Negozi e studi vuoti in centro e in periferia. Servono nuovi volumi?
L’articolo 13 della Legge Regionale 24/1987 afferma che le varianti agli SUA seguono la procedura di approvazione degli SUA originari “salvo il disposto di cui al terzo e quarto comma dell’articolo 2”. Dunque si deve ritenere che il comma 1 nella procedura di approvazione debba essere rispettato. Ebbene al comma 1 la legge parla di “analisi dello stato di fatto – da condursi con particolare riferimento al patrimonio edilizio esistente, alle destinazioni d’uso in atto ed ai rapporti tra l’area interessati e l’ambito circostante – e nel rispetto delle previsioni e finalità dello strumento urbanistico generale …”.
Insomma quando si procede a una variante a un piano particolareggiato (SUA: Strumento urbanistico attuativo) come nel caso di via Muccini e piazza Terzi, si devono analizzare le situazioni in atto rispetto alle previsioni di piano regolatore non solo nell’area interessata, ma anche “nell’ambito circostante”, nel nostro caso il centro storico.
Ebbene nella delibera di adozione e nelle relazioni ad essa allegate non è contenuta alcuna analisi dello stato di fatto con particolare riferimento alle destinazioni d’uso. A nove anni di distanza dall’approvazione del SUA e a quindici dall’adozione del PRG sarebbe doveroso procedere a un’analisi per verificare la correttezza delle previsioni di piano a fronte di una notevole quantità di patrimonio edilizio invenduto o inutilizzato soprattutto nelle destinazioni d’uso commerciale e terziario, come è facile desumere sia dall’osservazione quotidiana, sia da un’indagine tra gli operatori del mercato immobiliare.
Ma non è la sola omissione.
Il disposto dell’articolo 2 è anche violato al cpv e) del comma 1, che prescrive tra i contenuti del SUA “la previsione dei costi per la sua attuazione e le corrispondenti intese eventualmente intervenute con i soggetti su cui gravano”.
Orbene nella delibera di giunta 98 del 26.6.2007 si fa esplicito riferimento “di incaricare gli uffici di attivare con i soggetti attuatori interni all’attuale piano, e che hanno dimostrato interesse, apposito accordo per la condivisione e oneri/necessari all’intera operazione“. Ma di tali accordi non vi è traccia negli atti di adozione. Gli uffici ad oggi non hanno neppure dato risposta, né positiva né negativa, quindi neppure motivato in un senso o nell’altro, alla richiesta di copia degli atti relativi alla ripartizione degli oneri di progettazione e all’assegnazione degli incarichi interni alla Variante di PP e di PRG.
Come se il consiglio comunale e i cittadini (o sudditi?) contribuenti non debbano sapere.