie della Olivetti, inviò il 28 settembre 1983 al sindaco di Sarzana Franco Baudone per avanzare proposte di impiego sociale e produttivo della struttura ex GIL di Marinella. Raramente una profezia risultò più azzeccata. Le proposte della Olivetti, che aveva il contratto in scadenza, non furono neppure prese in considerazione, né dall’amministrazione comunale di allora, né dalla Regione. Anzi il contratto non fu rinnovato, perché – fu detto a voce – la struttura serviva alla Regione per non meglio precisate finalità sociali.
Trent’anni d’incuria in attesa …. dei capitali russi
A distanza di trent’anni quella lettera/proposta, di cui il Comitato Sarzana, che botta! è entrato in possesso nella sua originaria stesura, grazie alla generosità del dottor Curzio, che ce ne ha fatto dono. Il documento suona come un forte atto d’accusa a tutta la classe politica, che ha lasciato che quella previsione si avverasse: il degrado si è consumato.
Le finalità della Regione oggi sono unicamente di far cassa attraverso la vendita, dopo che è stato sventato un tentativo di speculazione (scambiare con la Monte dei Paschi la ex Colonia con alcune case del borgo di Marinella). Per vendere e far cassa è stata mutata dal consiglio comunale la destinazione d’uso nel tentativo di attirare capitali speculativi, perfino russi, come si apprende dai giornali.
La drastica riduzione del prezzo di vendita dovrebbe essere l’altro elemento allettante.
La scelta di pubblicare oggi la lettera del dottor Curzio, che abbiamo incontrato nella sua casa di Marina di Massa, non è solo un contributo alla storia della Colonia, che negli anni del suo splendore ha visto le presenze del duce, Benito Mussolini, e di un cardinale, Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. E’ dettata anche dalla volontà di portare un contributo sul possibile utilizzo della struttura, partendo dalla sua “vocazione”.
Curzio era uno dei dirigenti di fiducia di Adriano Olivetti, la cui lungimiranza d’imprenditore è stata riproposta dallo sceneggiato RAI. A lui l’imprenditore di Ivrea aveva affidato la gestione di tutte le Colonie dell’azienda.
I criteri di gestione dovevano essere improntati ai valori che Olivetti praticava nella sua attività d’industriale capace di lanciare lo sguardo molto lontano: umanità, qualità ed efficienza.
S’intende qualità della proposta educativa, dell’accoglienza, del servizio sociale reso alle famiglie dei lavoratori, alle lavoratrici madri; efficienza della gestione finanziaria.
“Le attività sociali non devono pesare – scriveva Curzio nella lettera – sul bilancio comunale”.
Nel settembre del 1983 alla Olivetti la struttura di Marinella non serviva più nella sua totalità: il decremento demografico, che aveva cominciato a delinearsi negli anni Settanta, rendeva l’edificio, le strutture esterne (le casette di legno fatte edificare dal cardinale Montini), i trentatremila metri quadrati di parco, eccessivi per un solo impiego.
Proprietà pubblica e turismo sociale
Ebbene Curzio prospettò un impiego misto, sociale e turistico, pubblico e privato, per assicurare l’apertura per almeno nove mesi l’anno e per garantire la copertura dei costi di gestione e di manutenzione ordinaria e straordinaria.
La prima proposta pratica fu quella di destinare una porzione del vasto parco ad area per ospitare 100 roulottes, un turismo in fase di espansione all’epoca. Conti alla mano si trattava di garantire alle casse pubbliche un introito di 70/80 milioni l’anno di vecchie lire.
Gli obiettivi da perseguire: salvaguardare la proprietà pubblica del compendio immobiliare, assolvere le funzioni di servizi sociali con personale qualificato, incrementare il turismo e il commercio della zona, favorire la promozione culturale della zona, assicurare nuova occupazione nei servizi di custodia, manutenzione, gestione e di mensa, costituire un punto d’incontro per il quartiere.
“Importante è che si faccia qualcosa subito, per non abbandonare tutto al degrado”, invocava il dirigente Olivetti.
Per cominciare si doveva chiedere alla società di Ivrea di poter mantenere le attrezzature (cucine, letti ecc.). Curzio prospettò anche un intervento presso l’allora ministro delle Finanze Bruno Visentini, un esponente del partito repubblicano di Ugo La Malfa molto legato a Olivetti.
La proposta non ricevette mai una risposta scritta. Nella migliore tradizione della politica italiana rinvii e silenzi. Poi – a voce – l’annuncio che la struttura serviva alla Regione. La Olivetti portò via tutte le attrezzature. Il tempo (e l’incuria dei pubblici poteri) ha fatto il resto.
Oggi lo spirito di quella proposta potrebbe fare da guida al riutilizzo della Colonia, conservandone i tratti della sua vocazione di luogo deputato al turismo sociale.
1. Continua Carlo Ruocco § diritti di riproduzione riservati
Sicuramente un’idea antiquata e non più proponibile ai nostri giorni.
Meglio sarebbe rivalutare in maniera sostanziale tutta la piana di marinella con un campo da golf e nella ex colonia un moderno albergo di ottima categoria con tanto di spa interna ed esterna. Quello che conta oggi sono i posti di lavoro ed il resto pure fantasie populiste che non danno nessun valore aggiunto a quella triste, fatiscente e abbondonata località.
L’ idea dell’albergo con spa era girata in testa anche a me non fosse altro per cercare di assicurare presenze anche in inverno. Personalmente cambierei l’aggettivo >ottimabuona< per puntare ad una più ampia fascia di utenti ( si considerino anche i tempi di crisi che stiamo attraversando). Ho pensato anche di dedicare una parte della struttura ad eventi culturali, certo le dimensioni dell'ex Colonia non sono proprio quelle più indicate. Da ripensare e ricostruire il parco che si potrebbe dotare di essenze esotiche (modello Villa Hambury), in modo tale da costituire esso stesso motivo di richiamo. Ma i governi regionali e locali totalmente incapaci ed unicamente occupati a detenere poltrone, altro non sanno che far cementificare ogni lembo di terra libera, sia essa di interesse ambientale o storico archeologico ( alludo ? si .. alludo). Ergo ci dovrebbe pensare un privato non troppo venale, direi quasi un romantico, che non avanzi pretese sulla prospiciente spiaggia oggi in uso ai diversamente abili. Una cooperativa di giovani finanziati dalla regione/europa ? Si potrebbe valutare …si dia da fare Guccinelli che si legge sui giornali è un maestro nel reperire fondi comunitari…! In Toscana esistono spa pubbliche. Boccio senza appello invece il campo da golf, ovunque lo si voglia realizzare, in quanto di non trascurabile impatto ( richiede molta acqua e disserbanti ).