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Il Vara era eroso, non sovralluvionato. Dragaggi inutili o dannosi?

Articolo di Carlo Ruocco
Dopo l’alluvione del 25 ottobre 2011 gli alvei del Vara e, probabilmente, del Magra erano erosi, non sovralluvionati. Lo avevano appurato i rilievi effettuati col sistema LIDAR e messi a disposizione della Provincia e dei Comuni dalla Regione il 29 dicembre (Alluvione Burlando comunica i dati). E otto giorni prima erano noti i risultati di quattro rilevamenti effettuati in altrettanti siti strategici lungo il Vara sempre con i sofisticati strumenti del LIDAR, messi a disposizione dalle Regione Friuli: l’alveo era stato eroso dalla piena (Alluvione Nota LIDAR 12:11). Ne furono informati la Provincia, tutti i comuni della Val di Vara, il comune di Santo Stefano, il cui sindaco Juri Mazzanti rappresenta i colleghi della Val di Magra nel Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, Vezzano Ligure e, ovviamente, l’AdB del Magra.

Lavori di dragaggio nell'alveo del fiume Vara

La scienza spazza via i luoghi comuni
La verità scientifica spazzava via tutti i luoghi comuni che i politici di ogni livello (regionale, provinciale, comunale) avevano snocciolato nelle settimane precedenti, accusando ambientalisti e Autorità di bacino di non aver consentito il dragaggio dei corsi d’acqua. Ovviamente di quei risultati scientifici le autorità politiche si sono ben guardate dal darne notizia alla stampa e alle varie reti rediofoniche e televisive.
La Provincia fa spallucce
Anzi la Provincia sette mesi dopo ha dato il via a un massiccio piano di escavazioni nel Vara senza alcuno studio organico e sottraendo i progetti di dragaggio al parere dell’Autorità di Bacino in barba a un altro documento rimasto “top secret”: un decreto del commissario straordinario alla Protezione civile Claudio Burlando che prescriveva che la gestione degli interventi negli alvei dei fiumi fosse assegnata alla Difesa del suolo della Regione col parere dell’Autorità di Bacino (Alluvione Decreto Burlando Gestione Interventi).
La Provincia ha aggirato il decreto del Commissario straordinario alla Proteszione civile Burlando invocando la procedura della “somma urgenza”. Sette mesi dopo il disastro!
(Alluvione Dragaggi “somma urgenza”).
Non avendo denari a disposizione per le risagomature, è ricorsa al metodo della compensazione: le ditte chiamate a operare si prendono migliaia di metri cubi di ghiaia. Un business milionario.
La verità scientifica era nota
Eppure la nota del Dipartimento Ambiente della Regione Liguria a firma del dirigente Renzo Castello, che oggi siamo in grado di pubblicare, diceva testualmente: “I risultati di tali elaborazioni hanno messo in luce come il bilancio sedimentario per il tratto di fiume indagato risulti negativo per ognuno dei quattro tratti, con volumi di materiale eroso maggiori rispetto a quelli depositatisi nel periodo di tempo intercorso tra i due rilievi”.
L’altro rilievo con tecnologia LIDAR a cui la nota fa riferimento risaliva al novembre 2008.
E’ vero che il confronto è stato fatto in quattro punti del Vara alla confluenza con affluenti. Ma ciò avrebbe dovuto indurre la Regione Liguria ad approfondire lo studio su tutto il bacino, come ha fatto la Regione Toscana per il tratto lunigianese del Magra.
Anche il Magra “toscano” non è sovralluvionato
Ebbene proprio lo studio della Toscana, presentato al convegno interuniversitario di Genova e Firenze del 5 novembre a cui ha presenziato l’assessore regionale all’ambiente Renata Briano, ha confermato che l’alveo del Magra nei mesi successivi all’alluvione del 25 ottobre 2011 si è alzato di soli due centimetri.
Dunque per procedere a massicci interventi di dragaggio la Provincia, presidente Marino Fiasella (oggi commissario straordinario) e l’assessore Maurizio Giacomelli (oggi in corsa per un posto nel consiglio di amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio per evidenti meriti acquisiti sul campo) avrebbero dovuto provare che il Vara era sovralluvionato per giustificare interventi per un valore di cinque milioni di euro.
Il trucco della “somma urgenza”
Invece hanno invocato la “somma urgenza”. Nel novembre 2011? Macché, nel maggio 2012. Le procedure di somma urgenza consentono di evitare il parere dei tecnici dell’Autorità di Bacino, unico organo competente per legge dello Stato per la gestione dell’alveo dei fiumi.
Nonostante che il 15 giugno 2012 l’Autorità di Bacino abbia eccepito sul ricorso alla “somma urgenza” (questo il documento già apparso sul nostro sito Alluvione AdB 15.6.12 a Regione ), la Provincia è andata avanti. Il business non si poteva fermare?
E la Regione Liguria? E il commissario straordinario alla Protezione civile Claudio Burlando?
Il 25 novembre 2011 emana un decreto ineccepibile. Forse nel timore di non essere stato chiaro Burlando precisa l’obbligo per i soggetti attuatori (Comuni e Provincia) di acquisire il parere dell’Autorità di Bacino previsto dal Piano e l’autorizzazione idraulica ai sensi del R.D. 523 del 1904. Era un decreto di maniera? Di certo la Difesa del suolo della Regione si è voltata dall’altra parte.
Eppure sul sito Appalti della stessa Regione è ben spiegata “la somma urgenza” (Alluvione Somme urgenze Regione Liguria). Sindaci, assessori, consiglieri se lo leggano.
Cercasi “il giudice di Berlino”
C’è da chiedersi anche che ruolo abbiano le Procure della Repubblica e della Corte dei Conti, investite da più esposti.  Ancora una volta in assenza di un corretto funzionamento delle istituzioni (che non fanno rispettare i loro decreti) si è costretti a invocare come il mugnaio di Bertolt Brecht “il giudice di Berlino”.

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Data
giovedì, 20 dicembre 2012

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