Sarzana, che Botta!

« Se le amministrazioni non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori »

Corrado Guzzanti


Piano Botta: i giovani diplomati e laureati fuori dagli accordi Coop – Comune

Ci sono le smentite che non smentiscono. E silenzi fin troppo eloquenti. Quella della Cooperativa “2 Dicembre” sul nostro articolo, inviata al quotidiano La Nazione, ma non a noi, in cui denunciavamo che nei primi studi preliminari erano stati impegnati sette geometri tutti genovesi con buona pace dei diplomati e laureati sarzanesi, è un esempio da manuale di “non smentita”. Il silenzio del sindaco Massimo Caleo e di tutti i consiglieri comunali ed esponenti politici e sindacali che si affannarono ad attaccare il Comitato Sarzana, che botta! “insensibile ai problemi dei giovani disoccupati a cui il Piano Botta avrebbe dato risposta” è quanto meno fragoroso.
Noi abbiamo riferito nomi e cognomi dei sette professionisti genovesi, impegnati nei rilievi nei palazzi circostanti l’area del Piano Botta, e che i lavori di scavo saranno eseguiti dalla società Valle di Arenzano (Genova). Giancarlo Moretti presidente della Cooperativa “conferma il pieno impegno al rispetto dell’accordo del settembre 2009 con l’ANCE Spezia e il Comune di Sarzana”. Si riferisce all’accordo – auspice il sindaco Caleo – che dovrebbe assicurare il 40 per cento dei lavori alle imprese spezzine. Ma noi abbiamo solo rilevato che i primi incarichi professionali sono stati dati – sette su sette – a geometri genovesi. Cosa ci vuol dire Moretti? Che il sindaco Caleo non si è preoccupato di inserire nell’accordo i tecnici e i professionisti spezzini? Un’accusa neppure tanto velata, che Caleo non deve aver gradito. Così stando le cose sarà ancora costretto a raccomandare i giovani diplomati e laureati sarzanesi per un posto da commesso (all’Ipercoop che raddoppia ora che Bennet ha rinunciato).
Ne approfittiamo per una richiesta: perché quell’accordo, che viene sbandierato da Moretti e dal presidente della Cassa edile Marco Ferramosca non viene reso di pubblico dominio in tutte le sue parti?
E perché Moretti non risponde all’altra domanda: a chi va il 60 per cento dei lavori?

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Data
venerdì, 10 febbraio 2012

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