Sarzana, che Botta!

« Il fine di ogni associazione è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo: libertà, proprietà, sicurezza e resistenza all’oppressione »

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789


Il Consiglio? Un plotone d’esecuzione

Più che un consiglio comunale, un plotone d’esecuzione, pronto con un solo colpo (voto) a far fuori 36 osservazioni tecnicogiuridiche elaborate da esperti, come se fosse una sola osservazione. Un plotone in lotta contro il tempo. E contro la democrazia della partecipazione. Questo il consiglio comunale di Sarzana che questa mattina (11 novembre) alle 4,15 ha concluso il suo lavoro di killeraggio. Inutilmente due consiglieri, che quando siedono in consiglio non lasciano fuori dalla porta il loro bagaglio culturale di avvocati, Paolo Mione (PD) e Carlo Rampi (La Destra) hanno richiamato il consiglio e il segretario generale del Comune a procedere all’esame di ogni singola osservazione  per garantire la corretta formazione e manifestazione della volontà dei consiglieri e per non incorrere in violazioni di legittimità.

L’Amministrazione e la maggioranza monolitica di tredici consiglieri del PD hanno opposto un muro. Per cui con un solo voto sono state liquidate le obiezioni sul mancato rispetto della distanza dei nuovi palazzi dalla linea ferroviaria, sull’assenza di una relazione sul risparmio energetico, le obiezioni ai buchi neri della relazione finanziaria, il disegno stravagante della pista ciclabile con curve a gomito vietate per legge ecc. ecc. ecc.

Proprio sulla distanza dei nuovi palazzi dalla ferrovia (22 metri invece dei 30 di legge) si è accesa una disputa. L’assessore Roberto Bottiglioni ha tentato di far credere che non si tratta di una norma di sicurezza pubblica, ma di una norma volta a garantire alle ferrovie la possibilità di avere una fascia di terreno dove espandere la loro attività. Siccome l’osservazione era stata redatta dall’ex procuratore Rodolfo Attinà, gli avvocati Mione e Rampi hanno voluto vederci chiaro e hanno chiesto la lettura integrale del testo della legge. Si tratta di una norma di sicurezza pubblica, scritta nel 1980 per garantire la sicurezza dei convogli. Dopo l’incidente di Viareggio e i tanti altri incidenti verificatisi negli ultimi anni è una norma che può avere anche un’applicazione a tutela degli abitanti.

Apriti cielo. Il consigliere democristiano Baviera ha accusato i due consiglieri e il Comitato di “strumentalizzare i morti di Viareggio”, “offendendone la memoria”. Ha richiamato il Consiglio ai “nostri doveri cristiani di tutelare i morti”. Comprendiamo il calo di zuccheri per l’ora tarda, ma il Comitato preferisce tutelare i vivi. Trarre un monito dalla tragedia di Viareggio non significa “strumentalizzare i morti”, ma operare perché sciagure simili non si ripetano, rispettando le norme di sicurezza esistenti. Ma quando si ha il mandato di votare comunque il Piano, costi quel che costi, anche a costo di offendere gli interlocutori sparando stupidaggini, non c’è partita.

Così non c’è stata partita su altre due osservazioni tecnico-giuridiche secche. Una norma nazionale prevede il parere preventivo dell’ufficio sismico su qualsiasi piano regolatore particolareggiato (altra osservazione dell’ex procuratore Attinà). Il duo Bottiglioni-Talevi si è spinto a dire che la Regione Liguria non l’ha recepita. Come se una Regione potesse non recepire una norma nazionale in materia di sicurezza sismica, non in materia urbanistica (in cui le Regioni hanno la delega dello Stato).

Infine un argomento tabù: la legittimità dell’incarico a Botta. Doveva essere assegnato con concorso pubblico, invitando cinque o sei urbanisti (Botta tra l’altro non è un urbanista, per sua stessa ammissione). L’osservazione redatta per il Comitato dall’avvocato Rodolfo Furter è stata giudicata “non pertinente”. Bocciata col voto di tredici inossidabili consiglieri di maggioranza (dieci PD più Pratici del Psi, Briganti di Rifondazione e Baviera, DC).

In margine al dibattito lo sfogo di un consigliere di consulta, aderente al PD, verso una rappresentante del Comitato iscritta allo stesso partito. Riferendosi all’accanita e aspra battaglia sostenuta da Andrea Camaiora e da Gabriele Rossi (PDL) a favore di molte osservazioni del Comitato, ha sbottato: “Ora vi fate sostenere dal PDL”.

Secca la replica: “Noi avremmo avuto piacere che le nostre tesi fossero sostenute anche dal PD. Ma è il PD che ci ha chiuso la porta in faccia. Non il contrario”.

Di lì a poco il capogruppo PD Giuseppina Rossi si spingeva ad accusare di “calunnia” il Comitato che ha osato parlare di commistione tra interesse pubblico e interessi privati in tutta la pratica. Sarà il caso che Giuseppina Rossi si legga le carte e si chieda chi ha nominato i professionisti del Piano, chi li paga. Ma sarà il caso di tornare sull’argomento per le anal,ogie col caso Firenze.

Doveroso sottolineare la coerenza dei consiglieri PD Massimo Baudone e Paolo Mione, che contestando il taglio del dibattito, si sono astenuti su tutte le osservazioni, votando a favore di quelli giuridici.

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Data
mercoledì, 11 novembre 2009

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