Sarzana, che Botta!

« l’urbanistica degli imprenditori. Essi pensano e realizzano, senza nasconderlo, per il mercato, in vista di un profitto. La novità, il fatto più recente, è che essi non vendono più alloggi o immobili, ma urbanistica. Con o senza ideologia, l’urbanistica diventa valore di scambio »

LeFebvre (1968)


Elezioni, il Comitato non scende in campo

1_1Un fantasma si è aggirato per mesi per la città e turbava i sonni dei partiti: la lista civica del Comitato Sarzana, che botta! . Per esorcizzarla si sono cimentati un po’ tutti in consiglio comunale. Qualche consigliere si è prodotto in affermazioni, che addirittura erano lesive della dignità dello stesso consiglio. “Vedremo se questo Comitato è veramente disinteressato nella sua azione o se ambisce a entrare in questo consiglio”. Tradotto vuol dire che in Consiglio comunale ci va solo gente interessata ….. Basta andarsi a rileggere la seduta del 30 marzo dello scorso anno per cogliere l’ilarità di certe affermazioni.

Ebbene tranquilli: il Comitato “Sarzana, che botta!” non partecipa ad alcuna lista civica, non appoggia alcun partito politico alle prossime elezioni amministrative. E’ nato come associazione partecipata da centinaia di cittadini di ogni orientamento politico, che amano la loro città e che amano l’impegno civile. E’ nato con l’aspirazione di favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte che investono il territorio. Ha riportato in città l’interesse per l’urbanistica, opposto all’urbanistica degli interessi forti.

Questa la decisione assunta dal direttivo e autorevolmente avallata in assemblea il 6 febbraio dell’ex procuratore Rodolfo Attinà, che ha richiamato tutti al rispetto dello Statuto.

I suoi aderenti, a cominciare dai membri del direttivo, potranno compiere le scelte che ritengono più opportune: schierarsi, candidarsi, sostenere liste, votare, astenersi, in totale libertà. Senza coinvolgere o, peggio, strumentalizzare l’attività del Comitato, ma semmai portando l’esperienza, il metodo rigoroso di analisi, che in questi mesi abbiamo sviluppato, al servizio delle istituzioni.

Se qualcuno del Comitato entrerà in consiglio comunale, sotto qualsiasi bandiera, vorrà dire che nel prossimo consiglio ci sarà almeno un consigliere che leggerà le carte e le relazioni, che ascolterà le osservazioni dei cittadini, prima di alzare la manina, pro o contro. E sarà già una crescita di democrazia.

Buon voto a tutti.

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Data
domenica, 14 febbraio 2010

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5 commenti per “Elezioni, il Comitato non scende in campo”


  1. Edmon Dantes says:

    E’ vergognoso che non si faccia una lista del Comitato. Le elezioni comunali sono un’occasione irripetibile per riconsegnare SARZANA ai Sarzanesi e toglierla dai Sarzanicoli (errata corrige sarzanicoli con la S minuscola).
    Si tratta di un’opportunità democratica vera e non del Partito Democratico che soprattutto a Sarzana di DEMOCRATICO ha fatto vedere davvero ben poco.
    Mi delude il comitato! Valutate un serio ripensamento!

  2. Il comitato says:

    Il Comitato non è nato con intenti elettorali. Né ha mai prospettato una partecipazione alle elezioni amministrative. Si delude quando si promette e non si mantiene. Comunque la possibilità di partecipare a una lista civica è stata messa all’ordine del giorno dell’ultima assemblea. “Edmond Dantes” poteva venire a sostenere la sua tesi e unire la sua voce a quella di altri che avevano la stessa opinione. Ma la maggioranza è stata di diverso parere per mantenere l’unità del Comitato che è unito nel giudizio severo sulla gestione del territorio, ma che ha al suo interno opinioni politiche diverse su altri temi.

  3. Antonio La Trippa says:

    Anche a me non sarebbe dispiaciuta una lista civica di cittadini variamente impegnati nella vita cittadina, stanchi della politica politicante che discute di potere, di organigrammi, ma che non si confronta mai sui problemi dei cittadini in pubblica piazza. Il problema però è che non si può fare una lista civica candidando Edmond Dantes. E questo non perché il Comitato ha vergogna di allineare “stranieri”, ma perché non lo consente la legge elettorale. Occorre metterci, oltre la faccia, il nome e il cognome. Firmato Antonio La Trippa

  4. Edmon Dantes says:

    Qui non si tratta di voler delegittimare lo scopo del COMITATO, qui si tratta di non perdere un’occasione VERA, IMPORTANTE, UNICA nel suo genere.
    Carducci diceva: “Dormienti del giorno il gallo canta!” Oggi è il caso di non dormire e non nascondersi di fronte a tante belle parole, ma di SCENDERE IN CAMPO per cambiare il destino di una Città, la nostra.
    La nostra Legge ci riconosce l’opportunità grande di “mandare a casa” chi non vuole ascoltare la VoCe dei Cittadini, ma per il perbenismo e l’integrità direzionale che si è dato il Comitato non si vuole intrapprendere una seria lotta democratica, non si vuole “salire sul treno” quando questo passa.
    Se fanno paura le parole di un Assessore allora la cosa è alquanto preoccupante!
    E.D.

  5. Gian Luigi Colombo says:

    Sono fra coloro che hanno apprezzato la decisione assunta dal Comitato, di tenersi fuori dalla mischia elettorale. Una sua Lista Civica avrebbe segnato l’inizio di una deriva, che avrebbe nuociuto in profondità al ruolo che il Comitato si è assunto: promuovere cultura, diventare strumento di concretezza e di approfondimento critico in una Città che trabocca di “eventi” culturali, anche importanti, ma quasi sempre sospesi a mezz’aria fra l’astrattezza celebrativa delle intuizioni intelligenti e la quotidianità del vivere. Questo suo ruolo(spesso, e giustamente, distante dagli equilibrismi della politica, perché mirato a colmare le distanze che separano il potere dai cittadini) ha alimentato conoscenza, partecipazione, confronto e dibattito. Ne ha guadagnato la consapevolezza civica di cui si fregia questa Città. Proprio in virtù di questa accresciuta consapevolezza, mi sarei aspettato una maggiore presenza nelle candidature partitiche dei tanti che nel Comitato si sono spesi; una presenza trasversale alle forze in campo, portatrice di una cultura del territorio, dell’ambiente e della qualità del vivere, che aspira a diventare patrimonio di tutti. Sarebbe stato anche un modo per riappropriarsi di una legittimazione partecipativa alla politica che, di per se stessa, non è né buona né cattiva: è come troppo spesso la nostra indifferenza la fa essere. Promuovere cultura (e non limitarsi a celebrarla)richiede, secondo me, anche questo passaggio: non perdere occasione per tentare il cambiamento, non abdicare per frustrazione. Se cresce la qualità del dibattito istituzionale, abbiamo fatto un passo verso il superamento della sterilità.



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