Piano Botta, affare privato. Ecco le carte!
di Carlo Ruocco. Impaginazione a cura di Laura Lazzarini
Otto-nove mesi prima che le carte fossero note al consiglio comunale, organo sovrano per le varianti urbanistiche, alcuni proprietari delle aree di via Muccini possedevano i disegni dei palazzi di Mario Botta, ufficialmente supervisore di un piano urbanistico di “iniziativa pubblica”. La prova è contenuta nella presentazione del bilancio sociale AbitcoopLiguria del 2007.
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Nel capitolo “Il percorso della qualità”, sotto il titolo “Sarzana: via Muccini”, a pagina 34 è scritto testualmente: <<A Sarzana Abitcoop su incarico delle cooperative La Marina, Primo Maggio e Unieco sta coordinando un intervento di riqualificazione urbana di grande interesse per la dimensione, per la localizzazione, per aver scelto come obiettivo prioritario la determinazione di una sintesi tra socialità e qualità. Il progetto ideato dall’architetto di Lugano Mario Botta prevede sull’area di 22.272 metri quadrati la costruzione di circa 130 appartamenti oltre ad uffici e spazi commerciali>>.
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Le miniature dei disegni dei palazzi
Per dare più consistenza alle parole, la presentazione del “Piano Botta” è stata corredata dalle “miniature” dei disegni progettuali dei nuovi palazzi. Il Consiglio comunale quei disegni li conoscerà solo nel 2009. Di certo non erano compresi nel masterplan illustrato nel maggio 2008 ai cittadini sarzanesi, alle consulte, ai consiglieri comunali. I prospetti dei palazzi ad arco retto, senza portici e balconi, con logge e vetrate, con i finestrini tondi, i sarzanesi (e i consiglieri) li vedranno solo nel febbraio 2009, quaranta giorni prima dell’approvazione in consiglio (30 marzo 2009).
E “l’interesse pubblico”? E’ un’appendice. Prosegue il bilancio 2007 AbitcoopLiguria: <<La realizzazione di questo intervento consentirà al Comune di riqualificare un’ampia area pubblica limitrofa a via Muccini nella quale potrà essere localizzato il principale nodo di interscambio della città, che connetterà ferrovia, trasporto pubblico locale e parcheggi>>.
In realtà la parte pubblica sarà realizzata con gli oneri di urbanizzazione: lo stesso obiettivo poteva essere conseguito con qualsiasi altro disegno della città.
La Variante pubblica: una “prestazione” di Abitcoop.
Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, a pagina 52, l’ultima, il prezioso documento Abitcoop sembra proprio voler fare piazza pulita. Il capitolo s’intitola: ”Prestazioni 2007”. Titolo: “Urbanistica”. “Numero varianti strumenti urbanistici attuativi: 2 (Sarzana, Sori)”.
Ora siccome nello stesso volume si parla di altri due interventi a Sarzana in località Olmo, come già cantierato, e in località Camponesto, in assegnazione ai soci, ci sembra che l’unica “prestazione” di Abitcoop per realizzare una Variante sia appunto via Muccini.
Naturalmente ora ci sarà chi cercherà di gettare acqua sul fuoco, affermando che la partecipazione delle Cooperative alla redazione del piano di via Muccini emergeva anche dalla delibera di giunta del giugno 2007, che avviò la procedura di variante. E’ una verità molto parziale. In quella delibera si parlava di partecipazione dei privati alle spese, che sarebbe stata regolata da convenzioni. Ma tali convenzioni non esistono. Le abbiamo chieste ufficialmente e ripetutamente dal 6 dicembre 2009. Solo l’altro ieri, il 13 luglio, ci è stata consegnata dall’Ufficio Teritorio una lettera ufficiale in cui si ammette che non esistono. Paradossalmente non si sa neppure da chi siano stati incaricati gli altri architetti (Roberto Evaristi e Luigi Piarulli) citati sul frontespizio delle cartografie ufficiali del Comune!
Procedura controversa e poco trasparente
Ma ciò che emerge di grave dal bilancio 2007 di Abitcoopliguria è la genesi della Variante, la sua natura privatistica. Chi assunse “l’iniziativa”, chi volle cambiare il volto della città omologandola a Sesto San Giovanni o a Treviso? Chi scelse l’architetto? Dalla delibera del 26 giugno 2007 si capiva che l’iniziativa era partita dai privati. Ma le cooperative non erano le uniche proprietarie dell’area. Gli altri proprietari l’hanno dovuta subire? Il più forte (Gennaro Miranda) ha resistito e i disegni di Botta per piazza Martiri (un altro palazzo ad arco retto!) sono rimasti nel cassetto.
Qual è stato il ruolo del Comune? Quello del notaio? Dell’arbitro imparziale? O ha sposato una parte dei privati? La delibera del 26 giugno 2007 parlava genericamente di “soggetti attuatori”, di “proposta di ridisegno effettuata dalla proprietà”.
Ai cittadini (Comitato in testa), che ne hanno fatto richiesta, è sempre stata negata l’esistenza di “soluzioni progettuali dei privati”. Ma soprattutto l’assessore al territorio Roberto Bottiglioni si spinse a negare in un’assemblea del Comitato Sarzana, che botta! l’interesse di Unieco, colosso del settore. “Chi è Unieco?” ebbe a dire.
E il sindaco Massimo Caleo si è sempre rifiutato di rispondere alle 10 domande poste sul nostro sito. Tra queste anche quelle di indicare chi fossero i privati che avevano ispirato il Piano Botta. L’Amministrazione ha sempre ripetuto che il Piano era d’iniziativa pubblica.
Commistione pubblico-privato
Di pubblico di sicuro c’è il personale (un ingegnere, un architetto e due geometri dell’ufficio territorio del Comune, pagati – giustamente – extra stipendio con soldi pubblici), le spese delle cartografie da mettere a disposizione di consiglieri, consulte, associazioni di cittadini per “creare l’ampio processo partecipativo” a decisioni palesemente assunte in altre sedi. Di pubblici ci sono i sessantamila euro per la parcella di Botta, incaricato senza concorso pubblico in palese violazione di normative italiane ed europee.
Botta, è vero, ha progettato anche la parte pubblica del Piano, ma era l’architetto di una fetta (anche se rilevante) dei privati proprietari delle aree e ha omologato gli edifici pubblici ai disegni già prodotti per i privati. Così, se non andiamo errati, è architetto legato alle Coop Evaristi della Spezia. Parlare tout-court di Variante d’iniziativa pubblica al Piano Particolareggiato di via Muccini ci sembra per lo meno contrario al comune senso del pudore.
Un problema di democrazia
Il Consiglio comunale nel marzo 2009 ha fatto solo da ente certificatore. A noi sembra un grave vulnus per la democrazia e le tradizioni di Sarzana su cui le forze politiche e sociali dovrebbero riflettere. Domanda: se invece di chiamarsi Coop il “soggetto attuatore” si fosse chiamato Ligresti o Caltagirone non si sarebbe gridato allo scandalo?