Sarzana, che Botta!

« Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. »

Margaret Mead


Profitti privati, costi pubblici …… Via Turì, urbanizzazione selvaggia. Chi paga?

di Carlo Ruocco

turi

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Le villette sono state quasi tutte costruite e vendute. Solo una è ancora allo stato di scheletro di cemento armato. Un’altra è da completare.

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le villette già costruite

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Ma la maggior parte sono già abitate. Alcune da un anno, altre da un paio d’ anni.

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cavi elettrici non sepolti

cavi elettrici non sepolti

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Ma le opere di urbanizzazione primaria non sono state ultimate.

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Addirittura l’Acam non ha ancora portato l’acqua nelle case, perché il Comune non ha ancora acquisito il ponte di accesso attraverso il quale dovrebbero passare le tubature. Le famiglie vanno avanti con l’acqua di cantiere..

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L’Immobiliare Il Sole, che ha realizzato le villette, è …. tramontata. Non dà segni di vita, non risponde né agli acquirenti, né al Comune e non prosegue le opere.

Questo scandalo edilizio è ambientato in via Turì, sulla sponda sinistra del canale, l’unica dove il piano regolatore ha previsto massicci insediamenti di villette a schiera. Qui avevano acquistato i terreni le famiglie calabresi. La sponda destra è ancora largamente verdeggiante. I proprietari sono in prevalenza sarzanesi. Un caso di “razzismo” alla rovescia.

A farne le spese le famiglie che hanno investito i loro risparmi nel villaggio realizzato dall’Immobiliare, che ha sede in via Pecorina.

Ieri mattina una delegazione di proprietari si è recata per l’ennesima volta all’Ufficio territorio per richiamare l’attenzione sulle gravi carenze di opere pubbliche. Oltre ai disagi, a preoccupare gli abitanti delle villette è una gora naturale, che è stata occlusa, dalla quale tracima acqua in caso di abbondanti piogge. Insomma temono di finire sott’acqua e temono per la stabilità del terreno, perché l’acqua – dicono – da qualche parte s’incanala.

Non è la prima volta che i proprietari delle villette investono del loro caso il Comune. All’inizio dell’estate attraverso la Consulta dei Grisei era stato chiesto l’intervento dell’ingegner Talevi.

Ma da allora poco o nulla si è mosso. Anzi. In Comune gli abitanti si sono sentiti rinfacciare che loro quelle case non potrebbero neppure abitarle, perché sono prive del certificato di abitabilità.

Eppure un notaio ha stilato i rogiti di compravendita e l’anagrafe, altro braccio operativo del Comune, ha rilasciato a tutte le famiglie i certificati di residenza in via Turì. Per molte famiglie si tratta di prima casa, per il cui acquisto hanno anche acceso un mutuo ipotecario con le banche, presentando i documenti redatti da pubblici ufficiali..

turì

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Lo stesso ponte di accesso al quartiere è ancora quello di cantiere usato dalle betoniere: è al grezzo, mancano i parapetti di sicurezza, non è asfaltato.

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Il parcheggio previsto è appena abbozzato. I muretti di recinzione della sede stradale sono abbozzati e dell’illuminazione pubblica esistono solo i pali: mancano i lampioni e, soprattutto, la linea elettrica.

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acque di scolo non incanalate

acque di scolo non incanalate

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Solo l’estate scorsa le famiglie hanno ottenuto il nulla osta dai Vigili del fuoco per l’impianto di GPL. La realizzazione originaria non era a norma. Ma manca ancora tutta la messa in sicurezza delle infrastrutture (canalizzazione delle acque, ponte di accesso sul canale).

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Data
sabato, 20 febbraio 2010

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1 commenti per “Profitti privati, costi pubblici …… Via Turì, urbanizzazione selvaggia. Chi paga?”


  1. pier luigi marchi says:

    E Sarzana s’è persa un “fidejussore”.

    Da un articolo a firma Carlo Rucco su Sarzana che Botta del 20/02/10, l’articolo ha titolo “Via Turi, urbanizzazione selvaggia” ripreso da La Nazione il 21/02/10.

    Il bravo Rucco nell’articolo evidenzia alcuni punti che vanno a corroborare la sintesi dell’intervento:
    1) le nuove case di via Turi non hanno allacciamento ad acqua Acam, utilizzano l’acqua di cantiere.
    2) l’immobiliare Il Sole (costruttrice del sito) non è più “rintracciabile”.
    3) le case sono prive d’abitabilità.
    4) fidejussione di €. 64.000 emessa a garanzia da IFIL Srl.
    Ovviamente i punti 1-2-3 non sono discutibili e si deve prendere atto del dichiarato, relativamente al punto 4, tante sono le riflessioni.
    Il valore di €. 64.000 a fronte delle opere realizzate e in divenire, sembra un valore MINIMALE. Ifil Srl con sede Italiana od estera, se non rintracciabile ( e…..sembra impossibile, considerato che si conosce il suo indirizzo a Londra), è aggredibile attraverso il suo azionista di controllo (quello ben rintracciabile in Italia, Ifil Srl – inoltre -avrebbe dovuto avere una codice ABI ed essere pertanto iscritta all’ABI.
    Se iscritta all’ABI come imposto dalla legge e confermato dal Consiglio di Stato (parere 90 che limita alle sole Banche la possibilità d’emissione fidejussioni per le amministrazioni pubbliche), la società è rintracciabilissima e l’escussione si realizza con la messa in mora del creditore principale e l’immediata richiesta di pagamento al fidejussore. Altro discorso se per una qualsiasi ragione la garanzia non è più valida o non è mai stata valida. Altro ancora se non sono stati rispettati i sei mesi, conseguenti alla scadenza della garanzia, per la messa in mora del creditore principale e conseguentemente del fidejussore.
    Risulta difficile credere che uomini di mondo quali i nostri politici e dirigenti (effettivi e/o in pensione che lavorano per il bene comune, i primi pagati ed i secondi gratis), si diceva, impossibile che a nessuna di tutte queste brillantissime teste sia venuto in mente la ricerca dell’azionista di controllo. Ma…forse….la fidejussione non era escutibile da subito? Oppure sono stati commessi errori nel renderla operabile ed efficace? Boh, non sarebbe la prima volta, da noi è già accaduto, ed in data 17/09/05 si richiese l’intervento Procura anche per le fidejussioni!
    Ed ora, se non escutibile o non rintracciabile, chi paga? Forse…è materia per la Corte dei Conti (il Procuratore Generale della Corte, all’apertura dell’anno giudiziario ha dichiarato una montagna d’istruttorie in più rispetto all’anno precedente e la non sempre segnalazione della magistratura ordinaria). Queste pagine come altre, sono una segnalazione!
    L’apertura di questo nuovo caso nella vita di Sarzana, creerà certamente i distinguo d’obbligo: i consiglieri si astengono, sono contrari oppure favorevoli (non cambia la responsabilità oggettiva, li sono stati indicati eppertanto devono vigilare indipendentemente dal loro gradimento al singolo progetto), i dirigenti nulla sapranno (…..non abbiamo competenza, quello ci portano!).
    “Pantalone” s’è stancato di pagare, ora basta è giunto il momento di reagire!
    Pier Luigi Marchi



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