Sarzana, che Botta!

« Quando il cittadino è passivo è la democrazia che s’ammala »

Alexis de Tocqueville


Viaggio lungo il fiume Magra tra degrado, incuria e inciviltà

Diario di un cittadino qualunque.
Gita al Parco Montemarcello-Magra: l’ingresso.
di Simona Giorgi e Davide De Antoni
La prolungata stagione estiva che ci sta regalando magnifiche giornate di sole, favorisce il
trascorrere del tempo libero, all’aperto.
L’idea che nasce è quella di avvicinare la zona del Parco nel punto più favorevole ai cittadini
sarzanesi: Battifollo.
Dal centro della città, l’ingresso del Parco è raggiungibile, oltre che in auto, camminando per circa
venti minuti, in bicicletta o in autobus.
Decidiamo – Davide ed io – per una passeggiata lungo Via Brigate Partigiane U. Muccini dove i
marciapiedi sono stati realizzati solo a tratti saltuari e dove non è presente una pista ciclabile.
Giunti a Battifollo troviamo la prima indicazione utile: il percorso sembra interessante con gli oltre
quattro chilometri fino alla località Bradiola (foto 1).

Diario di una gita al Parco Montemarcello-Magra: prima del disastro.

di Simona Giorgi e Davide De Antoni

Il Fiume Magra in zona Battifollo (cliccare per ingrandire)

Il Fiume Magra in zona Battifollo (cliccare per ingrandire)

La prolungata stagione estiva che ci sta regalando magnifiche giornate di sole, favorisce il trascorrere del tempo libero, all’aperto.

L’idea che nasce è quella di avvicinare la zona del Parco nel punto più favorevole ai cittadini sarzanesi: Battifollo.

Dal centro della città, l’ingresso del Parco è raggiungibile, oltre che in auto, camminando per circa venti minuti, in bicicletta o in autobus.

Decidiamo – Davide ed io – per una passeggiata lungo Via Brigate Partigiane U. Muccini dove i marciapiedi sono stati realizzati solo a tratti saltuari e dove non è presente una pista ciclabile.

Giunti a Battifollo troviamo la prima indicazione utile: il percorso sembra interessante con gli oltre quattro chilometri fino alla località Bradiola (foto 1).

Simona foto 1 -2

Non è incoraggiante la presenza di una sorta di deposito aperto che, con il suo disordine, fa presagire una certa incuria (foto 2).

Proseguiamo e compiuti pochi passi ecco sulla nostra destra una vera e propria discarica (foto 3) di mobilio – forse – superfluo, bellamente gettato tra la vegetazione non ancora abbastanza folta da nasconderlo.

simona foto 3

Ed ecco il cartello in cui la raffigurazione gioiosa di bambini che giocano (foto 4) rinfranca le nostre speranze: ora siamo veramente nel Parco!!

simona foto 4

Nel nostro immaginario anticipiamo, erroneamente, la visione gioiosa che si presenterà, capovolta, di lì a poco. Un luogo che dovrebbe essere fruibile da parte di famiglie, persone in cerca di relax e benessere psico-fisico in un più stretto rapporto con la natura, o semplicemente cittadini che si divagano in tranquillità, è invece congelato in un’istantanea del dopo-esondazione.

simona foto 5

Ammassi di legname accatastato dalle acque del fiume, come barriere e probabile problema al prossimo aumento di portata d’acqua (foto 5), plastica e polistirolo – anche a penzolare dai rami degli alberi – , sporcizia e rifiuti, sentieri impraticabili da chi non è munito di attrezzi da sfalcio (foto 6 e 7), pneumatici, tracce di fuochi e residui metallici (foto 8 e 9) e l’elenco potrebbe continuare..

simona foto 6-7

simona foto 8-9

E’ evidente che un simile stato di abbandono richiede urgenti interventi e che le alluvioni debbono essere sì considerate criticità, ma non certamente alibi per immobilismo e passività.

E se la scarsità di fondi economici impedisce davvero all’Ente istituito di prendersi cura del suo territorio, probabilmente si potrebbe sollecitare una collaborazione con la associazioni di volontariato, i centri sociali, il Club Alpino Italiano (non trascurabile per le utili indicazioni che potrebbe fornire per la pulizia dei percorsi).

Non essendo interventi strutturali o di ingegneria ambientale, probabilmente basterebbe un po’ di consapevole dedizione.

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Data
sabato, 22 ottobre 2011

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3 commenti per “Viaggio lungo il fiume Magra tra degrado, incuria e inciviltà”


  1. maria clotilde fiori says:

    Da sempre sostengo ( non da esperta scienziata ma da semplice casalinga ) che per la riqualificazione del nostro territorio non occorrerebbe che il riordino :
    -spazzare
    -spolverare
    -arredare
    -animare
    -utilizzare
    -conservare
    Si darebbe automaticamente maggior valore economico al territorio e a tutte le sue realtà , e si creerebbero posti di lavoro anche molto qualificati : chi non ambisce infatti a vivere e a produrre in un luogo pulito e ben organizzato ?

  2. Giuseppe Maragliano says:

    Sono d’accordo con la Sig.ra Fiori. Si cominci dalla semplice pulizia e normale manutenzione. Bisogna invertire la china al degrado che sembra inarrestabile, non soltanto nel parco…ma dappertutto. Se, poi, vogliamo approfondire il tema del Parco e vogliamo parlare anche un po’ di Montemarcello…se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.

  3. Giorgio Rossi says:

    Il Parco non è ridotto come si vede ma, andando avanti, ancora peggio, per non parlare di Ameglia e Montemarcello. Una gestione vergognosa del territorio ma una gestione ineccepibile dell’Ululone che ci costa già 100.000 (centomila) euro e, sicuramente, in questo degrado, avrà un ambiente ideale.



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