Sarzana, che Botta!

« Mi rivolto dunque siamo »

Albert Camus


1946, voto segreto per scegliere il progetto e la sede del mercato

di Carlo Ruocco

Un voto segreto per scegliere il progetto del mercato ortofrutticolo e il luogo dove realizzarlo per garantire la massima libertà di scelta ai consiglieri comunali, svincolandoli dai condizionamenti ideologici o dei partiti di appartenenza o da interessi economici. Funzionava così la democrazia a Sarzana subito dopo la Liberazione. La ricerca condotta da Barbara Sisti sull’ex mercato di piazza Terzi, destinato dal Piano Botta alla demolizione, ci ha consentito anche di affondare lo sguardo sul funzionamento della democrazia ai tempi dei sindaci Goliardo Luciani e Paolino Ranieri. Altra musica. Non a caso viene scelto il progetto di un architetto, Cesare Galeazzi, molto legato alla Curia. I consiglieri dell’epoca hanno votato il progetto, non il colore politico del progettista (o dell’impresa che poteva stargli dietro).
Una grande lezione di trasparenza che ci viene dal passato. Quando i comunisti … “mangiavano i bambini”, ma rispettavano le regole sui concorsi pubblici e sulla trasparenza.
L’iter amministrativo dell’assegnazione dell’incarico per il progetto di nuovo mercato, la scelta dell’area dove operare l’insediamento, sono un esempio di dibattito nell’interesse pubblico. Tre le opzioni: l’attuale piazza Terzi, l’attuale piazza Martiri, piazza Veneto. Chi sostiene piazza Terzi intende con lungimiranza lasciare alla città la possibilità di espandersi, vuole realizzare la struttura lontana dal centro urbano per evitare alla città la movimentazione dei mezzi. Sessant’anni fa!
Si procede a votazione per scrutinio segreto. E’ un modo trasparente per evitare ingerenze da parte dei proprietari dei terreni interessati. La prima fumata è nera. Su 24 votanti piazza Terzi ottiene 12 voti. Piazza Martiri 8. Piazza Veneto 4. Si procede a una seconda votazione tra le prime due soluzioni e prevale piazza Terzi con 13 voti.

Per la scelta del progettista si procede per concorso pubblico. Allora non c’è ancora un obbligo derivato da una legge europea. Ma gli amministratori dell’epoca (delibera di giunta del 21 ottobre 1945, sindaco Luciani) decidono di lanciare un bando aperto a tutti i professionisti della provincia per il progetto di massima. Dopo una prima selezione ne restano in gara tre: l’ingegner Notari, l’ingegnere Giulio Mazzucchini, già capo ripartizione in Comune e autore del progetto della scuola elementare di viale XXI Luglio, l’ingegner Giovanni Battista Spezia, che associa a sé l’architetto Cesare Galeazzi, già una “firma” all’epoca.

Il 19 aprile del 1946 la Giunta (sindaco Ranieri) decide di investire della scelta il consiglio comunale, che si riunisce una settimana dopo, nomina una commissione al suo interno con la facoltà di nominare consulenti tecnici. Ma è un consiglio già qualificato: vi figurano due ingegneri, un geometra, tre professori, un avvocato. Sorprende la rapidità del lavoro svolto. Il progetto di massima dell’ingegner Notari viene escluso, perché non prevede la realizzazione di magazzini per lo stoccaggio delle merci. Al consiglio, nella seduta straordinaria del 15 maggio, vengono illustrati gli altri due progetti di massima. Quello dell’architetto Galeazzi viene segnalato per il “maggior valore architettonico”.

Anche in questo caso si procede alla scelta con scrutinio segreto.
Alla prima votazione, fumata bianca. Il progetto Spezia-Galeazzi ottiene 16 voti su 24 votanti.

Il Consiglio si ricompatta nella votazione del finanziamento del primo lotto: unanimità.

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Data
giovedì, 28 gennaio 2010

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