Ex Mercato: carte false del Comune per demolire la prima opera di Ranieri
di Carlo Ruocco
Lo possiamo dire a chiare lettere: hanno fatto carte false per demolire il vecchio mercato di piazza Terzi, unica importante testimonianza della ricostruzione economica e sociale di Sarzana del dopoguerra, realizzato nel 1946 dalla prima giunta guidata da Paolino Ranieri.
Il falso (in un atto pubblico) l’hanno commesso i dirigenti dell’Ufficio Territorio del Comune, che hanno avviato la procedura presso il Ministero dei Beni culturali per la dichiarazione di “non interesse culturale” dell’immobile progettato da Cesare Galeazzi, uno dei massimi architetti spezzini del Novecento.
Certificata, falsamente, la proprietà del Comune
L’ingegner Franco Talevi e l’architetto Stefano Mugnaini con una comunicazione alla Direzione regionale dei Beni culturali hanno certificato che l’edificio dell’ex mercato è di proprietà del Comune di Sarzana. Hanno occultato che quel bene non faceva più parte del patrimonio del Comune, in quanto venduto alla società “Sarzana- Valorizzazione patrimonio srl” con atto rogitato il 10 dicembre 2007 dal notaio Luigi Pucci.La vendita era stata votata dal consiglio comunale il 29 ottobre 2007 (delibera 86).E’ impossibile che i due dirigenti comunali la ignorassero, se non altro perché l’ufficio tecnico ha avuto un ruolo nel fissare il prezzo di vendita del bene, valutato 6.578.635,55 euro (4.984.031,55 l’edificio “fatiscente” e 1.594.604 la piazza circostante).Si dirà: ma “Sarzana–Valorizzazione patrimonio srl” è una società interamente di proprietà comunale. E’ pur sempre una società di capitali e come tale non è compresa tra gli enti che possono avviare quel tipo di procedura. Amministratore unico con pieni poteri è Giovanni Zanardi, che ha cessato ogni incarico in Comune.
Un atto di vendita nullo
Anzi, a rigor di legge, se le leggi hanno ancora vigore a Sarzana, l’ex mercato nel 2007 non poteva neppure essere venduto senza il preventivo nulla osta del Ministero dei Beni culturali in virtù della legge 42 del 2004, in quanto bene pubblico vincolato avendo più di 50 anni e di progettista non più vivente. E’ un vizio grave, che rende l’atto di compravendita nullo.
Ma annullare quella vendita per il Comune di Sarzana potrebbe signifcare un disastro finanziario. Il nostro Comune infatti è troppo indebitato e non può contrarre altri mutui con le banche in forza del “patto di stabilità” della finanza pubblica. Proprio per raggirare il patto di stabilità in piazza Matteotti nel 2007 si erano inventati la società immobiliare alla quale sono stati ceduti il mercato e i terreni di Tavolara, incassando ossigeno per le casse comunali. Come ha fatto Zanardi a pagare? Ovviamente indebitando la nuova società con la Cassa di Risparmio della Spezia. Portando quale garanzia? Una fidejussione del Comune di Sarzana, che l’ente pubblico non potrebbe mai onorare.
I rigori della Finanziaria e il raggiro contabile
Dalla finanziaria 2008 questo “raggiro” contabile non si può più fare. Quindi il Comune non si poteva permettere di annullare la vendita e seguire la regolare procedura della legge 42, perché avrebbe dovuto restituire i soldi alla Cassa di Risparmio. E quei sei milioni di euro non li ha e nessuna banca oggi potrebbe concederglieli. Inoltre l’annullamento della vendita avrebbe ritardato il Piano Botta e questo Abitcoop Liguria e Unieco, vere ispiratrici della Variante di via Muccini, non lo avrebbero mai permesso.
Arroganza di fronte alla legge
Allora all’Ufficio tecnico hanno pensato bene di certificare il falso. In data 25 marzo 2010 hanno chiesto la “verifica dell’interesse culturale” del vecchio mercato. Franco Talevi dichiara <<sotto la propria responsabilità che gli immobili sono di proprietà dell’Ente sopraindicato (il Comune, n.d.r.), che i dati forniti sono autentici e veritieri, che gli allegati sono stati ottenuti stampando i dati inseriti via web>>.
I dati catastali, privi dell’indicazione del proprietario, sono controfirmati dall’architetto Mugnaini.
Un grande pastrocchio amministrativo, che denota soprattutto arroganza di fronte alla legge.
Il Comitato informò la direzione dei Beni culturali
Il Comitato Sarzana, che botta! è intervenuto nel procedimento ai sensi della legge 241, per portare i contributi dei professori Pietro Ruschi, docente di Restauro architettonico all’Università di Pisa, e Silvano D’Alto, già docente di sociologia urbana e rurale presso la stessa univertà, che attestavano il valore testimoniale, culturale e architettonico del vecchio mercato. Nell’intervento (era il 15 giugno scorso) il Comitato ha anche segnalato alla Direzione regionale dei Beni culturali che il Comune non era più proprietario del bene dal dicembre 2007 e che quindi non era titolato a proporre l’istanza.
Il principio di legalità sacrificato al grande business
La direzione regionale del Ministero aveva tutto il tempo di chiedere al Comune di produrre un certificato catastale, dovendo chiudere la procedura entro il 28 luglio. Inspiegabilmente ha avuto fretta. Il 30 giugno scorso il dirigente ministeriale Maurizio Galletti ha rilasciato la dichiarazione di “non interesse culturale del bene”, omettendo un atto dovuto. Il business da 180 milioni di euro legato al Piano Botta è salvo. Tar permettendo. Il principio di legalità un po’ meno.
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A seguito
richiesta Comitato documentazione a Direzione Regionale Beni Culturali
ecco tutta la documentazione relativa al Vecchio Mercato:
La Direzione conferma a Comitato mancata attivazione Verifica Interesse Culturale da parte Comune
Il Comune attiva la procedura con false dichiarazioni
La Direzione Regionale Beni Culturali accusa ricezione documentazione Comune
Il Comitato chiede verifica a Direzione Regionale e Soprintendenza
La Direzione Regionale Beni Culturali invita la Soprintendenza a rispondere al Comitato