Sarzana, che Botta!

« Il fine di ogni associazione è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo: libertà, proprietà, sicurezza e resistenza all’oppressione »

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789


L’oltraggio alla “patria dell’uomo”

2“… e finestra e finestra e finestra e finestra e finestra …
…. e altra porta altra porta altra porta altra porta…..
Fino al duro infinito moderno
con il suo inferno di fuoco quadrato,
e poi la patria della geometria
si sostituisce alla patria dell’uomo”. Pablo Neruda

…..

Il paesaggio come poesia, il paesaggio come storia, come patria dell’uomo fino all’irrompere della brutale uniformità geometrica dell’architettura contemporanea dettata dalla speculazione finanziaria, per dimensioni, funzioni, importanza, dove i luoghi sono tutti uguali, stereotipati – Sarzana diventa Treviso, Sesto San Giovanni, Lugano -, dove la firma dell’architetto si sovrappone e soffoca storia ed identità dei luoghi. Barbara Sisti, storica dell’arte, relatrice in rappresentanza del Comitato “Sarzana, che botta!” al convegno di Italia Nostra sui Paesaggi urbani sensibili, ha chiuso con una poesia di Pablo Neruda sovrapposta all’immagine dei colori di piazza Matteotti, nello scorrere di un un suggestivo slide show, il suo intervento. In contrapposizione alla poesia del luogo e del poeta le immagini di un mosaico costruito con i palazzi dell’architetto Botta realizzati in altri luoghi d’Italia, tutti simili a quelli che si vorrebbero realizzare a Sarzana, dove l’identità della città scompare, dove un’altra città si va a sostituire al centro storico per dimensioni, funzioni, importanza. Questa è la scelta che l’Amministrazione si accinge a fare distruggendo un patrimonio.

La relazione toccante, accolta da un lungo applauso finale, si era aperta con un’immagine inedita di Sarzana ripresa dalla collina. Sarzana agli inizi del ‘900, per poi scorrere nel tempo, soffermarsi sulla Vetraia, che occupava un tempo buona parte dell’attuale via Muccini. Una delle vetrerie più importanti d’Italia, che con il pastificio Biava avrebbe potuto essere oggetto di recupero architettonico e archeologico-industriale. Tutto destinato a sparire senza conservare un segno se non, ironicamente, nel nome.
Ed è proseguita con un’importante puntualizzazione: “Noi non siamo un comitato contro la modernità, ma la modernità è tutt’altra cosa rispetto a quello che ci vogliono propinare“.

Ecco l’intervento di Barbara Sisti:

Video: 1a parte

Video: 2a parte

Video: 3a parte

Video: 4a parte

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Data
domenica, 25 ottobre 2009

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