Supermercato di Romito, l’inchiesta rivela: rischio elevato, il Comune sapeva
articolo di Carlo Ruocco. Ha collaborato Roberta Mosti
Subito dopo l’alluvione del 25 ottobre scorso il Comune di Arcola inviò propri tecnici a Romito Magra per verificare il battente raggiunto dalla piena nell’area dove dovrebbe sorgere un centro commerciale e residenziale: era molto più alto di quello previsto nella peggiore delle ipotesi nelle carte del Piano di Bacino. Ma non comunicò il dato all’Autorità di Bacino. Si tenne l’esito dell’accertamento in un cassetto. Inviò invece una relazione tecnica redatta da un consulente della Cofema, che indicava un battente più basso compatibile con il progetto di insediamento residenziale-commerciale. E’ questo l’esito più clamoroso dell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore della Repubblica Luca Monteverde con l’ipotesi di illecito edilizio. C’è di più. Il consulente tecnico della Procura ha confermato: l’altezza raggiunta dalla piena è quella rilevata (e nascosta) dai tecnici del Comune ed è incompatibile con le previsioni urbanistiche.
L’inchiesta, che fino ad oggi non vedeva nessun pubblico ufficiale indagato, è a una svolta.
Fino a questa clamorosa scoperta degli investigatori del Corpo Forestale dello Stato, che coadiuvano il dottor Monteverde, il caso del centro commerciale di Romito si presentava come una diatriba tra Regione, Comune, Autorità di Bacino e ambientalisti sull’attualità di un simile progetto dopo l’alluvione del 25 ottobre, che aveva esondato pesantemente l’area.
Il 6 dicembre scorso la Regione annuncia una norma che blocca i progetti in aree esondate. I Comuni per procedere con i piani avrebbero dovuto ottenere un via libera dell’Autorità di Bacino da rilasciarsi in sessanta giorni dalla data del decreto regionale. La scelta della Regione Liguria seguiva quella ben più drastica della Regione Toscana di bloccare tutti i progetti in aree a rischio. Burlando l’aveva annunciata nei giorni precedenti sui giornali, sulle emittenti radiotelevisive.
Il 7 dicembre, dal momento che il decreto non era ancora pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria, il Comune di Arcola, pressato dalla Cofema, che ha comprato l’area in base alle previsioni di Piano Regolatore, concede il permesso di costruire, prendendo per buono il rilievo privato sul battente di piena e dimenticando in un cassetto quello dei tecnici comunali.
Dopo 15 giorni il decreto appare sul BURL. Il Comune non può far finta di non sapere. E decide di chiedere il parere all’Autorità di Bacino. E qui inizia uno scaricabarile di responsabilità tra le istituzioni, di cui fanno le spese le imprese, che non hanno un quadro normativo certo. La Regione con una norma che “vieta e non vieta” di costruire nelle zone esondate ha scaricato sulle Autorità di Bacino. I tecnici dell’Autorità in 45 giorni si sono trovati a esaminare 54 progetti in aree esondate presentate da vari Comuni (e questo la dice lunga sulla coscienza dei nostri amministratori e sulla saggezza degli urbanisti che hanno redatto i piani). L’Autorità di Bacino adotta una formula che suggerisce alla Regione (suo “datore di lavoro”) cosa sarebbe necessario per fare le cose seriamente: uno studio approfondito che stabilisca la compatibilità dei nuovi insediamenti con la situazione emersa dopo l’alluvione. Ma indirizza questa risposta ai Comuni, i quali dicono: <Noi studi approfonditi? Ma non siamo in grado di farli. Li dovete fare voi>. Giusto in teoria. Ma non certo in 45 giorni e non certo da un organismo (l’Autorità di Bacino) in smobilitazione dal 2006 in base al Testo Unico sull’ambiente.
Il Comune di Arcola, dopo aver battibeccato con Regione e Autorità di Bacino, a cui – secondo le indagini della Procura – aveva occultato i propri rilievi, decide di andare avanti. Le ruspe della Cofema partono a pieno ritmo per costruire un nuovo argine, per alzare il livello del terreno, per scavare per le fondamenta. Ma il 28 febbraio arriva la Forestale con l’ordine di sequestro del cantiere. Sembra la conclusione di un’indagine. E’ solo l’inizio.
Bella la ricostruzione dela vicenda Basko-Cofema di Romito! Mi pare che denudi come meglio non si poteva gli incesti pubblico-privato alle nostre latitudini. Dieci, cento articoli come questo!!
Pino Meneghini