Primo risultato della Calandriniana: il sindaco si mobilita per villa Ollandini
E’ il primo concreto risultato della nostra iniziativa “La Calandriniana dell’architettura”: il sindaco Massimo Caleo ha annunciato la promulgazione di un’ordinanza antidegrado per l’orto botanico di Villa Ollandini, un patrimonio prezioso che rischia di essere compromesso.
A sollevare il grave stato di abbandono della storica villa e del suo orto, che un tempo compariva nelle guide turistiche della Liguria per la grande varietà di specie arboree, è stato proprio il nostro Comitato la settimana scorsa, esponendo in piazza Calandrini alcune immagini del progetto di recupero trattato nella tesi di laurea al Politecnico di Milano di Silvia Lanfranchi, membro del nostro direttivo. Molti visitatori hanno apprezzato il lavoro di Silvia.
Il quotidiano La Nazione ha più volte dato risalto alla nostra iniziativa, volta proprio a valorizzare gli studi e i progetti di giovani architetti e ingegneri su valori dimenticati del nostro territorio, come cornice all’esposizione dei progetti che partecipano al concorso per ripensare via Muccini e piazza Terzi e la zona degradata del parco ferroviario.
Il sindaco ha così riscoperto Villa Ollandini e ha preso l’iniziativa di investire del problema l’attuale proprietario pubblico e la direzione dei Beni Culturali. Ovviamente si è ben guardato di citare il Comitato Sarzana, che botta!. Questione di stile. Ha perso una buona occasione per dire con Totò: “Signori si nasce. E io modestamente lo nacqui!”
Ma a noi del Comitato interessa il risultato. Per questo esprimiamo il nostro pubblico apprezzamento al sindaco (e assessore alla cultura) Massimo Caleo per gli impegni assunti. Gli fanno onore. Ovviamente vigileremo che agli impegni seguano i fatti.
Dispiace che al sindaco non sia venuta la curiosità di vedere l’esposizione del lavoro della giovane concittadina Silvia Lanfranchi. Lo avremmo accolto con piacere. Cercheremo di porre rimedio alla lacuna.
Ora esponiamo lo studio di Sara Frassini (altro membro del consiglio direttivo del Comitato) sulla Centrale Fiori, un tempo centrale idroelettrica del Canale Lunense. E’ un altro bene storico (questa volta di proprietà di un privato) in stato di degrado. La Frassini nel suo progetto nell’ambito degli studi di ingegneria urbanistica all’Università di Pisa ha prefigurato una trasformazione in museo del Canale Lunense. Gli spazi sono significativi e si potrebbe anche pensare a un utilizzo anche produttivo della costruzione (la produzione di energia riprenderà con un altro percorso).
Ora attendiamo i lavori di altri giovani, anche di altri comuni della Vallata, che abbiano svolto studi per il recupero di patrimoni abbandonati. Il nostro obiettivo è valorizzare tutte le risorse. E’ un’opera culturale sul territorio. Per questo crediamo che debba superare la polemica su altre scelte politiche.