Il Piano Botta fa acqua …. dal sottosuolo. Timori per la stabilità dei palazzi
di Carlo Ruocco
Le signore che la settimana scorsa hanno assistito ai primi carotaggi compiuti nei terreni tra via Muccini, via VIII Marzo e via Ronzano, preliminari tecnici del Piano Botta, raccontano di due alte colonne d’acqua che si sono levate non appena le trivelle sono penetrate in profondità. E’ il segno che sotto quei terreni vi è una falda d’acqua in pressione. I vecchi sarzanesi non si meravigliano: correva o no in piazza Martiri, dove l’impresa di Gennaro Miranda dovrebbe costruire parcheggi sotterranei, il vecchio letto del Calcandola? E cosa credevano di trovare vino?
Lo sa bene l’impresa Musetti, che ha riconvertito in residenziale l’ex pastificio Biava in via Muccini: per mesi furono costretti ad aspirare acqua con idrovore per realizzare i parcheggi sotterranei e a costruire un muro di contenimento con cementi speciali.
Lo sanno bene gli abitanti del palazzo dove si trova il Banco di San Giorgio (ex commerciale): furono costretti a installare delle pompe perché i sotterranei si allagavano, provocando gravi danni.
Lo sapevano bene i progettisti e i costruttori dei palazzi di via VIII Marzo: nessuno di quegli edifici ha garage interrati. Sapevano che sotto avrebbero trovato acqua. Anzi il primo palazzo, il numero 1, è addirittura sopraelevato rispetto alla strada.
Per carità – dicono – con le moderne tecnologie si può fare tutto. Non abbiamo dubbi. Ma ci sia consentita una domanda piccola, piccola: tutta quell’acqua deviata dai muri di contenimento di Biava, quella che sarà deviata dai muri di contenimento dei palazzi Botta, dove s’indirizzerà? Lo sanno dire i tecnici del Comune che hanno valutato i progetti, il geologo castelnovese Moracchioli, che su commissione delle Cooperative ha svolto la perizia geologica, che avrebbe dovuto vedere come committente il Comune e non dei soggetti privati, trattandosi di una variante d’iniziativa pubblica?
Per costruire i due piani di garage dovranno scavare per dieci metri di profondità. Dire che la cosa preoccupa gli attuali residenti dei condomini circostanti è un eufemismo.
Non a caso tutti hanno risposto picche alla pretesa della Cooperativa 2 Dicembre di effettuare sopralluoghi nei palazzi e nelle case nei giorni da essa fissati senza concordarli preventivamente con i condomini. Vogliono consultare professionisti di loro fiducia, farli presenziare ai rilievi, vedere i progetti esecutivi, chiedere misure di sicurezza che i loro tecnici indicheranno.
Il terremoto ha poi costituito un severo monito. I palazzi ad arco retto progettati da Mario Botta inquietano: quei due piani di appartamenti sospesi nel vuoto a quindici metri dal suolo fanno tremare tutti coloro che non hanno dimestichezza con i calcoli del cemento armato. “Chi sa se Botta ha mai costruito quelle scatole bucate in Giappone”, si chiedeva una signora.
Se avessero almeno interpellato l’ufficio sismico regionale prima dell’adozione in consiglio comunale, ci sarebbe minore preoccupazione. Ma all’ex procuratore Rodolfo Attinà che, presente il sindaco Caleo, contestò “l’anomalia” alla vigilia della prima adozione del Piano da parte del consiglio comunale, quindi ancora in tempo per riparare, l’ingegner Franco Talevi candidamente rispose: “Ma noi non abbiamo mai richiesto il parere antisismico per i piani!”. E’ uno dei rilievi del ricorso al TAR del Comitato “Sarzana, che botta!”.
Neppure all’Aquila seguirono le procedure antisismiche nei piani urbanistici. La differenza tra amministratori previdenti e amministratori superficiali è che i primi tengono di gran conto lo scopo di una legge, i secondi fanno gli scongiuri.
a proposito di appartamenti sospesi a 15 metri fategli vedere quello che è successo in Abruzzo “www.strutturista.com/2009/04/terremoto-in-abruzzo-il-meccanismo-di-piano-soffice-nel-crollo-degli-edifici/
ciao