Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


Parco, alluvionati, ambientalisti, tecnici: prove di dialogo sul fiume

Per oltre tre ore e mezzo cittadini, ambientalisti e alluvionati, tecnici e amministratori hanno parlato e ragionato in modo civile di fiume, di rischio idraulico, di cause e rimedi dopo quattro alluvioni in tre anni: un miracolo.

Fabio Giacomazzi del LabTer e l'ingegner Riccardo Paita

L’iniziativa del Parco Magra Vara di organizzare due seminari, uno a Rocchetta e uno ad Arcola per confrontare opinioni partendo da punti di vista diversi e, soprattutto, da livelli di conoscenze scientifiche molto diversi, poteva apparire una sfida disperata. Invece i partecipanti che hanno gremito in ogni ordine di posti, anche in piedi, la sala del Centro Polivante di Ponte di Arcola hanno mostrato di apprezzare e cogliere lo spirito dell’iniziativa. Anche gli accenti più aspri delle signore dei Comitati degli alluvionati si sono stemperati nel clima di dialogo. In chiusura di dibattito molti presenti hanno chiesto espressamente al presidente del Parco Francesco Pisani di fissare un altro incontro a Fiumaretta.

Fiducia negli agricoltori, nei boscaioli e negli scienziati

In apertura del seminario l’ingegnere ambientale Maurizio Bacci, fondatore e membro del Centro italiano di riqualificazione fluviale, ha spiegato l’impostazione del seminario, fondata sulla raccolta di opinioni sul fiume, sulle cause delle alluvioni, raccolte tra cittadini che hanno vissuto gli eventi. Le risposte sono state messe a confronto con gli studi scientifici. Intanto dal lavoro di gruppo è emerso un dato interessante: la gente ha fiducia in modo paritario nella saggezza e nel patrimonio di conoscenze dei vecchi agricoltori e boscaioli che vivono i fiumi e gli affluenti e negli uomini di scienza, siano essi liberi professionisti, docenti universitari o tecnici dell’Autorità di Bacino. Ha scarsa fiducia negli amministratori, negli ambientalisti, nei burocrati.
Le risposte emerse sulle cause e sui rimedi rispecchiano talora luoghi comuni (gli alberi vanno tagliati tutti, il fiume è sovralluvionato), tal’altra iniziano a prestare attenzione al dibattito scientifico che si è aperto anche sui giornali.
Fabio Giacomazzi del Laboratorio di Educazione ambientale del Comune della Spezia ha illustrato il risultato del Focus Group, molto simile a un sondaggio anche se su un campione ridotto di persone.
Si fa strada l’approccio scientifico al rischio
Il dibattito in sala non si è discostato dalle risposte degli intervistati nel lavoro di preparazione. Il dato nuovo è la maggior attenzione all’approccio scientifico, anche se gli studi effettuati dalle università in questi ultimi anni o i rilievi con i sofisticati strumenti messi a disposizione dalla scienza sono rimasti troppo in secondo piano. Il fatto nuovo è che anche gli alluvionati hanno ascoltato in composto silenzio l’ingegner Riccardo Paita, fino alla scorsa estate una colonna dell’Autorità di Bacino, un tempo vista come fumo negli occhi dal “popolo alluvionato”.
All’incontro c’erano due convitati di pietra: la Provincia e la Regione Liguria, due istituzioni sotto accusa per l’inerzia mostrata nell’approntare soluzioni idonee a ridurre il rischio idraulico o, quanto meno, nell’approntare validi studi.
Proprio dal presidente del Parco Francesco Pisani è stato lanciato un atto d’accusa perché dei 350 mila mc che l’Autorità di Bacino aveva indicato di estrarre alla foce del fiume ne sono stati prelevati solo 150 per mancanza di fondi. Ha dimenticato che si continuano a stanziare soldi (600 mila euro) per una strada a Tavolara a servizio di una sola azienda e di una speculazione in capannoni che da quattro anni non decolla per la crisi del mercato. Pisani ha anche rilanciato un interrogativo che da questo sito il Comitato Sarzana, che botta! ha posto più volte: secondo quali criteri si sono decisi a maggio i 32 interventi di escavazione sul Vara con la procedura della somma urgenza senza un piano col pericolo di creare seri problemi a valle.

Il sindaco di Arcola Livio Giorgi tra l'assessore all'urbanistica Emiliana Orlandi e il presidente del Parco Magra Francesco Pisani

Prevenire disastri futuri
Da tutti gli interventi nel dibattito è venuta un’indicazione: c’è bisogno di maggiori conoscenze tecniche che conducano a interventi per ridurre almeno il rischio futuro. Quando è stato ricordato che di recente il Comitato istituzionale, organo politico dell’Autorità di Bacino, ha bocciato la proposta del proprio Comitato tecnico di bloccare le nuove costruzioni nelle zone a rischio esondazione per evitare nuove catastrofi e invertire la rotta rispetto al passato, l’unico sindaco presente, Livio Giorgi, di Arcola, ha glissato, preferendo parlare della sabbia che si è accumulata a ridosso delle briglie costruite per frenare la velocità della corrente. E’ andata così persa un’occasione di confronto sul tema.
Purtroppo è mancato il tempo per far conoscere ai presenti i rilievi sullo stato dell’alveo del Vara e del Magra effettuati lo scorso anno dalla Provincia con i più avanzati sistemi di rilevamento. Un maggior numero di dati scientifici forse non sarebbe guastato per allargare le conoscenze di tutti i partecipanti. Ma è pur vero che in tre ore è già un miracolo aver fatto parlare persone tanto diverse tra loro per punti di partenza.

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Data
sabato, 26 gennaio 2013

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