Mafie, il business è il cemento. Dalla Chiesa: puntano al controllo delle città
“Dicono che al Nord le mafie non si vedono, perché sono in borsa, nell’alta finanza. No, al Nord come al Sud la criminalità punta al controllo del territorio. Anche col lavoro. Il loro business è il ciclo del cemento, il movimento terra, le costruzioni e il commercio”.
Nando Dalla Chiesa insegna sociologia alla Statale di Milano. E’ il figlio del generale-prefetto ucciso nel 1982 dalla mafia. Per lui la lotta alla mafia è “un affare di famiglia”. L’ha conosciuta da vicino. La conosce, la studia e la denuncia. Invitato a parlare dall’associazione Libera, ha messo in guardia da tre categorie di persone, le tre C: i complici, i codardi, i cretini.
I complici li trovano al Nord nei politici corrotti, negli imprenditori senza scrupoli che si prestano a vincere gli appalti con l’obbligo di fornire alle imprese mafiose i subappalti. I codardi sono tutti quelli che vedono, capiscono, tacciono, illudendosi di non essere prima o poi coinvolti. I cretini sono coloro che pensano che le mafie al Nord abbiano cravatta, camice bianche e doppiopetto. “No. i criminali disprezzano i colletti bianchi – spiega Dalla Chiesa – Li usano per riciclare i denari illeciti. Ma non si fidano. A meno che non siano persone di famiglia, cioè legati dal vincolo associativo mafioso”.
Al Nord le grandi organizzazioni criminali si sono infiltrate venti anni fa. Oggi controllano interi comuni. Ma attenzione: trovano terreno fertile dove la corruzione, l’illegalità nella pubblica amministrazione è già diffusa. Dalla Chiesa porta un esempio dell’hinterland milanese. Due comuni confinanti: Cologno Monzese e Melzo. Il primo amministrato senza regole. Il secondo ha nella programmazione del territorio, nella trasparenza e nella partecipazione attiva dei cittadini. A Cologno Monzese la ‘ndrangheta si riunisce nei bar, controlla i voti, a Melzo non è conosciuta. Gli ha fatto eco il prefetto della Spezia: “Il rispetto della legalità, anche nei piccoli atti, è il primo antidoto alle infiltrazioni”. Un monito anche per la comunità sarzanese.