Magra, nuovi rischi. Serve un concorso di idee per fare prevenzione a basso costo
Ad ogni alluvione si torna a parlare della necessità di fare prevenzione. “Prevenire è meglio che curare”, “Costa meno la prevenzione del risarcimento dei danni e della ricostruzione”. Tanta saggezza – alla luce delle esperienze passate – si volatizza nel giro di qualche mese. Mancano le risorse, ripetono gli amministratori a tutti i livelli. Dato lo stato delle finanze pubbliche, c’è poco da discutere. Ma non si può aspettare la prossima alluvione sperando in Dio.
E se provassimo a lanciare un concorso di idee tra geologi, ingegneri, distretti universitari, ordini professionaliper partorire soluzioni a basso costo e alto rendimento in termini di sicurezza ?
E’ una proposta che come Comitato avanziamo alle amministrazioni, Regioni Liguria e Toscana in testa. Se non accolta, potrebbe essere una sfida che gli ordini professionali potrebbero far propria di fronte all’immobilismo di idee della politica paralizzata troppo spesso da veti incrociati o interessi contrapposti.
La proposta parte da tre considerazioni.
L’intervallo in cui si ripetono forti precipitazioni si è terribilmente ridotto. Il fiume Magra è straripato con gravi conseguenze nel ponte dell’Epifania del 2010, nello stesso anno l’antivigilia di Natale, cioè undici mesi dopo, e la settimana scorsa, dunque con un intervallo ridotto a dieci mesi.
I tempi d’intervento della nostra macchina pubblica sono dilatati. Nonostante leggi speciali, la capacità di mettere mano a importanti opere di salvaguardia del territorio intempi rapidi è assai ridotta (evitiamo di entrare nell’increscioso capitolo dell’uso spregiudicato dei poteri straordinari affidati alla Protezione civile o ad altre figure istituzionali).
Il bilancio dello Stato non consente nel breve periodo di sognare gli importanti stanziamenti che sarebbero necessari. Su questo punto ci cembra inutile soffermarci, dal momento che solo oggi sono stati sbloccati i fondi per l’alluvione del 2010.
Obiettivo non secondario del concorso d’idee: mobilitare le migliori competenze nazionali in materia di tutela del territorio.
Intanto portiamo il nostro piccolo contributo per quanto riguarda il nostro territorio, segnalando alcune emblematiche situazioni a rischio. Ci scusiamo per la qualità di alcune fotoscattate dall’auto. Invitiamo i nostri lettori a segnalare altre situazioni di rischio, anche con materiale fotografico.
Riportiamo l’intervista rilasciata dal Segretario del Comitato Sarzana, che botta! Carlo Ruocco:
Il commento è in realtà un’idea di progetto che necessita di approfondimenti tecnico economici per confermarne la fattibilità.
La prevenzione costa meno, ma costa e i soldi non si trovano per rimediare ai disastri figuriamoci per prevenirli.
L’unico modo per prevenire (o rimediare al) dissesto idrogeologico è coinvolgere la popolazione residente che ha tutto l’interesse a valorizzare la vocazione turistica dei nostri luoghi e ad impedire che l’economia generale venga penalizzata da eventi come quello del 25 ottobre.
L’idea nasce dalla premessa che la Provincia di La Spezia risulta in Italia, se non ricordo male, quella con la percentuale più alta di territori boschivi.
L’obiettivo è quello di rendere autosostenibili le attività di manutenzione delle zone boschive per diminuire l’erosione delle colline ed i fenomeni franosi.
L’attività consiste nella costruzione di una o più fabbriche di “pellets” con rifornimento di materia prima e consumo del prodotto finale a “Kilometro Zero”.
A queste unità di produzione di pelletes, previa verifica tecnico economica,può essere affiancata una “Power Plant” per la produzione di energia elettrica da biomassa legnosa (cippato). Queste centrali si remunerano vendendo l’energia prodotta al GSE a tariffe di favore (€ 0,18 KW, garantite per 15 anni) a condizione che utilizzino fonti rinnovabili. Le risorse finanziarie necessarie si possono reperire attraverso la costituzione di una SPA etica ad azionariato diffuso che non redistribuisca dividendi ma qualità del territorio ( spa e non cooperativa perchè l’assemblea dei soci che hanno sottoscritto le quote del capitale è molto più efficace e rigorosa nella gestione e nel controllo della società).
La condizione fondamentale per il successo di questo progetto è la disponibilità della popolazione a donare ore di lavoro almeno nella fase di start up della SPA.
Le operazioni di pulizia dei boschi e di raccolta del materiale legnoso devono essere accompagnate dalla sistemazione minuta dei crinali.
Le competenze e la guida delle operazioni devono essere essere affidate agli enti pubblici che attraverso geologi, tecnici agrari e forestali indichino cosa occorre fare e quali risorse prelevare.
Le ricadute possono essere significative in termini di occupazione e di rivitalizzazione ecocompatibile di zone oggi abbandonate.
Inoltre la presenza diffusa di persone attente al rispetto delle regole e della natura aumenta il controllo sul territorio stesso e limita fortemente la possibilità di abusi e di danni all’ecosistema.
A disposizione per approfondire l’idea di progetto.
Cordiali saluti
Marco Balzi
Ci può fornire il suo indirizzo email (scrivere a sarzanachebotta@gmail.com)? Cordiali saluti
Spett.le comitato Sarzana che Botta,
mi permetto di puntualizzare un aspetto che mi pare non adeguatamente valutato dalla Vs. lodevole iniziativa.
Le tecnologie per rimediare e prevenire i disastri ambientali, dovuti alla pioggia e all’erosione naturale, esistono da tempo e in Italia operano tra i migliori geologi e ingegneri ambientali attualmente in circolazione, ma per progettare iniziative efficaci dovete coinvolgere, principalmente, gli economisti: gli unici in grado di indicare come ottenere la fattibilità di un progetto.
Se non ci sono soldi pubblici, per finanziare diffusi piani di messa in sicurezza di crinali e versanti, qualunque progetto risulterà caro per cui la creatività e l’innovazione dovranno essere indirizzate al reperimento delle risorse.
Cordiali saluti
Marco Balzi