Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


Prima che la città cancelli la campagna: quattro proposte dell’urbanista Salzano

di Silvia Minozzi

riomaggiore salzanoSi è svolto a Riomaggiore un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale per l ’Agriturismo , l’Ambiente e il Territorio dal titolo: “Il patrimonio rurale diffuso, nuovo protagonista dell’offerta turistica”, nel corso del quale Edoardo Salzano ha presentato una interessante relazione sul rapporto tra città e campagna. La relazione, dal titolo “Prima che la città cancelli la campagna…” affronta il tema, molto sentito e molto pertinente per i piccoli centri della Val di Magra, del rapporto fra la necessità di promuovere lo sviluppo economico, che da noi spesso coincide con sviluppo e promozione del turismo, e la necessità di mantenere un rapporto equilibrato tra verde e costruito.

Girellando per la campagna intorno a Sarzana, ma non solo, non si può non notare che fazzoletti di verde anche di pochi metri quadrati vengono progressivamente edificati costruendo villette unifamiliari, villette a schiera, palazzine, capannoni. Il quartiere di Nave, tanto per fare un esempio, nel corso degli ultimi anni ha visto il numero dei propri edifici quasi raddoppiato e i bei boschi della collina alle sue spalle progressivamente distrutti.

Invece di riutilizzare aree occupate da edifici abbandonati e fatiscenti di attività commerciali dismesse, si preferisce costruire ex novo nei pochi terreni ancora destinati all’agricoltura.

Il progetto Tavolara ne è un buon esempio.

Recentissima è la notizia dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Sarzana, in data 22 dicembre 2009, del progetto relativo al nuovo insediamento residenziale a Crociata che prevede la realizzazione di circa 3100 mq di case e 175m di spazi commerciali.

Verrebbe da chiedersi: ma quando tutta la valle si sarà trasformata in una distesa omogenea e ininterrotta di villette con pochi metri quadri di giardinetto attorno, intercalate da capannoni e centri commerciali e collegate fra loro da grandi e trafficate strade, vorranno venire ancora da noi a trascorrere le loro vacanze e a cercare un po’ di pace nella natura i turisti che fuggono dalle città, dal cemento, dal traffico?

Dice Salzano nella sua relazione: “Perché la vita dell’uomo sia ragionevolmente vissuta, il rapporto immediato, quotidiano con la natura è essenziale. Non basta il verde dei balconi, né qualche striminzito alberello o qualche aiuola spartitraffico per farci vivere come abitanti del pianeta Terra. Il verde, la natura (sia quella selvatica che quella foggiata dal lavoro dell’uomo) è indispensabile alla nostra vita. Per ragioni che hanno a che fare con la nostra formazione, la consapevolezza del nostro ruolo nel pianeta che abitiamo, per la nostra cultura, il piacere, il benessere, la salute.”

Ecco in sintesi le proposte di Salzano per arrestare questo processo e far sì che, anche in Italia, città e campagna ritrovino una convivenza e un’integrazione.

(1) Evitare l’ulteriore espansione delle città, combattere lo sprawl urbano (lo “sguaiato distendersi della città sulla campagna”). Altri paesi europei hanno adottato provvedimenti che vanno in questa direzione, e da cui si può imparare. Sono stati presentati in Parlamento italiano disegni di legge che vanno nella direzione giusta. Ma anche in assenza di leggi nazionali e regionali qualcosa si può fare. Comuni sensibili a questo tema possono imporre un limite rigoroso all’espansione urbana, tracciando confini rigorosi che separino città e campagna: come ha fatto lo stato di Washington negli Usa, e più d’un comune virtuoso in Italia. Le previsioni di piani regolatori vistosamente sovradimensionati si possono modificare senza dover pagare nessun indennizzo ai proprietari.

(2) Difendere gli spazi destinati a verde pubblico o verde agricolo nei piani regolatori vigenti. In moltissime città essi sono a rischio. Si tenta di sacrificarne un pezzo alla volta per ottenere qualche area per servizi. É un’operazione sbagliata. Se non ci sono risorse per acquisire aree per realizzare oggi un parco pubblico meglio destinare l’area a verde agricolo e stabilire regole che ne consentano l’uso ricreativo e produttivo insieme: sono attività che possono benissimo integrarsi.

(3) Chiedere che i grandi vuoti urbani siano in parte consistente destinati a verde. I vuoti che si formano per l’abbandono di installazioni industriali, militari o di servizi obsolete non devono essere adoperati solo per la realizzazione di edifici, ma una parte consistente, almeno il 50%, deve venir restituito alla natura.

(4) Al di là e oltre alle iniziative in questa direzione di carattere urbanistico, per ottenere che la campagna riconquisti la città e i cittadini si giovino della campagna, e anche per ottenere un sostegno più largo alle attività di integrazione dell’agricoltura con tutti gli abitanti sarebbe utile dare risposte efficaci alle numerosissime sollecitazioni per un’alimentazione più sana, legata al territorio e alla cultura dei luoghi, e per una formazione dei bambini più legata alla natura e alla conoscenza dei suoi cicli. Si vedano a d esempio le pratiche per la formazione di “filiere brevi” tra il produttore e il consumatore, la ristorazione con il Menu a km Zero, i Gruppi di acquisto solidale, e le molte altre forme nelle quali si esprime il desiderio di uscire da una vita sempre più omogeneizzata, artificializzata, in definitiva malsana per il fisico e alienante per lo spirito.

Per saperne di più:

Salzano a Riomaggiore: Prima che la città cancelli la campagna

Salzano: Che fare per contrastare il consumo di suolo (da Eddyburg)

Parco 5 Terre: video

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Data
venerdì, 1 gennaio 2010

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