Sarzana, che Botta!

« Tutte le scelte collettive dovranno venire presentate e discusse con una procedura razionale e con argomenti in se stessi reversibili, perchè la minoranza deve venire rispettata in quanto a sua volta maggioranza virtuale »

Marco Romano


Autorità di Bacino del Serchio: 3 dirigenti, 27 dipendenti. Alla faccia del Magra

Articolo di Carlo Ruocco
Trenta dipendenti, di cui tre dirigenti, che costano ciascuno più di settantamila euro l’anno.
Questa è la struttura dell’Autorità di Bacino del Serchio. Le virtù della Regione Toscana in tema di “spending review” è racchiusa in questi dati. L’austerità dei toscani, che vogliono smantellare l’Autorità “interregionale” del Magra, si applica da Caprigliola verso ovest. Abbiamo già riferito che con voto unanime il 5 novembre scorso il consiglio regionale della Toscana ha chiesto al governo di fare un’eccezione e di sottrarre l’autorità di bacino del Serchio al distretto dell’Arno di prossima costituzione.

Bacino del Serchio

Due pesi e due misure. Solo i tre dirigenti dell’ente della Garfagnana costano quasi quanto l’intero bilancio annuo dell’ente di via Paci: 210 mila euro contro i 245 mila euro del risicato bilancio dell’Autority del Magra. Avremmo voluto confrontare il costo complessivo del personale: sul sito dell’ente toscano alla voce “Trasparenza” ma non abbiamo trovato il bilancio e i costi del personale sono “in corso di pubblicazione”.
Eppure il bacino del Serchio è di dimensioni più modeste di quello interregionale del Magra-Vara. L’ente toscano con sede a Lucca estende la sua competenza su una superficie di 1565 chilometri quadrati contro i 1715 del bacino del Magra-Vara. Studia l’assetto idraulico del territorio di 36 comuni. L’ente del Magra si estende in due regioni, quattro province e ben 46 comuni. Assessore Anna Rita Bramerini, grande censore delle “spese folli” dell’Autority del Magra, di cosa stiamo parlando?
Dalla sua l’Autorità di Bacino del Serchio ha un sostantivo magico: “pilota”. Pare sia stato un ente pilota in un bacino idrografico che di naturale aveva (ed ha) poco ad esempio per biodiversità, distrutto da Piazza al Serchio in giù da concerie e altri insediamenti fortemente inquinanti. Sia chiaro: non vogliamo lo smantellamento dell’ente toscano. Ci mancherebbe altro. Per la difesa del territorio l’Italia fa troppo poco. E i disastri lo dimostrano. Ma non si venga a smantellare quel poco che abbiamo da noi. Anzi, va potenziato. Non chiediamo al livello del Serchio: non siamo “piloti”. Ma almeno della metà, per consentirgli di tornare a funzionare bene: sarebbe già un bel risultato. Ovviamente non giocando con la carta dell’accorpamento col Consorzio Canale Lunense, che ha altre funzioni e competenze.

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Data
sabato, 30 novembre 2013

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