Referendum: una vittoria della Società Civile. Ora ci attende una sfida: il futuro
di Carlo Ruocco
Il referendum, come istituto di democrazia diretta e di impegno civile, è vivo nel cuore degli italiani: il quorum è stato abbondantemente superato. All’interno del quorum il plebiscito (94-95 per cento) per l’abrogazione delle quattro leggi che riproponevano le centrali nucleari in controtendenza con nazioni leader come Germania e USA, la privatizzazione della gestione del servizio idrico e la remunerazione dell’investimento (che si sarebbe scaricata sulle tariffe), la furbata del legittimo impedimento per consentire al presidente del consiglio e ai ministri di sottrarsi ai processi (anche quelli per reati comuni) come se fossero cittadini speciali, fa piazza pulita di ogni dubbio.
Più del 50 per cento dei cittadini italiani non vuole quelle leggi. E’ una maggioranza schiacciante, che lo stesso governo Berlusconi col suo 46% sul 72 per cento di votanti alle ultime politiche non può vantare. Sarà bene che su questo risultato riflettano tutti i politici, di destra e di sinistra, nazionali e locali, che troppo spesso sbandierano il risultato elettorale come se fosse un’investitura popolare eterna.
C’è una seconda riflessione che ci sembra doverosa. Oggi c’è chi tenta di capitalizzare il risultato elettorale in chiave politica e di tappezzare di bandiere di partito le piazze. Allora sarà il caso di ricordare che questi referendum – con la sola eccezione di quello sul legittimo impedimento, voluto dall’Italia dei Valori di Di Pietro, unico a raccogliere le firme per promuoverlo – sono stati fortemente voluti dalla Società Civile (associazioni ambientaliste, di consumatori, comitati). Parliamo di quella Società Civile che spesso non viene ascoltata, sovente viene guardata con fastidio, non raramente bistrattata con intolleranza da quegli stessi partiti che oggi sventolano le bandiere della vittoria.
Quante volte abbiamo sentito dire ai nostri amministratori “Cosa vogliono questi ambientalisti?”. Quante volte è stato ricordato ad associazioni e comitati che “i voti li hanno i partiti” i soli legittimati dal popolo? Ecco, i voti del referendum sono i voti della società civile su problemi concreti dei cittadini. I partiti imparino ad ascoltare di più, ad ascoltare la lezione che viene da questi referendum.
Ma una terza riflessione la devono fare tutte le componenti di questa Società Civile, associazioni, comitati. L’aver demolito il nucleare non risolve il problema energetico in Italia. L’aver sventato la privatizzazione liberista della gestione dell’acqua e degli altri servizi pubblici economici non risolve il problema dell’inefficienza dei carrozzoni e delle clientele di troppe aziende pubbliche del settore. Perché allora non aprire una sfida a partire dal livello locale e regionale (più vicini a noi) sull’efficienza energetica, sull’incentivazione delle energie alternative, sull’uso efficiente del riciclo dei rifiuti, dell’uso del bene acqua e degli altri servizi pubblici, avendo cura di informare, di coinvolgere i cittadini come abbiamo fatto col referendum?