Archistar con licenza di violentare la storia
di Laura Lazzarini
Ma alle Archistar è proprio concesso tutto in virtù della loro fama? Anche di recare insulti alla storia, al paesaggio? Lo spunto a questa riflessione ci è venuto da un nostro lettore. Ha proposto alla nostra attenzione un articolo pubblicato sulla newsletter pubblicitaria di una nota marca di prodotti per il riscaldamento.
Cos’hanno a che spartire dei costruttori di caldaie con noi di “Sarzana, che botta!”? Nulla, apparentemente, se non che entrambi siamo “diversamente sensibili” alla maestrìa dell’architetto svizzero nel cogliere lo spirito del luogo (genius loci, come Lui ama ripetere in latino aulico), ove inserire le sue opere.
In questo caso si tratta di un castello di origini medievali situato nel sud della Svizzera.
Vista la riuscita dell’intevento, abbiamo pensato di proporre all’architetto svizzero di metter mano anche alle nostre vetustà:
Vi siete divertiti? La nostra provocazione è volta a suscitare una riflessione sull’anomalia che vive l’architettura contemporanea. Con la complicità dei media si è creata una oligarchia (o casta) di professionisti a cui tutto è consentito, anche di violare l’arte tramandata nei secoli. Professionisti (non solo Botta, beninteso) ai quali è consentito di impartire dotte lezioni sul “genius loci” e operare esattamente in senso opposto. I media amplificano acriticamente il loro predicare, senza mai mettere a confronto il detto col fatto. Avete mai trovato un giornalista che, a fronte dell’ennesimo sermone sullo spirito del luogo, della storia, abbia chiesto a Botta: Scusi, ma quale nesso storico c’era tra il grattacielo circolare di sessanta metri progettato per Sarzana e ispirato alle torri dell’acqua del mantovano con la storia ligure e toscana della città?