Via Turì, chi pagherà 200 mila euro di lavori pubblici?
di Carlo Ruocco
Il permesso di costruire scade il prossimo mese di luglio. Ma le fidejussioni da 195 mila euro rilasciate dall’Immobiliare Il Sole come garanzia per le opere di urbanizzazione sono già scadute il 22 maggio 2009. In polizza non abbiamo trovato la clausola di rinnovabilità. E ora chi pagherà per i lavori pubblici non completati?
Il giallo delle fidejussioni per la lottizzazione di via Turì invece di chiarirsi si complica. Dunque non solo la società IFIL – Istituto finanziario italiano e leasing si è dissolta. Non solo esistono dubbi sulla validità di un atto che reca un codice ABI di sei cifre invece di cinque. Non solo l’Immobiliare Il Sole ha cessato di esistere. Ma i due pezzi di carta che ha in mano il Comune di Sarzana reca una data di scadenza che non lascia dubbi. Insomma la garanzia per le opere pubbliche scadeva un anno e due mesi prima della concessione edilizia. Quale “buon padre di famiglia” di normale diligenza coprirebbe i lavori della sua casa con una polizza assicurativa che scade un anno prima della fine dei lavori?
Perché ci occupiamo delle fidejussioni di via Turì.
Ce ne occupiamo in questo sito del Comitato Sarzana, che botta! perché molto spesso l’espansione edilizia, la cementificazione del territorio vengono motivate dalla necessità del Comune di far cassa attraverso gli oneri di urbanizzazione. Dunque la trasparenza nella riscossione di tali oneri è una delle condizioni per tutelare il nostro territorio dall’assalto del “partito del cemento”.
Torniamo dunque sul caso di via Turì. Le villette realizzate dall’immobiliare Il Sole sono già tutte abitate. I due edifici, che sono ancora da completare, che avevamo mostrato in una foto nel primo servizio, non farebbero parte della lottizzazione, anche se alcuni nomi di proprietari dei terreni sono ricorrenti nelle due pratiche. Anche in quel caso i lavori sono fermi.
Per le costruzioni realizzate ci sono da completare solo le opere di urbanizzazione primaria (collegamento all’acquedotto, parcheggio, illuminazione pubblica, scarichi fognari, incanalamento delle acque piovane, sistemazione e collaudo del ponte sul canale ecc.). Ma la ditta dei fratelli Pangallo, come abbiamo scritto, ha chiuso i battenti e il gruppo di cui fa parte è in concordato preventivo in Tribunale. E così la gente che abita le villette aspetta invano. In via Turì si lava e si cucina con l’acqua di cantiere. Le strade di accesso non sono illuminate. L’acqua piovana non è incanalata. Il ponte che introduce alla zona residenziale non ha il certificato di collaudo. A rigore dovrebbe essere sbarrato.
E il Comune che fa?
Dalla scorsa estate gli abitanti attendono un intervento del Comune. Ma il Comune dice di avere le mani legate: finché il permesso di costruire è attivo, c’è sempre la possibilità che i lavori vengano eseguiti. Per questo motivo – dicono sempre all’Ufficio tecnico – non è possibile neppure escutere la fidejussione sottoscritta dai Pangallo a favore del Comune a garanzia degli oneri di urbanizzazione.
Siamo proprio sicuri che sia questo il motivo? In un precedente articolo avevamo avanzato dubbi sulla validità della fidejussione da 68 mila euro. La società finanziaria che l’aveva emessa è stata cassata dalla Banca d’Italia da oltre un anno. Il suo codice ABI risulta inesistente. Alla sede romana non risponde più nessuno da tempo. L’Ufficio tecnico però non riesce ad avere notizie neppure da una sede inglese indicata come nuovo recapito.
Due fidejussioni scadute!
Ora abbiamo scoperto,tornando a esaminare con calma il fascicolo, che le fidejussioni in possesso del Comune sono due: una da 68 mila euro, una seconda da 127 mila euro. Ne abbiamo chiesto copia. Ci è stato risposto che dovranno esaminare la richiesta.
Paga Pantalone?
Chi pagherà i lavori di via Turì? In Comune agli abitanti che osavano protestare è stato risposto che loro là non potrebbero neppure abitare! Già, ma la residenza l’ha assegnata l’anagrafe del Comune di Sarzana. Si presume dopo un sopralluogo della Polizia Municipale, che è transitata su un ponte non collaudato, che ha potuto vedere i pali della luce pubblica senza lampioni, i cavi elettrici non interrati ecc. ecc. Gli abitanti hanno ben diritto a rivendicare le opere pubbliche. E se le fidejussioni non possono essere escusse, se la società non ha più capitali, a pagare potrebbero essere proprio loro.
E che c’è da stupirsi?
Provate ad indagare sul condominio Santa Caterina di vicolo Turì come stanno le cose….
Tutti gli appartamenti sono abitati, ma la pratica edilizia è ancora aperta… e ovviamente mancano le abitabilità…
Inoltre, pare, che ci sia un contenzioso tra la ditta costruttrice e il comune, oltre che tra il comune e la provincia, perchè è stato tombato un fosso che non doveva essere tombato… insomma, pare, che per un permesso di costruire rilasciato dal comune senza aver controllato (o richiesto?) il nulla osta da parte della provincia per tombare il fosso, ora i proprietari di quelle abitazioni abbiano tra le mani appartamenti non facilmente rivendibili, se non recandosi dal medesimo notaio che ha redatto gli atti infischiandosene delle normative!!!
In fin dei conti… sembra una prassi!!!!!