Sarzana, che Botta!

« Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto »

Mark Twain


Tutela del paesaggio: le strade della Regione lastricate di buoni propositi

di Silvia Lanfranchi e Sara Frassini

Via Muccini vista da Botta

Via Muccini vista da Botta

Via Muccini vista da Piarulli

Via Muccini vista da Piarulli

Nel 1998 le prescrizioni tassative della Regione Liguria al Piano Regolatore parlavano chiaro: nell’area Progetto 3 (via Muccini e piazza Terzi) nelle nuove costruzioni in progetto andava assolutamente rispettata la tipologia architettonica ligure (tetti a falde e colore in facciata, logge e terrazzi). La Regione impose la prevalenza dei tetti a falde (ben l’80 per cento), cosa che troviamo puntualmente nei palazzi già realizzati o in via di ultimazione in Via Muccini cioè l’ex Biava, l’ex Vetraia e l’ex palazzo dei Carabinieri (tetti a falde, facciate intonacate e colorate secondo la tradizione ligure, prevalenza di logge sui terrazzi a sbalzo erano già nei disegni di Gino Piarulli).

meetingDieci anni dopo, nel 2008, mentre il direttore generale del dipartimento territoriale, Franco Lorenzani, teneva a Genova un meeting sul paesaggio ligure, proponendo un seguito operativo, attraverso azioni specifiche volte a correggere e migliorare le scelte degli enti, il comune di Sarzana intraprendeva un breve iter di Variante al PRG del ’98, ignorando completamente quelle poche prescrizioni imposte dalla regione negli anni precedenti.

Abbiamo riletto gli atti di questo Meeting  perchè è un passaggio, diceva lo stesso Lorenzani, direttore generale del Dipartimento di urbanistica della Regione, organizzato non per mettere in scena buoni propositi, ma per assumere impegni precisi. Concretizzarli ci sembra però l’unica strada che permette a questa raccolta di idee di non rimanere banali “buoni propositi” o peggio delle “buffonerie”, come direbbero i francesi.

Vediamo cosa sosteneva proprio Lorenzani mentre Mario Botta stravolgeva l’immagine di Sarzana con i suoi cubi di mattoni rossi, i tetti piani e i palazzi ad arco retto già realizzati in mezzo mondo. Per non intaccare quel precario equilibrio mantenuto dalla riviera del levante (rispetto al ponente) – scriveva Lorenzani (in corsivo le sue affermazioni più rilevanti) – è importante intervenire dettando linee guida, diversificate per ogni zona, con particolare attenzione verso “il paesaggio”, inteso come paesaggio nella sua componente percettiva, che ha come caratteristica principale “le diversità”.

Agire per la qualità del paesaggio vuol dire dunque, secondo Lorenzani, impegnarsi a mantenere queste diversità, le specificità che fanno i “tanti paesaggi”, ciascuno con le sue ricchezze,  la sua storia e le sue contraddizioni. Proprio come Sarzana!!

Lorenzani sottolinea come sia l’amministrazione regionale si debba assumere il compito di scegliere tra interventi sostitutivi ed interventi aggiuntivi, ma sono i progettisti a dover collaborare con la Regione per l’approfondimento delle alternative possibili. Fermarsi ad indicare ciò che sarebbe bene fare come scelta ottimale (e, tanto peggio, fermarsi a dare forma tecnica alle aspettative del committente) non aiuta molto.

In Liguria tutto ciò che di nuovo si realizza è di immediata visibilità da tutte le angolature, da sopra e da sotto. La responsabilità di chi progetta in questo territorio ad esposizione “tridimensionale” è enorme. Non ci si può nascondere nelle nebbie o perdersi dietro le file di altre costruzioni.

Teniamo bene a mente quest’ultimo concetto mentre facciamo uno sforzo di immaginazione: pensiamo all’impatto delle costruzioni in progetto per Via Muccini .

I progettisti devono prendersi tutto lo spazio e tutta la responsabilità necessari. Devono anche al loro interno, insomma, alzare un po’ la testa rispetto a quella che rischia di diventare l’immagine deformata di un mondo professionale diviso fra grandi firme, che hanno invenzioni geniali e a cui tutto è permesso, e il un numero ben più diffuso dei “professionisti normali”, che fanno un pò quello che possono, schiacciati fra regole, burocrazia e pretese dei committenti.

Non sembra parlare proprio del caso sarzanese? Della grande firma Mario Botta a cui tutto è premesso? Una grande firma a cui è permesso perfino l’utilizzo di un materiale di finitura non ligure. Perfino le finestre non liguri. Perfino la prevalenza di tetti piani.

E’ in dubbio che anche le opere pubbliche non si sottraggono alla critica di essere, spesso, offese del paesaggio, continua Lorenzani. Questo significa che per quanto riguarda le opere pubbliche, dobbiamo mettere in campo un cambiamento di rotta, in nome di una nuova qualità. Sul rapporto fra i nostri finanziamenti e opere pubbliche, c’è bisogno di un impegno forte e costante per la qualità del progetto.

2Ma allora, se dopo aver letto questi interventi, risulta evidente che il “Piano Botta” non risponde  a nessun criterio di tutela del paesaggio ligure esistente, come potrà la Provincia, cioè l’Ente pubblico preposto all’approvazione del Piano su delega della Regione, ignorare tutte questi concetti e approvare il Piano Botta così com’è, in tutta la sua violenza culturale e architettonica sul territorio tale da trasformare una grande fetta del centro di Sarzana in un omologo quartiere di Treviso, Sesto San Giovanni o Lugano? E come potrà la Provincia ignorare le prescrizioni della Regione del 1998? Saprà dimostrare di non essere subalterna agli interessi del grande gruppo cooperativistico privato che ha imposto i nuovi disegni della città attraverso l’uso della grande firma?

Vediamo se i nostri amministratori, anche ai più alti livelli, vogliano smentire la vulgata che di fronte alla forza degli interessi di grandi gruppi privati è molto più facile fare chiacchiere che mettere in atto quei famosi “buoni propositi”. Per questo scriveremo alla Regione e alla Provincia per richiamarli ai loro principi.

(intervento Lorenzani: prima parte)

(intervento Lorenzani: seconda parte)

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Data
mercoledì, 12 maggio 2010

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