Viaggio lungo il fiume Magra tra degrado, incuria e inciviltà
Diario di una gita al Parco Montemarcello-Magra: prima del disastro.
di Simona Giorgi e Davide De Antoni
La prolungata stagione estiva che ci sta regalando magnifiche giornate di sole, favorisce il trascorrere del tempo libero, all’aperto.
L’idea che nasce è quella di avvicinare la zona del Parco nel punto più favorevole ai cittadini sarzanesi: Battifollo.
Dal centro della città, l’ingresso del Parco è raggiungibile, oltre che in auto, camminando per circa venti minuti, in bicicletta o in autobus.
Decidiamo – Davide ed io – per una passeggiata lungo Via Brigate Partigiane U. Muccini dove i marciapiedi sono stati realizzati solo a tratti saltuari e dove non è presente una pista ciclabile.
Giunti a Battifollo troviamo la prima indicazione utile: il percorso sembra interessante con gli oltre quattro chilometri fino alla località Bradiola (foto 1).
Non è incoraggiante la presenza di una sorta di deposito aperto che, con il suo disordine, fa presagire una certa incuria (foto 2).
Proseguiamo e compiuti pochi passi ecco sulla nostra destra una vera e propria discarica (foto 3) di mobilio – forse – superfluo, bellamente gettato tra la vegetazione non ancora abbastanza folta da nasconderlo.
Ed ecco il cartello in cui la raffigurazione gioiosa di bambini che giocano (foto 4) rinfranca le nostre speranze: ora siamo veramente nel Parco!!
Nel nostro immaginario anticipiamo, erroneamente, la visione gioiosa che si presenterà, capovolta, di lì a poco. Un luogo che dovrebbe essere fruibile da parte di famiglie, persone in cerca di relax e benessere psico-fisico in un più stretto rapporto con la natura, o semplicemente cittadini che si divagano in tranquillità, è invece congelato in un’istantanea del dopo-esondazione.
Ammassi di legname accatastato dalle acque del fiume, come barriere e probabile problema al prossimo aumento di portata d’acqua (foto 5), plastica e polistirolo – anche a penzolare dai rami degli alberi – , sporcizia e rifiuti, sentieri impraticabili da chi non è munito di attrezzi da sfalcio (foto 6 e 7), pneumatici, tracce di fuochi e residui metallici (foto 8 e 9) e l’elenco potrebbe continuare..
E’ evidente che un simile stato di abbandono richiede urgenti interventi e che le alluvioni debbono essere sì considerate criticità, ma non certamente alibi per immobilismo e passività.
E se la scarsità di fondi economici impedisce davvero all’Ente istituito di prendersi cura del suo territorio, probabilmente si potrebbe sollecitare una collaborazione con la associazioni di volontariato, i centri sociali, il Club Alpino Italiano (non trascurabile per le utili indicazioni che potrebbe fornire per la pulizia dei percorsi).
Non essendo interventi strutturali o di ingegneria ambientale, probabilmente basterebbe un po’ di consapevole dedizione.
Da sempre sostengo ( non da esperta scienziata ma da semplice casalinga ) che per la riqualificazione del nostro territorio non occorrerebbe che il riordino :
-spazzare
-spolverare
-arredare
-animare
-utilizzare
-conservare
Si darebbe automaticamente maggior valore economico al territorio e a tutte le sue realtà , e si creerebbero posti di lavoro anche molto qualificati : chi non ambisce infatti a vivere e a produrre in un luogo pulito e ben organizzato ?
Sono d’accordo con la Sig.ra Fiori. Si cominci dalla semplice pulizia e normale manutenzione. Bisogna invertire la china al degrado che sembra inarrestabile, non soltanto nel parco…ma dappertutto. Se, poi, vogliamo approfondire il tema del Parco e vogliamo parlare anche un po’ di Montemarcello…se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
Il Parco non è ridotto come si vede ma, andando avanti, ancora peggio, per non parlare di Ameglia e Montemarcello. Una gestione vergognosa del territorio ma una gestione ineccepibile dell’Ululone che ci costa già 100.000 (centomila) euro e, sicuramente, in questo degrado, avrà un ambiente ideale.