Il Giornale dell’architettura sul concorso: “Finalmente un comitato va oltre il no”
Il concorso d’idee lanciato dal Comitato “Sarzana,che botta!” per mostrare la possibilità di soluzioni alternative al Piano Botta è approdato su una delle più prestigiose riviste italiane di urbanistica, Il Giornale dell’architettura, edito da Umberto Allemandi di Torino.
La rivista, molto pubblicizzata su Radio 3, reperibile nelle edicole, dedica all’iniziativa del Comitato gran parte della terza pagina con le immagini del progetto dello studio Parentini, premiato dalla giuria tecnica composta da docenti universitari e del progetto di Metarchitects, al momento il più votato sul sito www.sarzanachebotta.org del Comitato e, ovviamente, del Piano Botta, versione torre cilindrica di mattoni rossi.
L’articolo, a firma di Elisa Ferrato, coglie il senso dell’iniziativa in due passaggi. Il primo, “Nonostante la mancanza di vincoli paesaggistici, il bando di concorso insisteva sulla necessità di legare il progetto al territorio e al carattere dell’edilizia locale”, contiene la critica al Piano Botta, per architetture estranee alla tradizione sarzanese e ligure. Il secondo, col richiamo allo statuto dell’associazione sarzanese laddove si afferma che uno degli scopi è di “impegnarsi affinchéi cittadini possano partecipare attivamente alle scelte di pianificazione territoriale e culturale”.
Il Giornale dell’Architettura mostra di apprezzare che il Comitato non si sia fermato, come tanti movimenti, ad affermare le ragioni del No a un progetto delle amministrazioni, ma sia andato oltre, pur con i limiti della prima esperienza.
Scrive tra l’altro Elisa Ferrato: <<A Sarzana sembra essersi innescato un processo più cosciente, a contatto con le università e i professionisti esterni agli ambienti degli uffici pubblici, anche se ancora immaturo e slegato dalle scelte urbanistiche in corso di attuazione>>.
Ovviamente molto soddisfatto il Comitato e soprattutto le due giovani dirigenti, Roberta Mosti e Sara Frassini, che al concorso hanno creduto e – di fatto – lo hanno organizzato, prendendo spunto da due sollecitazioni di Franco La Cecla e di Silvano D’Alto.
<<Peccato che a Sarzana prevalga il “pensiero unico” in tutti i campi culturali – notano – Chi propone idee alternative all’amministrazione è guardato con insofferenza e addirittura con ostilità. Vorremmo che Il Festival della mente durasse 365 giorni e vedesse più attivi e protagonisti i cittadini e le associazioni sarzanesi e insegnasse che il confronto è tra idee diverse”.