Ma in consiglio comunale sanno cos’è Zero Waste Europe?
L’opinione di Simona Giorgi
Passeggiando su quel che resta delle antiche mura cittadine, ci si accorge di come i confini della nostra Sarzana siano sempre più indefinibili e impercettibili : il progressivo e disordinato inurbamento testimonia la forte espansione della città lungo gli assi dei quattro punti cardinali, parendo obbedire ad un impulso irrefrenabile di movimento, circolazione, scambio, dinamismo tra il centro e tutte le sue parti man mano aggiunte.
E se eventi di rilevanza nazionale, quali “Sconfinando”, l’”International Acoustic Guitar Meeting”, il “Festival della Mente” o la “Mostra dell’Antiquariato”, sembrano il frutto di tanta vivacità e intraprendenza, in realtà non fanno che alimentare l’illusione di un’evoluzione che non c’è.
Sarzana è città chiusa.
In nome di un pensiero unico e omologante, i nostri amministratori relegano la città all’isolamento e all’emarginazione rispetto a tutto quel movimento di idee, elaborazioni, sperimentazioni e realizzazioni, che sta spingendo, in Italia come nel resto del mondo, verso il superamento dei vecchi paradigmi affinché non si ragioni più in termini dogmatici, ma secondo termini di relazioni, cioè di interazioni tra soggetti e soggetti/oggetti nel tempo.
Rifiuti, problema dei problemi
Mi riferisco all’indubbio problema della gestione dei rifiuti, che, per la sua urgenza, necessita di un ripensamento del rapporto uomo-ambiente entro i cui limiti, politica ed economia, si devono muovere.
Al Consiglio Comunale che si è tenuto mercoledì 7 agosto, il Movimento 5 Stelle, ha presentato all’ordine del giorno la richiesta di adesione del Comune ai principi della proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”.
Considerando la grave situazione in cui versa il settore rifiuti a Sarzana, si sarebbe pensato che una tale proposta avrebbe non solo suscitato interesse tra le parti politiche, ma che si sarebbe sviluppato un intenso dibattito circa la possibilità di mettere in discussione comportamenti individuali e collettivi su cui si basa il modo attuale di vivere, cioè sulla crescita materiale senza limiti.
Pensavo si sarebbe analizzato il significato di tale richiesta alla luce delle connessioni esistenti tra lotte ambientali e sistemi di produzione e di commercializzazione dei vari prodotti di consumo; pensavo che gli astanti si sarebbero confrontati responsabilmente sul cambiamento culturale e comportamentale che solo può consentire la costruzione di una società basata, oltre che sulla giustizia sociale, sulla qualità della vita.
Infine, pensavo che il Sindaco avrebbe fornito il suo contributo, quale primo cittadino, per individuare quei soggetti sociali adatti ad operare questa transizione.
Ma noi (si sa) abbiamo ACAM!
Il Sindaco tace e i Consiglieri pensano ad eventuali azioni educative rivolte ai bambini. Un modo – mi viene da pensare – per posticipare la soluzione, giusto di quei 20/30 anni che sono stati concessi alla società partecipata per continuare a depauperare e avvilire il nostro territorio.
Parlano senza conoscere
Ma la sorpresa più grande l’ha riservata Sara Frassini che ha contrapposto alla suddetta proposta, un ripiegamento sul Piano di gestione dei rifiuti della Regione Liguria, che ritiene più concreto e di validità insindacabile. Ma che ha un piccolo difetto: non esiste. Esiste solo un rapporto preliminare per la VAS.
Se ne leggiamo la premessa in cui, in “estrema sintesi”, viene riportata una “breve descrizione delle principali caratteristiche del territorio”, si potrà comprendere la delicatezza e sensibilità degli ecosistemi liguri che, pur essendo compresi in parchi, aree protette, aree a regime speciale, SIC, giardini botanici, riserve, sono continuamente messi a rischio e danneggiati, non solo dall’esponenziale consumo di suolo, ma anche dall’irresponsabile abbandono e seppellimento di rifiuti, nonché da interventi realizzati senza una corretta valutazione delle possibili incidenze su di essi.
A tal proposito vorrei ricordare che Lipu e WWF hanno recentemente redatto un dossier inerente il depauperamento dei siti della rete “Natura 2000” e che nell’elenco dei casi inviati alla Commissione europea, come esempi di maggiore criticità ambientale, il nostro Parco della Magra Vara risulta il secondo menzionato per gravità.
Ma il politico (nella fattispecie la politica Frassini, che ha ammaliato una sinistra disinformata e inadeguata) ha scaricato la propria coscienza sbrigativamente, rifacendosi alla sola posizione contraria dello studioso Gianni Tamino sull’art.14 della proposta di legge e redarguendo i colleghi circa la bontà della “Legge rifiuti zero” in quanto da lei stessa ritenuta non ascrivibile al più vasto movimento internazionale “Zero Waste”.
La storia di Zero Waste (Rifiuti Zero)
Proviamo allora a fare un po’ di storia di quella che si può definire strategia rifiuti zero: dobbiamo risalire all’anno 1976 e ad un luogo, Capannori (Lu).
Uno studente di liceo, Rossano Ercolini, viene a sapere che nelle vicinanze della sua città si vuole costruire una discarica.
A tal proposito egli stesso racconta :”Facevo il liceo scientifico e, siccome parlavo bene, mi scelsero per rappresentare il comitato che si batteva per le alternative alla discarica. In seguito ho continuato a occuparmi di sostenibilità anche se, sul tema dei rifiuti, ho avuto modo di tornare con forza a partire dal 1994, quando feci parte di un comitato che si batteva contro la costruzione di un inceneritore a Pietrasanta”.
Ercolini è stato poi tra i Verdi, dai quali, accusato di estremismo, fu espulso.
Senza perdersi d’animo diede vita alla lista “Ambiente Futuro”.
Da quell’esperienza nacque poi la filiera che permise a lui e a molti altri cittadini della provincia di Lucca di andare avanti con le iniziative, tanto da essere stati i primi a portare Paul Connett in Italia, nel 1996, insieme ad altri esperti di chiara fama internazionale, nell’ambito dell’iniziativa “Non bruciamoci il futuro”.
Da lì in avanti Paul Connett è tornato spesso a trovarli e la loro collaborazione non si è più fermata.
Ora Rossano Ercolini è presidente dell’associazione “ZERO WASTE EUROPE”, nonché coordinatore di “ZERO WASTE ITALY” ed è stato insignito ad aprile 2013, negli Stati Uniti, del prestigioso “Goldman Environmental Prize 2013”, l’equivalente di un premio Nobel per l’Ambiente.
Se tutto ciò non basta a legittimare le origini delle linee programmatiche e dei principi richiamati dal Consigliere Chiappini, se i 130 comuni in tutta Italia che già aderiscono alla strategia rifiuti zero, se l’esperienza positiva ed efficiente del vicino comune di Levanto non sono validi per coltivare obiettivi di ampio respiro e soprattutto, non sono validi per iniziare a comportarsi socialmente, rispettando la vita dell’ambiente e la vita dell’uomo, allora non posso pensare altro che Sindaco e Giunta, in nome di un ben pericoloso riduzionismo economico, hanno già scelto per noi un futuro di irreversibilità.
I comuni in Italia sono 8093. Se allo Zero waste hanno aderito 130 comuni vuol dire che questi rappresentano lo 1.6 % dell’Italia.
Per fortuna in Italia non esiste ancora un organo preposto alla distribuzione di patentini ai consiglieri comunali per quel che riguarda le loro conoscenze, cultura e idee perché altrimenti chi ha scritto questi commenti ne sarebbe sicuramente presidente onorario, senza titolo.
Per vostra sfortuna in Italia e quindi anche a Sarzana, vige ancora la democrazia e in Consiglio Comunale è legittimato a parlare chi è riuscito ad interpretare le esigenze dei cittadini e nel mio caso in 1923 hanno pensato potessi essere io la loro voce in consiglio comunale, ruolo che da oltre tre anni svolgo con passione e dedizione, approfondendo ogni argomento che siamo chiamati a discutere, anche quelli che per molti non sono ritenuti importanti come questo.
Dispiace che queste sintesi siano volte a disinformare i lettori ma capisco che è molto difficile essere obiettivi quando si è convinti di aver ragione.
Ma l’intelligenza è data all’uomo per dubitare.
Racconto quindi anch’io una storia. Ad una prima lettura della mozione del partito di Grillo non ho trovato nulla da eccepire: in fin dei conti la strategia “rifiuti zero” non è nulla di nuovo per chi è minimamente informato. Ho pensato: “potrebbe essere votato all’unanimità ed entrare a far parte delle incompiute della nuova Giunta”. Nulla di nuovo neppure questo.
Diversa invece è la proposta di legge popolare richiamata nell’impegno.
Devo dire che fino a quel momento non avevo approfondito, avevo letto solo gli obiettivi, uno spiccio riassunto per punti, e non avevo ancora firmato (e ho fatto bene). Ho deciso quindi di documentarmi, come è mia consuetudine.
Sono partita dalla lettura dei 28 articoli, di cui sembra interessi poco.
E, non ritenendomi una grande esperta, ho cercato il supporto di chi certamente ne sa qualcosa in più di me, ma forse non di chi scrive certe note. Ne ho citato uno, testualmente, perché mi è sembrato il più interessante ed esaustivo nei limiti dei tempi consentiti dal Consiglio comunale.
Ciò che maggiormente mi ha fatto riflettere non è solo l’attuale difficoltà nella nostra provincia di applicare i “buoni principi” e soprattutto le buone “azioni” che ispirano la strategia rifiuti zero, anche se questo dovrebbe bastare a far capire che se il Consiglio comunale avesse approvato tale proposta tra un mese qualcuno avrebbe pensato che si è divertito a prendere in giro i cittadini. Ci sono altre motivazioni e riguardano i seri e legittimi dubbi che ruotano intorno all’art. 14 e alle possibili speculazioni ad esso collegato. Un politico, con una coscienza, deve pensare anche a questo.
E’ da quando siedo tra i banchi del Consiglio Comunale che chiedo che sia avviato il porta a porta, che si proceda alla differenziata, che si incentivi il riciclo e che si raggiungano i risultati di comuni territorialmente simili ai nostri. Sono stata molto critica nei confronti del Piano di riassetto del Gruppo Acam ma ho sentito bene quello che l’amministratore delegato Dott. Garavini ha riferito al Consiglio. Io c’ero. Ed è inaccettabile che dopo una simile premessa si scenda dalle nuvole parlando di comuni distanti anni luce da Sarzana, in termini di debito e di gestione della cosa pubblica (ma anche questo è il prodotto della democrazia sarzanese).
Quindi, per un argomento di questo tipo, non voglio che siano concessi alibi alla Giunta. Si parta da dove si può partire senza rimandare ancora. E non è rimettendo in discussione un piano approvato che si fa il bene della città.
Le rivoluzioni si fanno a piccoli passi, sognare si può ma non in Consiglio comunale.
E’ importante comprendere che il Comitato, Sarzana che botta! e il consiglio comunale svolgono due compiti completamente diversi. Lo dice una persona che di tempo al comitato ne ha dedicato molto e con pari passione ora si sta dedicando al Consiglio comunale.
In Consiglio Comunale si fa politica, che io auspico sia sempre con la P maiuscola.
Il Comitato è giusto continui a confrontarsi senza perdere di vista la realtà delle cose e portando il suo contributo in città, come ha sempre fatto, ricordandosi che il confronto culturale non porta sempre ad avere la ragione assoluta.
Se il Comitato non è più in grado di ascoltare e discutere con le pluralità culturali e politiche che ha sempre voluto rappresentare con il suo direttivo e i suoi aderenti non può certo imputare a me una supponenza che non mi è mai appartenuta. Forse è proprio il comitato ad essersi allontanato – culturalmente – da chi manda avanti le proprie battaglie non con pregiudizio ideologico ma con impegno e coscienza.
Tutto ciò premesso nulla vieta comunque ai cittadini di aderire, non solo con la firma, allo Zero Waste. E credo che è proprio dalle nostre case che debba partire un serio impegno nella riduzione dei rifiuti che ogni giorno invadono le nostre strade.
Impegno contenuto sia nel mio intervento che nell’ordine del giorno da me proposto.
Un cordiale saluto
Sara Frassini
Capogruppo Per Sarzana
Ciao Sara, ho letto con attenzione la tua comunicazione con cui inviti ad informarsi su Rifiuti Zero.
Credo tu intenda la strategia sviluppata dal Professor Connet e la proposta di legge che intende collocare nell’Italia che la ignora i suoi principi, Quella che intende imporre alle amministrazioni nazionali e locali un cambio di rotta rispetto all’avvio in discarica o all’incenerimento della Materia Prima Seconda per raggiungere obiettivi peraltro imposti dalla Comunità Europea. Ma non solo: quella che vorrebbe imporre una legislazione più stringente verso i produttori di rifiuti, aumentare i vantaggi economici dei comuni rispetto ai consorzi di filiera, monitorare la salute pubblica, imporre l’informazione ai cittadini (per evitare black-out “tipo Boettola”), ecc. ecc.
Tale proposta ha troppe ombre, tu affermi, lasciando trapelare una sorta di “mafiosità” generalizzata: in realtà l’articolo oggetto di critica da parte di alcuni (art. 14: biogas) di certo non inficia la validità di tutto l’impianto. Basterà definirne meglio i contenuti durante l’iter parlamentare, se – come speriamo – ci sarà.
Laddove noi ingenui siamo intellettualmente disonesti e divulgatori del falso, il Partito a te antagonista è – a tuo dire – per la prima volta onesto, concreto e coraggioso. Il motivo di cotanto apprezzamento? Perchè si attiene con lodato realismo a quanto il Sindaco ha approvato un mese fa alla conferenza dei sindaci: il piano di riassetto Acam!
Un mese fa si è optato per salvare una società che negli ultimi anni, lasciata priva del doveroso controllo da parte dei Sindaci-Soci, ha accumulato un enorme debito del quale non ci è dato sapere le cause. In essa alloggiano ancora indiscussi dirigenti e quadri collocati dai partiti. Ciò mentre il monte ore degli operai viene abbassato e la comunità sarzanese deve accollarsi l’onere di affidare il servizio di raccolta a Maris. Ad Acam è stata concessa la fiducia di un ulteriore rinnovo ventennale del contratto nel momento di massima sfiducia da parte di cittadini malserviti e vessati da tasse insopportabili. Ad essa si continua a lasciare il compito di decidere il futuro del ciclo dei rifiuti, affidato a due discariche e, si mormora (ma mi “rifiuto” di crederci), all’incenerimento in centrale Enel.
Più che di coraggio parlerei di mera rassegnazione, a cui in quanto cittadina e appartenente ad un comitato che rifiuta le “botte” quando vengono inferte contro la comunità, si “rifiuta” di sottostare.
Quanto all’affermazione che “si è portato in Consiglio un copia incolla che proponeva di approvare una proposta di legge popolare” per il quale non servono “gli sterili impegni del consiglio comunale”, e che avresti aderito si fosse trattato di “un impegno verso i rifiuti zero che molti comuni italiani stanno attuando”, mi tocca smentirti riportando le conclusioni dell’OdG proposto dal “Partito di Grillo”:
Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco, a nome del Comune di Sarzana, a:
– aderire e sostenere i principi espressi dall’Unione Europea e a livello internazionale per cui l’obiettivo principale di qualsiasi politica in materia di rifiuti deve essere la riduzione al minimo delle conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente (direttiva europea 98/2008/CE del 19 novembre 2008),
– aderire agli obbiettivi individuati dalla proposta di legge popolare “Rifiuti zero”,
– organizzare ed incentivare attività educative, rivolte in particolar modo ai bambini in età prescolare e scolare, in materia di educazione allo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla prevenzione e gestione dei rifiuti,
– verificare che ACAM Ambiente, società partecipata dal Comune di Sarzana a cui è affidata la gestione dei rifiuti, partecipi fattivamente alla concorrenza degli obbiettivi succitati.
Ciao e buon lavoro,
Laura Lazzarini
Membro del Direttivo del Comitato Sarzana, che botta!
Il salvataggio di Acam, cara Sara Frassini, rischia di diventare un alibi. E’ il Comune di Sarzana e la sua classe dirigente (in questo caso maggioranza e opposizione) che sembra non voler fare il salto “culturale” verso la strategia Rifiuti Zero. Quando alla Spezia, azionista di maggioranza di Acam, il sindaco Massimo Federici e l’assessore Laura Ruocco, hanno deciso di prendere il problema per i capelli, Acam ha avviato il porta a porta. E non in un piccolo quartiere come Marinella di Sarzana. Ma in tutti i quartieri del Levante spezzino: 40 mila abitanti. Risultato in due anni: raccolta differenziata balzata dal 26 al 69 per cento. Questi sono dati di fatto, non slogan di demagoghi populisti. Invece tu Sara ti accontenti di osservare che i Comuni che in Italia hanno attuato Rifiuti Zero sono solo lo 1,6%. Dunque meglio essere fanalini di coda come tutta la Liguria, che rischia la procedura d’infrazione e costose penali da parte dell’Europa per merito delle giunte Biasotti (Forza Italia) e Burlando (PD)? Sarzana una volta era ambiziosa anche in campo ambientale. Nel 2001 era al 36% di raccolta differenziata, in linea con la legge. Ma questo fatto non ti scuote? Non ti fa dire: mah, proviamo ad ascoltare questi cittadini del Comitato Sarzana, che botta!, sebbene non siano eletti in Consiglio comunale e quindi non nostri “pari”. Forse potreste scoprire che La Spezia non è utopia, Capannori non è demagogia, Levanto non è populismo. Avendo voi consiglieri l’intelligenza per dubitare di avere ragione, fatevi assalire da un dubbio.
Il direttivo del Comitato Sarzana, che botta!