Magra: per la sicurezza di Bocca e Fiumaretta inutile dragare la foce. Lo scrive il DICAT
Queste le conclusioni dello studio del professor Giovanni Seminara e dei ricercatori Michele Bolla Pittaluga e Rossella Luchi del Dipartimento di Ingegneria delle costruzioni, dell’ambiente e del territorio dell’Università di Genova. Lo studio è stato eseguito su incarico della Regione Liguria, consegnato ai Comuni e alla Provincia e gelosamente custodito nei cassetti.
In calce trovate il link del testo integrale, per chi volesse approfondire.
Conclusioni
Le richieste della Regione
1. determinare e quantificare il grado di riduzione delle condizioni di rischio conseguibile attraverso il dragaggio del tratto terminale del Fiume Magra;
2. accertare la stabilità nel tempo della configurazione dell’alveo realizzata attraverso interventi di dragaggio;
3. identificare le eventuali adeguate azioni successive che risulterebbero necessarie al fine di garantirne il mantenimento.
Conclusioni dello studio:
L’evento del 23-25 Dicembre 2009 : una portata al colmo intorno a 4050 m3/s, cui corrisponde un periodo di ritorno all’incirca trentennale.
Ipotizzando che:
1) l’alveo del tratto focivo dal 2003 sia stato dragato per 600.000 m3 di sedimenti
2) l’assetto dell’alveo post dragaggi sia rimasto inalterato fino al gennaio 2009, la portata al colmo dell’evento del 23-25 dicembre 2009 si sarebbe ridotta al massimo di 45 cm. nell’intero tratto.
Anche se i dragaggi avessero carattere di stabilità (e non `e questo il caso in esame) o fossero eseguiti permanentemente, i loro effetti sulla riduzione del rischio di esondazione del tratto terminale del Magra sarebbero modesti, contribuirebbero cioè assai poco alla messa in sicurezza di un territorio rivierasco l’effettuazione completa del programma di dragaggi nel 2003 sarebbe stata in gran parte vanificata dai processi di deposito conseguenti agli eventi che hanno sollecitato l’alveo nel periodo 2003-2008, sicché le condizioni dell’alveo all’arrivo della piena del Gennaio 2009 sarebbero state prossime a quelle del 2003!
Lo strumento dragaggi è uno strumento innaturale: esso ignora che il profilo attuale del fondo del tratto focivo del Magra non è affatto il risultato di un processo di sovralluvionamento del corso d’acqua: è un assetto di quasi-equilibrio, soggetto a fluttuazioni nel corso degli eventi di piena, ma ripristinato dai deflussi ordinari successivi agli eventi di piena.
MANTENERE UN ALVEO CON FONDALE DI PROFONDITA’ MAGGIORE RICHIEDEREBBE CONTINUI DRAGAGGI CON COSTI NOTEVOLI E LA CONSEGUENZA DI INTERROMPERE L’APPORTO DI SEDIMENTI AI LITORALI
Avallare la tesi secondo la quale, attraverso un intervento, quello di periodici dragaggi, costoso e sostanzialmente inutile allo scopo conclamato, si ottenga un significativo beneficio per la difesa dalle esondazioni del tratto terminale del Magra, significherebbe illudere la popolazione rivierasca.
Onestà intellettuale esige che si distingua fra due scopi, entrambi importanti, ma del tutto indipendenti:
1. Il primo scopo è quello di difendere i territori rivieraschi dalle esondazioni: questo obiettivo, ottenibile attraverso gli strumenti predisposti dal Piano per le aree esterne ai costruendi rilevati arginali, trarrebbe, a opinione di chi scrive, notevole vantaggio da una riconsiderazione attenta dei benefici che si ricaverebbero attraverso la realizzazione di un’adeguata opera di scolmo, che estenderebbe i suoi favorevoli effetti anche agli insediamenti interni ai costruendi rilevati.
2. Il secondo è quello di mantenere la navigabilità del tratto di Magra in esame: come dimostrato in precedenza, tale obiettivo si può ottenere, mantenendo la continuità del trasporto solido atta a non alterare l’attuale equilibrio dei litorali, attraverso interventi di sistemazione del tratto focivo del corso d’acqua, con impatto ambientale modesto e costo paragonabile con quello dei dragaggi.
Distinguere gli scopi non è solo un dovere ma può anche contribuire a mobilitare contributi da parte di tutti i soggetti coinvolti, condizione indispensabile per rendere la realizzazione delle opere praticabile in tempi ragionevoli.
Alluvione Studio Seminara marzo 2011 (scarica il PDF dello studio)